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Per quanto io volessi rimanere tra le sue braccia per sempre, lui non era al sicuro e avevo bisogno di spiegazioni.

Ci staccammo portando nel mio animo un freddo insopportabile.

-che ci fai qui? Non dovresti stare qui? -

Corsi a chiudere la porta a chiave mentre aspettavo una sua risposta.

Il suo silenzio mi fece pensare alla reazione che ho avuto abbracciandolo...

Questo legame mi stava rammollendo...

-volevo vederti-

Disse sorridendo, come a nasconder mi del fatto che c'è qualcosa di più.

Lo guardai storto a tal punto da farlo confessare.

-volevo solo avvertirti di ciò che mi hanno detto i prigionieri-

-cosa hanno detto?-

-vedo che non ti perdi in chiacchiere, vogliono prepararti una imboscata,mio padre vuole parlare con te e nel mentre proveranno ad entrare attraverso gallerie sotterranee-

-come hai fatto a saperlo?-

non potevo fidarmi semplicemente della sua parola,nonostante gli avessi dato la possibilità

di conquistarmi.

se voleva che esista un "noi" doveva dimostrare di essere degno di fiducia.

lui sorrise divertito,ma vedevo nei suoi occhi che comprendeva

-ti sorprenderesti se ti dico che ho dei ottimi metodi di turtura-

Da quella affermazione mi partì un brivido di terrore nella schiena.

Io sono contro le torture,anche se avvolte ho dovuto scegliere questo percorso per il bene del popolo.

-credimi ci ho messo 7 giorni a farli confessare,e per ora sò solo questo,ma ora che tu sei qui non ci metteranno molto ad avviare il piano-

lo guardai negli occhi per vedere se ciò che mi stava dicendo era vero,ma non c'era bisogno,sapevo che non mentiva,il mio istinto me lo diceva.

<l'istinto non sbaglia mai>

-credo in ciò che dici,ma dimmi dove sono queste gallerie-

fece un sospiro di sollievo e poi parlò

-sì eccoli sono in questo foglietto-

annuì in silenzio prima di sedermi sul letto morbido mentre torturato quel piccolo pezzo di carta piene di informazioni utili.

lui si avvicinò a me e si mise in ginocchio di fronte a me in modo da arrivare alle mia altezza.

ancora mi chiedo come ogni volta i nostri occhi si incatenano tra loro,come se ne avessero bisogno,come l'ossigeno per i polmoni.

i suoi occhi rossi mi ricordavano le piume dei pappagalli della mia foresta,appariscenti e affascinanti,che risplendevano nella luce del sole e regalano allegria.

per un momento sentì la nostalgia di casa...

pensai all'enorme albero che si trova in mezzo alla foresta dove sono sempre cresciuta,lì c'è un enorme casa tutta in legno dove la mia famiglia viveva:

i miei cugini,zii,nonni,fratelli...

La sua mano calda sfiorò la mia pelle distraendosi dai miei pensieri malsani.

-vedo nei tuoi occhi quello che la tua gente chiama saudade ...-

Sospirai cercando di portare via i pensieri della mia terra

-i tuoi occhi mi hanno fatto ricordare un pezzo della mia casa, mi manca-

-devi tenerci tanto-

-per me quella è casa mia, anche se non ci sono nata o se non vi abbia vissuto per molto, a causa del fatto che i miei ritenevano che potessi diventare più forte solo se vivevo nel posto in cui non appartengo, ma ciò mi lasciò una grande ferita-

Feci una pausa timorosa di dire un pezzo del mio cuore,

Ma quando lui mi strinse la mano e i suoi occhi mi trasmisero fiducia, fu inevitabile dire ciò che pesava al mio cuore.

-anche se non ho vissuto lì, quelle poche volte che ero lì mi sentivo viva, ho una famiglia più bella del mondo, di cui poco conosco e mi sento uno schifo per questo, vorrei aver voluto vivere con loro, avrei voluto essere con loro... Non mi importa se vivevo da povera... Perché nulla per me vale di più che la famiglia e la fede che ho in Deus.

Avrei voluto dirgli ogni giorno che li amavo...

Svegliarmi ogni giorno e non sentirmi sola...

Perché senza di loro mi sento sola, nonostante abbia un fratello, ma lui è ancora piccolo e non capisce ciò che mi affligge nel mio cuore...

Infatti a causa di questa solitudine a volte per passare il tempo dovevo inventare delle persone che mi stessero accanto.... Ma ogni volta che ci penso, più mi rendo conto che in realtà mi sono sempre sollevata da sola...

E nessuno dovrebbe sollevarsi e lottare da solo...

È ciò che più mi manca...-

Vidi nei suoi occhi la comprensione delle mie parole.

Si sedette al mio fianco e, senza preavviso, mi strinse in un abbraccio.

Il suo calore nuovamente mi riscalda l'anima e non potei fare a meno che sprofondare nel suo profumo di ginepro.

-ora per te non sarò ciò che tu tanto brani, ma ogni mio respiro cercherò di esserlo... Sarò quella spalla su cui piangere o quella persona immaginaria che desideri avere al tuo fianco in tempo di dolore... -

Alzai il volto stupita dalle sue parole.

Ma l'incontro dei nostri occhi erano la conferma di un patto sancito dal destino... Un destino intrigato ma che alla fine da una semplice immaginazione diventerà una casa, poi una famiglia e alla fine l'amore che ho sempre desiderato.

Ma queste tappe finiranno sempre come era finito quella notte, tra le coperte calde, i due innamorati uno fra le braccia dell'altro a parlare d'amore con gli occhi e con un destino che si sa come finisce....

La tribù dei lupi bianchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora