Not ɴecessɪtʏ, not ∂єѕιяє —
[ no ]
the love of p o w e r is the Demoɴ of men.
Let them have EVERYTHING —
{ health,
food,
a place to live,
entertainment — }
they are and remain υɴнαppy and low-spirited:
{ for the DEMON waits and waits and will be satisfied }Sebastian apparì in una radura nel bosco, poco lontano dalla tenuta dei Morgenstern, un tempo di suo padre, ma ora, finalmente, completamente sua e di Clarissa. Si aggiustò con una mano i capelli scomposti e si girò a guardare il portale sul tronco di una quercia che si richiudeva, distratto.
Aveva passato tutta la notte all'Istituto di Londra, a controllare l'andamento della battaglia. Era quasi scoppiato a ridere nel vedere il furore ardente con cui Jace lo cercava ovunque con lo sguardo, smanioso di trovarlo. Se solo l'idiota avesse saputo che lui era lì, invisibile, a pochi passi da Amatis! Avrebbe potuto facilmente trapassarlo con un colpo di spada, se avesse voluto. Avrebbe potuto farlo, e lui non si sarebbe neanche reso conto che ad ucciderlo era stato proprio il suo peggior nemico. Ma nella mente di Sebastian la sconfitta del fratellastro era pianificata come qualcosa che sarebbe avvenuto a tempo debito, nella maniera più dolorosa e umiliante possibile, di fronte all'intero Conclave, mostrando che anche il più forte degli Shadowhunters, quello con sangue di angelo, non poteva nulla contro di lui. Jace si sarebbe pentito di ogni cosa che gli aveva fatto passare.
Al diavolo lui, Valentine e Jocelyn. L'unica che da sempre meritava di stare al suo fianco era sua sorella. Una volta eliminati tutti i suoi avversari, avrebbe avuto il mondo ai propri piedi e lo avrebbe governato con Clarissa. Come avrebbe fatto a dirglielo, considerando che lei non sapeva nulla, non lo aveva ancora programmato. Ci avrebbe pensato più tardi, quando sarebbe stato il momento. Si riscosse e iniziò a camminare velocemente verso la tenuta, impaziente di rivedere la sorella.
Non gli importava di aver perso la battaglia, in realtà, o di quanti del proprio esercito fossero morti. Anche se gli bruciava non essere riuscito a prendere l'Istituto di Londra. Probabilmente sarebbero bastati una cinquantina di Ottenebrati in più per vincere, ma non aveva importanza, ci avrebbe riprovato a breve, prima che il nemico potesse recuperare le forze: i feriti erano stati molti da entrambe le parti, ma la differenza stava, ragionò Sebastian con un sorriso, nella velocità di guarigione dei propri soldati. I suoi sarebbero stati di nuovo pronti per la battaglia nel giro di un giorno, mentre i Nephilim avrebbero dovuto aspettare molto di più. Quanto aveva goduto quando aveva visto il più grande dei Lightwood cadere a terra, e i suoi amichetti corrergli attorno disperati. Sperava ardentemente che non si svegliasse più. Chissà, forse era già morto.
Se n'era andato solo dopo che tutti i suoi si erano gettati nelle crepe del terreno che si era aperto sotto di loro, come aveva ordinato loro di fare. L'alleanza con la Regina della Corte Seelie si stava rivelando davvero utile.
Prima di tornare a casa, aveva trovato un posto isolato in cui cambiarsi la tenuta da combattimento sporca di sangue - nonostante tutto, non era riuscito a trattenersi dal colpire indisturbato almeno coloro che gli passavano vicino - ed era passato a comprare qualcosa per Clary, come faceva sempre tornando dai suoi 'viaggi'. Aveva scelto una palla di neve con il Big Ben per la collezione della sorella, ed era con la bustina arancione in una mano che ora stava entrando in casa, dopo aver controllato che gli incantesimi di protezione intorno alla tenuta avessero funzionato a dovere e che nessuno avesse provato a superarli.
«Clarissa! Sono a casa!» gridò chiudendosi alle spalle la porta, per poi iniziare a togliersi la giacca di pelle. Nonostante dovessero essere circa le dieci del mattino, faceva davvero caldo. A Londra aveva piovuto terribilmente per tutta la notte, e la mattina non accennava a smettere, mentre qui anche se le pozzanghere fuori indicavano che l'acquazzone c'era stato, il sole adesso splendeva più che mai.
Rimase in ascolto, ma dal piano di sopra non arrivò risposta. Probabilmente stava ascoltando la musica con le cuffiette, o era così persa nella lettura di qualche libro da non prestare attenzione a nient'altro, come al solito.
Si tolse svogliatamente le scarpe lasciandole in mezzo alla stanza, e iniziò a salire le scale portandosi il pacchetto.
«Clarissa? Ti ho preso un piccolo souvenir che credo proprio ti piacerà!», disse entrando in camera della sorella senza bussare.
Non fece in tempo a chiudersi la porta alle spalle che un qualcosa di argentato gli passò a pochi centimetri dall'orecchio, andando a conficcarsi nel muro. Girò la testa e vide che il qualcosa era un coltello.
Si voltò e dalla parte opposta della stanza, di fronte a lui, vide la figura di Clary con un nuovo coltello tra le mani pronto per essere lanciato, gli occhi pieni di odio.
Distogliendo lo sguardo da lei, appoggiò il sacchetto sul comò lì accanto, gettò prima un'occhiata ai vari oggetti gettati a terra che disseminavano la stanza, poi alla porta aperta che portava alla propria camera, infine agli altri quattro coltelli appoggiati sulla specchiera vicino a sua sorella. Sospirò.
Alzò di nuovo gli occhi su di lei, che non aveva smesso un momento di osservarlo.
«E così Ithuriel ha fatto il suo lavoro, eh?»
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Shadowhunters - Don't you remember?
RomanceClary non sapeva cosa fare. Era il ragazzo che disegnava da giorni, certo, ma non poteva dire di conoscerlo di persona. Non lo conosceva, e Jonathan le aveva insegnato a non fidarsi di nessuno. «Mi spiace, ma io non ti conosco» «Che cosa? No, Clary...