Dottor Jekyll... e Mr. Hyde

5.4K 179 11
                                    

"Lasciami stare!" Gridavo, mentre quell'enorme omone ubriaco mi batteva la testa contro al pavimento. Guardavo  il sangue uscirmi dal naso e dai denti rotti, sporcandomi una faccia già segnata da graffi, contusioni e lacrime. Lacrime di rabbia e frustrazione, perché io sono piccolo. Sono debole. Lo sarò sempre.

"Piccolo stronzo, sei inutile. Sei un drogato. Proprio come quella zoccola di tua madre!" Continuava a sbattermi contro il pavimento sporco, e ben presto fui in grado di vedere il mio riflesso contorto nella pozza rossa sotto di me. Il viso di un bambino traumatizzato. Il viso di un bambino di sei anni. Il viso di un ragazzo di quindici anni. E poi il mio viso. Tumefatto, spaventoso, ma mio. Avevo diciassette anni, ma ero ancora quel marmocchio. Quel lurido ammasso di carne in balia della corrente.

"Smettila." All'improvviso il peso sulla mia schena scomparve, lasciandomi respirare ancora. Sentii il sangue raggiungermi la bocca e sputai a terra, voltandomi per vedere cosa fosse successo. Sbarrai gli occhi quando vidi Anastasia davanti a me, con le braccia e le gambe divaricate come un'enorme stella marina. L'uomo era a pochi metri da me, rosso in viso dalla rabbia.

"Anastasia." dissi, guardandola con un solo occhio aperto.

"Non. Lo. Toccare."  Lui si rialzò. Si pulì la saliva dalla bocca. Era arrabbiato. Si avvicinò. Lei rimase stoica davanti a me,con quella stessa coda di cavallo di poche ore fa, a farmi da scudo con quel corpo troppo esile. Spostati, avrei voluto dirle, vattene, idiota! Ti ucciderà! Ti ridurrà così! Ma le parole non escono. Rimangono ancorate alle corde vocali come polpi fastidiosi, bruciandomi la gola. Sono un bambino di quattro anni intrappolato nel corpo di un diciassettenne. Lui caricò il pugno. Sputò in giro. Stava per colpirla in pieno volto, ma lei non si spostava. Spostati. Spostati!

 

"Ana!" Mi presi la testa tra le mani, sentendo alcuni capelli venire via. Sentii un rumore di battiti, e li scambiai per quelli del mio cuore prima di capire che qualcuno stesse bussando alla porta.

"Chistian! Stai bene? Rispondimi!" Avevo chiuso la porta a chiave, me ne ricordai solo in quel momento. Fui preso da un breve attacco di panico al pensiero che avesse potuto sentirmi.

"Sto bene." gridai, cercando di sembrare il più calmo possibile. "Ho..." Pensa, Christian, pensa! "Ho sbattuto al water!" Ma vaffanculo! Anni di canne ti hanno bruciato i neuroni. Strinsi i denti ripensando a quello che avevo appena detto.

"Mi prendi per scema? Apri la porta." Continuava a far rumore, e non volevo che le guardie arrivassero prima del previsto. Mi tenevano già abbastanza d'occhio a causa della rissa con Cross. Mi alzai, respirando di sollievo quando non avvertii la familiare fitta alle costole, e mi avvicinai alla porta. "Christian Grey, apri subito questa porta prima che la abbatta con un calcio!"

"Un momento." la calmai, giocherellando un attimo con la chiave per poi accontentarla. Anastasia mi guardò con rabbia repressa, che in un attimo si trasformò in uno sguardo quasi di compassione. "Che c'è?" dissi, più aggressivo del dovuto. Erano le due del mattino ed io non avevo voglia di parlare con nessuno della mia DPTS, quindi somigliare ad una donna mestruata era il minimo che potessi fare.

"Chris." Alzò una mano verso il mio viso, ma io mi ritrassi di scatto, afferrandole il polso.

"Non chiamarmi Chris." sibilai, stringendoglielo. Lei ti stava difendendo. Si era messa davanti a te. Ana emise un flebile mugolio di dolore, il che mi fece mollare subito la presa. "Scusa." borbottai di poca voglia, con quella stupida immagine ancora stampata negli occhi. Anastasia fece un piccolo sospiro, abbassando le spalle e avvicinando di nuovo la mano. Con più lentezza, questa volta. Ripensai agli incontri con Elena. Lei mi toccava. Mi legava. Mi esplorava tutto il colpo, ma non aveva niente a che fare con il tocco leggero di Ana. Sentii il palmo freddo sulla mia guancia tumefatta, e quando lo guardai mi accorsi del perché del suo cambiamento improvviso di umore. Sui miei lividi c'erano delle lacrime incrostate. Piccoli cumuli di sale che mi raggiungevano il mento. Dio, che umiliazione. La vidi aprire le braccia facendomi un mezzo sorriso. "No." le dissi, allungando le mani.

It's only a bad dream, ChristianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora