Capitolo 13

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Mattia

«Ora che hai lo stomaco pieno gli istinti omicidi hanno abbandonato il tuo corpo?» posai i miei occhi sulla figura di Elena. Aveva raccolto i capelli in alto in un modo alquanto disordinato. Sembrava una scappata di casa, ma evitai di dirglielo. L'avevo già fatta innervosire abbastanza facendoci cacciare dagli Uffizi, per quel giorno poteva anche bastare. E poi in realtà quei capelli gli donavano un'aria abbastanza sexy.

«Stai continuando ad ignorarmi, quindi presumo di no» mi risposi da solo, poggiando il gomito sul tavolino per tenermi il viso con una mano. Era intenta a pulire il piatto di carbonara appena svuotato con la forchetta, se lo portò alla bocca mangiando il resto della crema che aveva raccolto.

«Hai ancora fame?» chiesi.

«Ho sempre fame» mi rispose finalmente, dopo circa una mezz'ora che eravamo in quel ristorante.

I miei occhi per poco non si sgranarono.

«È per il ciclo?» chiesi ancora, curioso.

Elena alzò le spalle, capii che era ancora arrabbiata. Quella risposta non valeva nulla.

«Vuoi un secondo oppure il dolce?»

Alzò di nuovo le spalle come risposta.

«Elena ti hanno soltanto cacciata per questa volta, non hanno detto che non potrai più tornarci» provai a spiegarle, ma mi ritrovai a ricevere l'ennesima occhiata fulminea e un'altra alzata di spalle. Alla fine mi arresi, sospirando rumorosamente di proposito.

«Va tutto bene? Gradite un secondo piatto oppure un dolce?» i miei occhi si alzarono verso il cameriere appena arrivato al nostro tavolo.

«La signorina non ha anco-»

«Vorrei una torta Kinder se possibile» mi interruppe Elena, facendo ricadere il mio sguardo su di lei.

Ora sapeva ciò che voleva?

«Certamente. La preferisce Kinder classica, kinder bueno, kinder cards, kinder cereali...»

«Bueno» affermò, decisa.

«Perfetto, e per lei invece?» tornai a guardare il cameriere, sforzando un sorriso.

«Per me andrà benissimo una semplice delizia al limone».

«Perfetto, arrivo subito» il cameriere mi sorrise gentile, poi portò via i piatti sporchi. Anzi, il mio era sporco, quello di Elena era più che pulito dopo l'ultima forchettata.

Ripresi a guardare proprio quest'ultima, tentando di mantenere un'espressione non troppo infastidita dal suo comportamento. «Dopo in che museo mi porterai?»

Alzò di nuovo le spalle, costringendomi a sospirare ancora, più forte di quanto volessi. Mi stava facendo perdere la pazienza con quelle cazzo di spalle.

«Posso sempre farti cacciare anche da questo ristorante, ti consiglio di rispondermi» dissi a denti stretti, cedendo ai miei istinti.

Stavo cercando di trattenere la rabbia per ascoltare le parole di Luciano, ma Elena me lo rendeva piuttosto difficile.

«Provaci, poi vedi se non ti strangolo davvero».

Lasciai cadere la testa sul tavolo lentamente, stanco.

«Alza la testa dal tavolo, è da maleducati».

«Quindi? Non lo sono?» borbottai, chiudendo gli occhi.

«Sì, ma sta tornando il cameriere, quindi alzala». Ecco.

«Non sto ai tuoi ordini, Morelli. Scordatelo. Minaccia pure di strangolarmi o di farmi quello che vuoi, sai già che poi mi vendicherò».

Small Steps, il primo caffè è sempre da buttareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora