Dubbi svelati

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Lasciai andare il vecchio borsone che mi avevano affidato sul pavimento, mentre Andrea teneva aperta la porta della mia nuova camera.

"Ecco a te. Con gli ordini del signor Grey." disse, senza perdere quell'inquietante sorriso. Annuii in risposta, tenendo lo sguardo fisso su quell'unico letto, posto al centro della parete. Grigio, proprio come quello vecchio, ma con una piccola differenza: non c'era Ana. Quando la bionda capì che non avrebbe ricevuto altra risposta, si decise a chiudere la porta, lasciandomi definitivamente solo. Abbandonai tutta l'aria che avevo trattenuto fino a quel momento, dirigendomi verso il letto e liberando un urlo isterico quando mi stesi. Afferrai il cuscino, poggiandomelo sulla faccia e premendolo con tutta la forza che avevo.

"Che vita di merda!" gridai contro le piume, sentendo solo un suono attutito ed indistinto. Non la volevo più, quella camera. Volevo essere il coinquilino di Anastasia. Volevo sentire i suoi monologhi/dialoghi con i personaggi dei libri che leggeva, e volevo vederla mentre si voltava verso di me, sperando di non avermi svegliato. Senza sapere che io ero già sveglio, e la osservavo in quel piccolo momento di intimità come una specie di stalker. Quando il macigno che portavo nel basso ventre si fu allentato, misi il cuscino da un lato e sbuffai, rimettendomi seduto. Era tutto troppo vuoto. Troppo silenzioso. Non lo sopportavo, ma non potevo farne a meno. Avevo chiamato Carrick perché mi spostasse. Lo avevo supplicato senza vergogna, e alla fine aveva ceduto quando gli avevo raccontato che non dormivo da settimane. Iniziavo a dare segno di squilibrio mentale, e il lunedì non aiutava. Mi misi a gambe incrociate sul materasso, allungandomi verso il borsone e tirandone fuori le copie delle schede informative di quelli che una volta erano stati miei amici. Gideon, Ana, Eva, Adam o Sophie? Da chi inizio? Le misi davanti a me, ad eguale distanza l'una dall'altra.

Ci sono molte cose che non sai di me, Mr Cinquanta. Ma non fartene una colpa. Nessuno sa niente di me.

Allungai una mano verso quella di Anastasia, per poi metterla da parte. Quella sarebbe stata l'ultima. La ciliegina.

Per quanto ne sai potrei essere un assassino provetto.

Adam. Sì, avrei iniziato da lui.

Sono condannato a vivere da solo. E solo che... vorrei almeno aver fatto qualcosa per meritarmelo.

Oppure Gideon. Mi presi la testa tra le mani, cercando di concentrarmi. Dovevo solo leggere delle schede. Perché era così difficile? Chiusi gli occhi ed allungai una mano, afferrando il primo foglio che avevo trovato e osservandolo con attenzione. La foto di un'Eva mentre mostrava il suo profilo migliore mi fece spuntare un mezzo sorriso. "Vada per Eva." Il foglio era solo uno, e dovetti scorrere in fondo per trovare le indicazioni che cercavo.

Motivo di degenza: impossibilità di fidarsi di qualcuno. Problemi di alcolismo, droga e forte dipendenza da attività sessuale.

Causa: violenza sessuale domestica avvenuta tra gli otto e i quattordici anni, con conseguente aborto spontaneo.

Status: non pericoloso. Adatto alla vita condivisa.

Rimasi a bocca aperta, mentre i miei occhi spaziavano per il foglio fotocopiato. Era stata... violentata. Eva: la ragazza che girava in top e minigonna e aveva minacciato di strapparmi i genitali... era stata tenuta sotto contro la sua volontà. Avvertii un nodo in gola, capendo per un istante il perché dei loro silenzi: scoprire quei segreti mi avrebbe impedito di guardarli allo stesso modo, ma adesso non aveva più importanza, vero? Scossi la testa, prendendo un'altra scheda rovesciata. Era come giocare a carte. Sophie Lether.

It's only a bad dream, ChristianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora