Capitolo 17

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Mattia

Mi ritrassi subito da Elena, scendendo dal mio cazzo di letto. La guardai e come se mi avesse letto nella mente lei si sistemò meglio il vestito, ricomponendosi. Aprii la porta di camera mia, Fabio fece passare il suo sguardo da me a Elena un paio di volte. Non mi sembrava molto contento, e al momento forse aveva anche ragione.

Mio padre mi avrebbe ammazzato se l'avesse trovata in camera mia in quel modo, ubriaca e vicina a me.

«Tuo padre sta cacciando via tutti, Claudia sta cercando di calmarlo, ma per la prima volta l'ho visto davvero incazzato» affermò lui, guardandosi intorno nervosamente.

Sbuffai, sapevo che cosa mi aspettava. Mio padre non perdeva mai il controllo davanti agli altri.

Guardai verso Elena, «Va in bagno» feci cenno alla porta rossa della mia camera, poi lo feci anche a Fabio. Lui mi guardò per qualche secondo, titubante.

«Che vuoi fare?» domandò poi.

«Vado a parlarci, e voi andate in bagno, non può vedere Elena qui» spiegai, spingendolo verso il bagno. Elena ci era già entrata, in silenzio. Immaginavo fosse confusa.

Fabio mi stette a sentire, chiuse la porta a chiave, poi mi voltai verso la porta. Prima che però potessi anche solo provare ad uscire dalla mia camera, mio padre mi raggiunse spingendomi di nuovo all'interno con forza e facendomi barcollare.

Era peggio di quello che pensavo. Guardai verso il bagno istintivamente, non volevo che Elena ascoltasse.

«Mi manchi di rispetto così, ragazzino che non sei altro?! Cosa non ti è chiaro di niente feste e ragazze a casa?! Non ti è più concesso il lusso di fare l'idiota, sono finiti i tempi d'oro. Credevo che lo avessi capito ormai! Invece no, ancora pensi a divertirti e a fare le solite stronzate pensando di passarla liscia sotto al mio naso!»

Indietreggiai e alla fine caddi sul letto dietro di me, lo stesso su cui prima ero con Elena.

«Dovevamo essere soltanto io, Fabio, Claudia e una sua amica, solo che poi la voce è girata e io non ho potuto fare nulla» provai a giustificarmi.

«"Niente ragazze a casa" vale anche per l'amica di Claudia, quindi questa settimana non esci. Dopo il lavoro torni subito a casa e te ne starai qui, chiuso in camera solo come un cane, così impari».

Avrei voluto ridergli in faccia, non sarei mai rimasto chiuso in camera per tutta la settimana. Poteva scordarselo.

«Io non-»

«TU NON COSA?»

Era il momento di sfruttare per davvero i consigli di Luciano. «Io non me ne starò a casa».

Era ora di affrontarlo.

«Non sapevo che gli scarafaggi parlassero» lo odiavo con tutto me stesso e non credevo di poterlo fare così tanto. Volevo soltanto essere amato da lui, e invece non facevo altro che ottenere il contrario.

«Io non me ne starò a casa e riprenderò la macchina, mi sono rotto le palle di questa storia» sbottai, rimettendomi in piedi. Mio padre mi ammonì con lo sguardo. Lo stavo facendo arrabbiare.

«Sei un ingrato, una delusione totale».

Finsi un sorriso, «quello che vuole lei signor Ottavi, ma le ricordo che è lei che mi ha creato».

Deglutii quando lo vidi avvicinarsi e senza accorgermene mi ritrovai ad indietreggiare sul mio letto ancora una volta. Dopo quella notte non mi aveva più toccato, come non aveva mai fatto prima, e per un attimo ebbi paura che volesse rifarlo.

Small Steps, il primo caffè è sempre da buttareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora