Sapevo di trovarlo sul tetto.
Era il suo posto preferito da quando Mattia era andato via; si rifugiava lí sopra quando voleva stare intenzionalmente da solo.<<Chri>>
Sussurrai il suo nome per avvertirlo della mia mia presenza, ma la mia parola fu mangiata dal vento che scorreva impetuoso quella sera.Decisi di avvicinarmi a lui a piccoli passi incerti, con le labbra serrate e i pugni stretti; stavo per fare una cazzata forse, ma lui meritava di sapere.
Appena avvertì la mia presenza si girò e mi squadrò da testa a piedi, per poi tornare alla posizione iniziale e osservare il cielo ricoperto di stelle.
Mi sedetti vicino a lui sul pavimento gelido e rimanemmo in silenzio per un po' di tempo, lui a fissare il vuoto e io a fissare lui, sempre con la coda dell'occhio però.
Ero venuta io a cercarlo, eppure non trovavo le parole per iniziare, essendo troppo indecisa sul da farsi.A spezzare quel momento però sorprendentemente fu lui che si schiarì la gola, cercando di guardare tutto all'infuori del mio viso.
<<Come mai mi cercavi?>> mi chiese con voce roca che mi fece venire mille brividi su per la schiena.
<<Scusa se non sono venuta prima da te, ma ho avuto bisogno di un po' di tempo per rielaborare tutto>> dissi, passandomi una mano tra i capelli decisamente scompigliati, ma poco m'importava in quel momento.
<<Mi dispiace per la mia reazione di prima, mi avrai preso per pazzo>> replicò con aria da finto indifferente, ma alla fine un mezzo sorriso comparve sulle sue labbra, ma scomparve dopo qualche rapido secondo.
<<Non ti chiederò del perchè hai avuto quella reazione>>
Più lo guardavo più mi convincevo che quello fosse il momento giusto per sputare il rospo.
<<Il nostro rapporto è complicato, non so neanche se definirlo rapporto in realtà. Ogni qual volta che facciamo un passo avanti, il giorno dopo ne facciamo dieci indietro>>
Alla fine a quanto pare trovò il coraggio di girarsi nella mia direzione e mi specchiai nelle sue iridi che tanto mi piacevano, quasi mi persi tra quei colori così familiari e caldi.
<<Non ti chiedo di raccontarti con me, perchè non ho nessun diritto di ascoltare il tuo passato, ma ho capito che per conoscerti davvero, devo essere sincera, cosa che non sono mai stata>> ammisi amaramente, abbassando lo sguardo e iniziando istintivamente a giocare con i lacci delle scarpe.
Christian intanto se ne stava lì, coperto soltanto da una maglietta a mezze maniche troppo leggera per il tempo di marzo, a scrutarmi nell'oscurità. Era in silenzio, rispettava i miei tempi, e questo non poteva che farmi più felice.
<<Ammetto che qui dentro, tra tutte le persone a cui sono legata, tu sei di sicuro quello a cui tengo di più, ed è per questo che voglio raccontarti un pezzetto della mia vita, voglio che tu riesca a fidarti di me>>
<<Perchè vuoi cosí tanto che io mi fidi di te? E poi, cosa ne sai tu del valore che io do alla fiducia? Non è che raccontandomi il tuo passato io farò lo stesso>> rispose schietto.
Sospirai, non volevo che le cose prendessero una brutta piega.
<<Lo so, non pretendo nulla in cambio da te. Ma sento che devo raccontartelo, perchè credo che saresti l'unica persona in grado di capirmi>>Non disse nulla; fu un silenzioso invinto per farmi continuare, mentre guardava ancora le stelle incollate al cielo, che sembravano stessero anche loro in ascolto.
<<Sin da piccola mi sono sentita "strana", oppure "diversa". Lo notavo da quanto io detestassi le gonne, il trucco, mettermi le ballerine per una festa oppure giocare con le barbie.
Ho sempre amato giocare con le macchinine, i film di Cars e la lettura, forse tra queste la cosa più normale.
L'unica cosa che accumunava me e le ragazzine che capitavano per sorte in classe con me, era la danza.
La danza è stata per me fin dall'inizio un modo per esprimermi, per far capire a tutti che anche un maschiaccio potesse avere una delicatezza unica mentre ballava sulle mezzepunte.
Volevo che le mie compagne non mi escludessero, volevo fare pigiama party con loro e mangiare dello zucchero filato, anche se la prospettiva per me non mi sembrava molto interessante.
Nonostante mi sforzassi però, la situazione non cambiò affatto>> mi presi un breve momento per respirare profondamente, non volevo piangere davanti a lui.
Intanto si era avvicinato un po' di più, entrambe le nostre gambe erano stese e le nostre scarpe si sfioravano.
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cwtch|| Christian Stefanelli
Fanfiction[storia in corso, iniziata nel dicembre del 2021] Esiste una parola gallese impossibile da pronunciare e da tradurre. «cwtch» non essendo traducibile non possiamo darle un vero significato, ma questa parola è attribuita all'abbraccio in cui ci senti...