Capitolo 22

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Elena

«Ti ha detto di lasciarla stare».

Mattia mi tirò via da Luca in un attimo, mi sfuggì un lamento di dolore per la forza che aveva usato nel farlo. Si mise davanti a me, come se volesse proteggermi da qualcosa, quel qualcosa chiamato Luca.

«È tutto ok» dissi, posandogli una mano sul braccio.

Non faceva altro che fissarlo come se volesse dargli fuoco e mi dissi mentalmente che doveva essere nervoso già per altro, non poteva essere così arrabbiato solo perché mi stava strattonando via senza il mio volere. Per lui ero stata solo uno "sfizio", lo aveva detto lui. Iniziai a dubitare che fosse realmente così.

«L'hai sentita?» Luca fece un passo in avanti, verso Mattia. Erano viso contro viso e immaginai subito come sarebbe andata a finire di lì a poco. E non di certo con un bacio.

«Mi baso su ciò che ho visto e quello che ho visto non era ok» si voltò verso di me per un secondo, giusto il tempo di colpirmi con i suoi occhi come un fulmine a ciel sereno.

Sentii dei brividi attraversare tutto il mio corpo, abbassai lo sguardo. Aveva ragione, non era ok, ma quello non era Luca, non era in sé.

«Devo parlarle» Luca insisteva, e quando provò a fare un altro passo verso di me, Mattia lo spinse indietro. Non mi piaceva affatto la piega che stava prendendo quella situazione.

«Beh a Elena piace la gente che vuole parlare, vuoi parlare con lui?» il tono fastidioso di Mattia colpì anche me. Colsi la sua frecciatina e avrei tanto voluto rimandargliela indietro, dritta nel cranio.

«No» sibilai, guardandolo male. Lui mi sorrise arrogante, poi tornò a guardare Luca.

«Non vuole parlare con te» alzai gli occhi quando rimarcò le ultime due parole.

Fu un attimo e Luca si fiondò su Mattia, provando a colpirlo in pieno volto. Mattia evitò il pugno, poi lo fece rigirare davanti a sé, torcendogli il braccio dietro la schiena. Sentii Luca urlare di dolore, provai a tirare indietro Mattia con le spalle, ma invano.

«Vuole che la lasci in pace, in che lingua deve dirtelo?»

«Mattia, lascialo andare subito» mi imposi, facendo più pressione sulle sue spalle.

«Con piacere» lo spinse forte in avanti, Luca inciampò nei suoi stessi piedi, poi si voltò verso di noi.

Sentii i suoi occhi perforarmi l'anima e ci lessi odio all'interno. Gli stessi occhi che una volta mi guardavano con amore. Ci diede le spalle, poi si avviò alla sua moto, senza più dire nulla. Gli gridai di stare attento, ma come risposta ottenni soltanto il rombo del motore della sua moto allontanarsi e gli occhi di Mattia che tentavano di infilzarmi come coltelli.

Non dissi nulla, continuai soltanto a guardarlo, proprio come lui continuò a guardare me. Si avvicinò a passi lenti, non mi mossi di un millimetro dal mio posto. Abbassò il suo viso sul mio, me lo afferrò fra le mani e sussultai. Prima mi diceva che non mi voleva, mi allontanava e poi mi toccava.

«Te li sai scegliere proprio bene i ragazzi» mi guardò le labbra, poi di nuovo i miei occhi.

Sentii qualcosa smuoversi dentro di me, poi le sue parole mi ritornarono in mente.

«Eri uno sfizio che ora mi è passato, va bene così».

Non era vero. Non poteva essere vero.

«Hai ragione, ho proprio gusti di merda» alzai di più il volto, lui ne fu sorpreso. Le nostre labbra per poco non si toccarono. La sua presa si rafforzò, lo vidi serrare la mascella.

Small Steps, il primo caffè è sempre da buttareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora