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04/12/2021 sabato

GIULIA

Ero sul treno Napoli-Roma, il rumore della pioggia riecheggiava nel mezzo di trasporto semi vuoto mentre io bevevo silenziosamente una cioccolata calda appena comprata e leggevo un libro sgualcendone le pagine ormai consumate dal tempo.

Il giorno prima avevo ricevuto una chiamata improvvisa dalla produzione di Amici, un programma di Maria De Filippi che ogni anno assemblava una classe di ragazzi aspiranti ad essere cantanti e ballerini.

Il programma era ormai iniziato da tre mesi ed era dicembre, non mi ero presentata subito alle audizioni per paura, insicurezza di non potercela fare, e soprattutto a causa dell'ansia che conviveva con me da quand'ero piccola, la quale mi aumentata gradualmente il battito del mio cuore mentre cercavo di rilassarmi.

"Non farti illusioni" pensai, circa una settimana fa mi ero presentata ai casting venendo rifiutata all'istante però, siccome le iscrizioni erano state chiuse già da tempo.
Perchè richiamarmi?

Avevo appuntamento allo studio alle 17, arrivai lì puntualissima nonostante di solito fossi sempre in ritardo per un qualsiasi appuntamento.
Ma, quello non era un banalissimo appuntamento con amiche, con i miei parenti, no, quello era l'appuntamento che aspettavo da una vita.

Entrata nella sala quasi "imperiale" che vediamo come consuetudine in TV la domenica, mi salì un groppo alla gola che non riuscivo a mandare giù, le mani litigavano tra loro sudando e tremando, mentre camminavo incerta.

<<Ciao Giulia>> mi chiamò una voce calda e materna che riconobbi subito: Maria era seduta sulla sua poltroncina e mi aspettava con un sorriso, i giudici di ballo erano tutti lì presenti e mi guardavano incuriositi dalla mia presenza; molto probabilmente erano stati anche loro convocati all'ultimo minuto.

<<vieni vieni, avvicinati e togliti la mascherina>> mi incoraggiò la bionda mentre un tecnico mi passava un microfono.

<<iniziamo col dire che di sicuro non ti aspettavi quella telefonata ieri sera>>

<<no, infatti ero e sono ancora abbastanza stupita>> ammisi mentre torturavo le mie mani e muovevo energicamente le gambe.

"Calmati" mi dissi mentalmente "non è questo il modo di dare spettacolo"

<<la produzione vedendoti ballare ti ha voluto dare un'altra chance>> mi spiegò brevemente.

In quel momento le mie orecchie iniziarono a pulsare, la testa mi girava e strabuzzai gli occhi, dovevo sembrare proprio fuori di me.

<<inizio a leggere quello che hai scritto su te stessa>>

"Mi chiamo Giulia ho 17 anni e l'aggettivo che mi si addice di più è sicuramente -sognatrice-.
Da sempre ormai mi chiudo in stanza mentre leggo cercando di entrare in una realtà parallela nella quale vivo tante avventure, tutte le avventure che vorrei vivere.

La danza era inizialmente per me una valvola di sfogo.

Sin da piccola avevo la necessità di muovermi, osservavo curiosa il mondo che mi circondava con i miei grandi occhi nocciola, cercando di capirne ogni sfaccettatura.
Per questo i miei genitori decisero di iscrivermi a una scuola di danza con una retta mensile alquanto bassa, dato che eravamo tutto tranne che benestanti.
Papà era il direttore di una grande azienda agricola finita poi però in bancarotta, dalla grande villa residenziale dove vivevamo abbiamo dovuto traslocare in un piccolo bilocale mentre mia mamma aspettava i miei fratelli, Carlo e Laura.

Non è stato semplice.
Frequentavo corsi esclusivamente di classico e di contemporaneo, il sogno di mia nonna era che mi vedesse volteggiare come una farfalla su delle punte di gesso, quindi per quanto detestassi classico, continuai solo per lei.

cwtch|| Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora