Imprevedibilità ed evoluzione

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"E fu così che il piccolo passerotto trovò una nuova mamma e un nuovo papà, e visse per sempre felice e contento. Fine. Ora a nanna, giovanotto." Mamma mi da un bacio sulla fronte, tirandomi le coperte fin sul naso. Fa molto freddo, ma la mamma è sempre vestita con quei vestitini piccoli di sera. "Fai il bravo finché mamma non c'è." dice, poi chiude la porta. No. Perché se ne va? Perché deve lavorare? Aspetto che chiuda la porta, poi riapro gli occhi, scendendo dal mio letto e raggiugendo il libro del passerotto. Mi piace tanto questa favola. E mi piace anche un illustrazione in particolare. C'è il passerotto che impara a volare. Anche io voglio volare, ma mamma dice che mi mancano le ali. Gli umani non possono volare. Non è giusto. Ho un piccolo elicottero sotto al letto. Mamma dice che con quelli si può volare su, su, fino al cielo. Mi metto a girare per la stanza con quel giocattolo in mano, facendo il rumore delle pale dell'elica con la bocca.

"Arriva Charlie Tango. Arriva Charlie Tango." grido, e lo faccio scontrare con una macchinina volante. "No. Sta cadendo. No." Il giocattolo imita uno schianto, e lo lascio cadere a terra. La porta della mia camera si apre di colpo, ed io mi nascondo sotto al letto. No. E' tornato, ma questa volta non odora di alcol e fumo. Il suo è un odore buono. Mi piace.

"Christian." sussurra, ma questa non è la sua voce. Sembra quella del signore che aveva fatto arrabbiare la mamma. "Christian, dove sei? Sono io. Sono papà." Papà. Il mio papà. Faccio uscire la testa da sotto al letto, e lui mi sorride. "Christian." Mi afferra per le ascelle, sollevandomi e stringendomi forte a lui. Inizio a dimenarmi. Non voglio che mi picchi. "Shh. Tranquillo, non voglio farti del male." mi dice, e lo sento accarezzarmi la schiena. E' così delicato. "Ora sei al sicuro. Ti porto via da qui."

"E la mamma?" chiedo.Voglio anche la mamma.

"La mamma viene più tardi." Mi lascia sul letto e apre l'armadio, afferrando qualche vestito e mettendolo in un borsone. Io scendo e prendo il mio elicottero, e quando torna per prendermi in braccio, glielo mostro.

"Guarda. Charlie Tango."

"E' bellissimo." dice, poi mi infila il giubbotto, chiudendo la zip fino al naso.

"Che stai facendo?!" La porta si spalanca all'improvviso, e la mamma entra. E' arrabbiata, ma il mio papà lo è di più. Mi prende in braccio, portandosi il borsone sulla spalla.

"Levati di mezzo, Ella." ringhia, spintonandola ed uscendo dalla mia cameretta.

"No. Lascialo." Vedo la mamma che gli afferra un braccio, spintonandolo.

"Smettila. Sei fatta."

"No! Lascialo, Christofer!" Papà non l'ascolta. Apre la porta e mi fa uscire. Fa davvero freddo, ma la mamma ci segue, saltandogli addosso. Cado a terra e mi faccio male, ma non piango. Guardo la mamma che graffia e morde papà, e lui che cerca di allontanarla, senza usare la cintura. "Non portarmelo via."

"Non sei adatta a fare la madre!" grida, tornando da me e riprendendomi. Gli abbraccio il collo, spaventato. "Sei solo una puttana. Una puttana drogata." La mamma piange. Batte i pugni nella neve. Grida. Mamma è una puttana drogata. Mamma è una puttana drogata. Chissà cosa vogliono dire queste parole. Vengo caricato in macchina. Stringo ancora Charlie Tango. Christofer si siede al volante, mettendo in moto. La macchina si riscalda quasi subito. E' così morbida e calda. Guardo la mamma dal finestrino, stesa sulla neve, mentre piange. "Ora starai bene, Christian." mi sento dire, e Christofer si gira verso di me. L'auto gira l'angolo, portandomi via da tutto. "Nessuno ti toccherà più con un dito." Questa volta sorrido, sdraiandomi su quel sedile morbido e chiudendo gli occhi.

Erano ancora le 23.30. Le porte erano aperte. Battei due volte su quella di Ana, e lei aprì poco dopo, leggermente assonnata.

"Christian?" sussurrò con voce roca. Probabilmente l'avevo svegliata. Annuii, schiarendomi la gola prima di mormorare un: "Posso dormire con te, oggi?" Dio, quanto mi sentivo stupido, ma quel sogno mi aveva fatto più male degli altri. Forse perché non ero abituato ai sogni veri, ma solo ai ricordi mascherati da incubi. Lei mi osservò per un attimo, poi mi fece strada. Il mio letto era ancora lì, spoglio ma vuoto. "Cosa è successo?" Non risposi, muovendomi come uno zombie verso il materasso vuoto e buttandomici sopra a pancia in giù. Lei non fece altre domande, e poco dopo sentii una coperta sfiorarmi la schiena. "Buonanotte." Anastasia si stese sul suo letto, spegnendo la luce.

It's only a bad dream, ChristianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora