Adam

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Prendemmo posto nell'enorme auditorium, accomodandoci sulle poltrone di velluto rosso poste in circolo e a vari livelli. I gruppi ormai erano ben compatti, ma io e gli altri eravamo oltre quelle cose. Non avrei saputo dire perché. Forse semplicemente per il fatto di non avere un gruppo di appartenenza. Non conoscevo ancora i problemi dei miei persunti amici, ma ci stavo lavorando. Adesso che avevo scoperto il modo con cui ottenere buone informazioni dal mondo che mi circondava sentivo che sarebbe stato più semplice. Eva aveva rapito Ana, e si erano rifugiate in un angolo per farsi raccontare ogni cosa. Io, dal canto mio, mi ero confidato con Gideon, che adesso mi osservava attentamente, nella sua solita posa da ragazzo vissuto. Lui sarebbe venuto subito dopo Anastasia nella mia lista di persone da ispezionare. Cosa poteva essere successo a uno come Gideon Cross?

"Come pensi di riprendere quella roba? Non sai neanche dove si trovano le valigie." Mi passai una mano tra i capelli, poggiando un gomito sul bracciolo e accarezzandomi il mento. Guardai Ana di sottecchi, mentre gesticolava come suo solito raccontando ad Eva gli avvenimenti nella stanza 666.

"Non lo so, ma dovevo riprendermela." dissi, sovrappensiero. Gideon seguì il mio sguardo, aprendosi in un sorrisetto che la sapeva lunga.

"Hai fatto bene. Di certo sarebbe stata la prima volta più brutta del mondo." Sbarrai gli occhi, mentre perdevo la presa sul bracciolo e mi colpivo il mento con un pugno, facendo scoppiare a ridere il mio amico.

"Ana è vergine?" chiesi, e lo stupore doveva leggersi nei miei occhi, perché Gideon non smise di ridere.

"Sì. Me lo ha detto Eva, ieri sera."

"Scometto che lei invece non lo è più." mormorai, facendogli l'occhiolino e dandogli di gomito. Lui non fece finta di non aver capito, ma non assecondò neanche i miei sospetti. Decisi di passare ad altro."Quelle pillole che hai preso da Hyde quando mi ci hai portato..." iniziai, fissandolo con quell'impassibilità che avevo usato poco prima. Gideon rabbrividì, stringendo i pugni e nascondendoli sotto la maglietta troppo larga dei Rolling Stones. "Non erano per te." Non domandai nulla. Faceva parte del nuovo me. Non si domanda. Si pretende, così come faceva Carrick. "Erano per Ana, giusto?" Lui non disse una parola. Mi erano sempre piaciuti i silenzi, forse l'ho già detto, ma la NARCONON mi stava veramente cambiando. Quello era uno dei sintomi: i silenzi iniziavano a pesare come macigni.

"Sì." disse, ma fu più il suono dell'aria che passa per sbaglio tra i denti. Un sì impalpabile, ma pur sempre reale. Fu come un colpo al cuore. Uno sparo, e sentii le mani che iniziavano a prudere incontrollate all'idea che Anastasia potesse aver fatto qualcosa di sbagliato. Che potesse essere una drogata. In quel caso sarebbe dovuta essere punita. Magari con una sculacciata. Sì...Ma cosa...? Che mi stava succedendo?"A cosa le servono?"

"Non lo so." ammise, e sapevo che diceva la verità. "Mi ha chiesto solo di prendergliele, ed io ho accettato. Mi sento in debito con lei per avermi fatto conoscere Eva."Gli diedi un pugnetto sul braccio, ridacchiando.

"Sei proprio cotto, asso."

"Non dire stronzate." si difese lui, ma era una difesa debole visto che lo aveva detto guardando la bionda. Poi all'improvviso divenne serio, lo sguardo duro come marmo. "La scopo e poi la faccio andare via dalla camera. Non ho mai passato una notte intera con lei. Per adesso sembra accettarlo, ma non so per quanto durerà. Ana mi ha detto che non le piace essere usata."

"E tu la stai usando?" Lui scosse la testa, chiudendo gli occhi e massaggiandoseli con fare stanco.

"No, ma chi mi crederebbe vista la situazione? Non hai idea di quanto mi piacerebbe dormire con lei almeno per una volta, ma non posso." Da ogni sua parola traspariva dolore, il che mi spinse a posargli una mano sulla spalla, cercando di confortarlo, proprio come avrebbe voluto fare Elliot con me, quando mi aveva lasciato davanti ai cancelli tetri della NARCONON.

"Ti capisco, sai?" dissi, lasciandolo sbalordito. Con mio piacere Anastasia non aveva raccontato a nessuno dei miei incubi. Forse aveva bisogno di sentirselo dire, perché si rilassò sulla sedia, poggiando la testa come se pessasse quintali."Ne dubito. Se tu davvero mi capissi, non ti avvicineresti a uno come me."

"Lo stesso vale per me." Forse non eravamo al di sopra dei gruppi. Forse la cosa che ci caratterizzava era che i nostri problemi erano talmente grandi che gli altri non avrebbero potuto contenerci, e quindi ce ne eravamo andati. Avevamo formato un gruppo tutto nostro. Il gruppo degli psicotici, come l'avrebbe definito Eva. Le luci si abbassarono, e una delle guardie attirò la nostra attenzione. In pratica si trattava semplicemente di un'ora di storie strappalacrime, raccontate da uno che, come noi, aveva avuto problemi con la vita esterna. Purtroppo quest uomo non aveva avuto la "fortuna" di avere qualcuno che lo salvasse da una vita di disagi e malefatte.

"So come risolvere il vostro problema." La voce arrivò ovattata alle mie orecchie annoiate, e sia io che Gideon ci voltammo, ritrovandoci davanti una faccia sorridente che sbucava tra le nostre poltrone.

"E tu chi cazzo sei?" chiese Gideon, sfoggiando la sua solita delicatezza. In questo caso ero d'accordo con lui, ma il ragazzo non perse il sorriso, continuando a fissarci con gli occhi grigio pallido.

"Già, che sbadato." Allungò una mano, stringendo quelle di entrambi. "Mi chiamo Adam Scott. Sono il compagno di stanza di Hyde." Ah, il porco... "Ho saputo del vostro problema, e fortunatamente per voi so dove si trova la tua valigia, biondino." Biondino? Come cazzo si permetteva questo tizio?

"Perché vorresti aiutarci?" disse Cross, fissandolo malamente. Adam si passò una mano tra i capelli castani, lasciando che rimanessero sparati in alto, a sfidare la gravità. Sembrava spensierato. Di certo era il tipo più sorridente che avessi incontrato in questo posto dopo Anastasia. Drogato o problematico? Beh, prima di accettare il suo aiuto, sarebbe stato da accertare.

"Perché odio Hyde, e ogni occasione per me è buona per far saltare i suoi piani di conquista sul genere femminile. In più non sopporto che usi le ragazze come pagamento. Di certo Welch non lo avrebbe mai fatto."

"Sai quando tornerà?" Sembrava che senza Welch l'equilibrio fragile dell'istituto fosse stato minato, e questo posto aveva bisogno di stabilità quasi quanto le persone che ci abitavano.

"Presto, spero. Ma non certo prima di due settimane."

"Come potresti aiutarci?" sussurrai, continuando a guardare davanti a me. L'uomo stava per finire il suo racconto annegato nell'alcol, ed io non vedevo l'ora che succedesse per poter mettere qualcosa nello stomaco. Adam si sporse ancora di più, reggendosi ai nostri schienali.

"Ne parliamo alla mensa. Ora voglio sapere se ha ucciso la prostituta." disse, prima di ritornare al suo posto. Gideon ed io ci scambiammo un'espressione eloquente, e lui fece ruotare l'indice vicino alla tempia. Era probabile che Scott fosse tutto matto, ma se poteva essermi d'aiuto, in quel momento avrei accettato anche un patto col diavolo.

Ecco a voi Adam Scott. Protagonista de "L'uragano di un batter d'ali"
Nel libro originale lui non aveva problemi in età adolescenziale, quindi con lui, così come con Ana, potrò sbizzarrirmi.
Spero vi stia simpatico

It's only a bad dream, ChristianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora