Epilogo

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Mattia

«Devo pensare. Pensare, pensare e pensare. Non posso far perdere il lavoro di una vita a mio padre. Non me lo perdonerebbe mai. Nè lui nè mia madre, non importa cosa dicono adesso. E per di più se esce fuori questa cosa addio al mio futuro alla facoltà di medicina» quella sera ero nervoso, più del solito. Dovevo trovare al più presto una soluzione, Alessio e Ivan non potevano passarla liscia in quel modo. Quasi non mi vergognavo di me stesso per aver provato ad essergli di nuovo amico dopo l'incidente.

«Per prima cosa devi calmarti, altrimenti non riuscirai a pensare proprio a niente», Luciano mi porse un bicchiere pieno di ghiaccio e una coca cola. Lo ringraziai con lo sguardo, poi iniziai a versarmela.

«Mio padre ha parlato con mio nonno, lui gli ha dato tre giorni di tempo per far star zitti quei due, oppure escluderà mio padre dall'azienda, e ovviamente anche me. Anche se sinceramente di me mi importa quanto potrebbe importarmi se uno di quei due idioti in questo momento si stesse strozza-»

«Hey, devo chiamare Elena?» rialzai lo sguardo dal mio bicchiere per portarlo su Luciano, subito scattato sugli attenti. Ma poteva stare tranquillo, non avevo nessuna intenzione di creare ulteriori casini. Anche se qualche pugno a quei due mi sarebbe piaciuto darglieli.

«Lasciala in pace, ha già i suoi problemi, voglio che stia il più tranquilla possibile adesso» continuai a sorseggiare la mia coca cola, ma d'istinto mi venne di prendere il telefono dalla tasca dei jeans. Elena doveva avvisarmi una volta che sua madre fosse tornata a casa, ma ancora niente, eppure erano ormai le undici di sera passate.

E se fosse successo qualcosa a Viola e io non fossi con lei? Le avevo promesso di esserci sempre e stavo iniziando a torturarmi da solo.

«Quei due non hanno niente da nascondere?» Luciano ri-attirò di nuovo la mia attenzione, facendomi pensare.

«Certo che ne hanno, il problema è che non ho le prove per dimostrarlo. Lui ha i video di quela sera, io niente» dissi, e subito dopo aver realizzato ciò che avevo detto, saltai in piedi dallo sgabello.

Quella sera.

Come potevo essere stato così stupido e come poteva non essermi venuto in mente prima?

«Carlo!» Luciamo mi guardò come a dire "chi è Carlo?"

Gli sorrisi a trentadue denti, per poi finire subito la mia coca cola in pochi sorsi.

«La sera dell'incidente siamo finiti per restare senza auto perché Alessio aveva iniziato a litigare con Carlo, un nostro ormai ex amico, che avrebbe dovuto riaccompagnarci a casa» iniziai a dire, cercando di ripercorrere al meglio quella notte.

Cazzo, quella coca cola era super frizzante e ora mi bruciava la gola.

«E perché avevano litigato?»

Già, scacco matto.

«Alessio è fottuto. Carlo lo odia a morte, non ci penserà due volte a darmi le prove dei loro scambi illeciti. Forse lo stronzo pensava che mio padre non mi avrebbe mai raccontato nulla e che ovviamente non avesse niente in mano contro di lui» cominciai a parlare forse più da solo, considerando le occhiate confuse di Luciano.

«Non capisco di cosa tu stia parlando» mi disse infatti, facendomi sorridere ancora di più se possibile.

«Carlo comprava coca e pasticche da Alessio» abbassai il tono di voce, gaurdandomi intorno. Ci mancava soltanto che qualcuno ci sentisse e ci denunciasse. «Lo facevano in modo stupido, mettendosi delle lettere nella buca della posta» ricodavavo perfettamente il modo in cui lo prendevo in giro per quei scambi da dame dell'800. «Le avrà ancora, piene di impronte e sicuramente non avrà cancellato i messaggi in cui ne parlavano», afferrai subito di nuovo il mio telefono e cercai il nome di Carlo in rubrica.

Small Steps, il primo caffè è sempre da buttareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora