Capitolo 15. È guerra aperta

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Spazio autore: Buona vigilia di Natale a tutti!! Spero tanto che questo capitolo vi piaccia molto. Visto che questo mese è a tema natalizio vi voglio avvisare che il 30 e il 1 gennaio usciranno altri due capitoli. Eh sì, questo mese mi sono dato da fare per far uscire prima i nuovi capitoli buona lettura a tutti.







Londra era stata raggiunta, e i ragazzi erano riusciti ad infiltrarsi al ministero.
Erano finiti in una camera praticamente buia, dove l’unica fonte di luce proveniva proprio dalle loro bacchette.
Draco stava cercando di trattenere l’adrenalina, mentre chiudeva la fila. Tuttavia, un brutto presentimento non lo faceva stare tranquillo.
“Questo posto mi mette i brividi, dov’è che dovremmo andare?”, domandò infatti guardandosi intorno, senza riuscire però effettivamente a vedere molto.
Passarono tra file di scaffali con su centinaia di sfere in vetro che però nessuno osava toccare. Harry non aveva idea di doversi dirigere. Era stato convinto, fino a quel momento, che la sua visione dicesse il vero. Adesso però iniziava ad avere il dubbio che Hermione non avesse avuto ragione
“Harry,  guarda qui c’è il tuo nome!”, lo chiamò ad un tratto Neville, indicando una delle sfere di vetro. Il ragazzo si avvicinò a quest’ultima e, dopo averla osservata per qualche secondo, vi passò il dito sopra. Poi si udì una voce provenire da quest’ultima, una voce che, con una certa cantilena, pronunciava ora quella sembrava a tutti gli effetti una profezia. Anche gli altri, incuriositi, si erano avvicinati, tutti tranne Draco. Quest’ultimo infatti aveva compiuto qualche passo in avanti, guardandosi intorno. Il suo presentimento era sempre più reale ed insistente. Fu quando vide qualcosa muoversi nel buio che capì di avere ragione.
“Ragazzi”, sussurrò. “Forse dovremmo...”
Non riuscì mai a terminare la frase, perché in quel momento, intorno a loro, comparve un gruppo di Mangiamorte che in un secondo li avevano accerchiati.
Draco indietreggiò lentamente, fino a scontrarsi con Harry. 
Quest’ultimo, con la mano libera – con l’altra stava infatti stringendo la profezia - lo strinse, senza muoversi o respirare. In quel momento si pentì maledettamente di essere stato tanto sciocco e impulsivo. 
La prima a farsi avanti fu Bellatrix Lestrange, che con la sua cascata di capelli d’ebano e la sua stridula risata, stava ora guardando i ragazzi come se fossero stati lei una predatrice e loro un gruppo di cuccioli indifesi.
“Oh, Neville Paciock”, disse. “Come stanno mamma e papà?”.
“Bene, stanno per essere vendicati!”, esclamò il ragazzo, puntandole la bacchetta contro. Hermione però lo bloccò, in modo che non potesse fare mosse avventate.
La strega si voltò poi verso Draco.
“Ah… Draco… piccolo, caro, Draco. Ma guardati… un bel ragazzo come te è sprecato con… lui”, assunse un’espressione di disgusto.
Harry allora mosse piano le labbra.
“Lei è...”
“Mia zia, sì”, disse lui, guardando fisso la donna. “Ed è completamente pazza”
“Non è questo il modo di rivolgersi ad un familiare!”, squittì lei. “O… forse, qui qualcuno dovrebbe ricordarti cosa sono le buone maniere”
Draco non chiese cosa volesse dire, perché sfortunatamente lo aveva ben capito. Uno dei Mangiamorte si fece avanti. Egli si soffermò a guardare il ragazzo in religioso silenzio, squadrandolo per qualche secondo. Il più giovane compì un profondo respiro e poi parlò.
“Padre”, chiamò freddamente. 
Lucius batté le palpebre. Alla fine, il confronto tanto atteso era arrivato. Non aveva perdonato al figlio per essere scappato così e di aver intrapreso una relazione illecita con un altro ragazzo. E, d’altronde, questo Harry lo aveva capito, soprattutto quando l’uomo lo aveva guardato, solo per un attimo, uccidendolo praticamente con lo sguardo. Poi era tornato a dare attenzioni al figlio.
“Draco”, finalmente”, rispose. “Ma guarda, sono mesi che non ti vedo. Chissà perché avevo la speranza – piuttosto debole in realtà – che te ne rimanessi al tuo posto. Ma ovviamente non sei così intelligente come pensavo”
Il ragazzo assottigliò lo sguardo, furioso. Per anni era stato abituato ad obbedire e a non rispondere, ma adesso aveva imparato che non esisteva sensazione più gratificante del farsi valere.
“Tu non toccherai nessuno di loro, sia chiaro”
Lucius allora sorrise.
“Oh, ma sentitelo. Draco, tu non sei mai stato un tipo coraggioso”, poi guardò il corvino. “Harry… tu non mi piaci e non credo che la cosa sia una novità. Tuttavia, potrebbe finire bene, ma… devi prima darmi la Profezia che stringi in mano. Adesso”
Quella più che una richiesta sembrava un vero e proprio ordine. Era di nuovo calato il silenzio, gli altri Mangiamorte sembravano sull’attenti, come se fossero pronti ad attaccare da un momento all’altro.  Con la coda dell’occhio guardò Draco: quest’ultimo stava chiaramente scuotendo il capo,seppur lentamente.
Fu allora che parlò.
“Ho aspettato tanto. “Posso aspettare ancora. Stupeficium!”
A quel segnale, Draco si staccò – anche se a malincuore - quasi istintivamente dalla sua mano. Come immaginava, era piombato il caos: i suoi amici si erano dispersi e volavano incantesimi ovunque. Ed Harry era anche sparito dalla sua vista.
“Accidenti”, si portò una mano sulla testa. “Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa”
Doveva fare qualcosa. Lo aveva sempre protetto, non poteva non farlo adesso che, più delle altre volte, aveva bisogno del suo aiuto.
Era però importante che non avesse paura, che si isolasse, per quanto difficile fosse. Chiuse gli occhi e si concentrò soltanto sul proprio respiro. Forse non poteva vederlo, ma poteva cercare di proteggerlo anche a distanza, sebbene non avesse neanche mai provato. Il pensiero di non volerlo vedere morto, però, forse sarebbe bastato. Così congiunse le mani come se stesse pregando. L’aria alle sue spalle si mosse, come se si fosse appena innalzato un muro, uno scudo, trasparente. 
Dal lato opposto, Harry, che stava correndo verso l’arco vuoto che si trovava al centro della camera. Si voltò un attimo, vedendo i Mangiamorte dietro di sé che cadevano al suolo come tessere del domino, uno dietro l’altro, come se qualcosa, una forza più grande, li stesse costringendo contro il pavimento. Era quasi certo che non fosse opera dei suoi amici, ma allora…
“Harry!”
“Draco”, esclamò lui, vedendolo corrergli incontro “Sei stato tu…!”
“Sì, non so come ma ha funzionato, temo però che non durerà, dobbiamo…!”
Ancora una volta non riuscì a parlare. Perché, prima che potesse farlo, i Mangiamorte si erano rialzati e li avevano circondati, mentre tenevano in ostaggio i loro amici. A quel punto non avrebbero potuto agire in alcun modo.
Praticamente si trovavano con le spalle al muro, ad ogni loro mossa uno degli altri sarebbe potuto morire.
“Dovevo concentrarmi meglio!”, fece Draco a denti stretti.
“Hai fatto del tuo meglio”, sussurrò lui. 
Il corvino alzò poi lo sguardo, osservando Lucius. Quest’ultimo era incredibilmente composto, ma era evidente che fosse molto infervorato.
“Pensavate davvero che un gruppo di bambini potessero vincere contro di noi? Dammi la profezia o guarda i tuoi amici morire!”
“Harry non osare ascoltare questo bastardo!”, esclamò Draco.
Lucius lo guardò, sorpreso.
“Ah”, scosse il capo. “E’ questo il rispetto che hai per la tua famiglia? Non c’è niente di più sbagliato. E poi… mollare tutto per una sporca relazione con questo qui… è da idioti”
“Tu non sai proprio un cazzo di me!”, urlò, come a voler dar sfogo alla sua rabbia. Non mi interessa quello che pensi, né diventerò quello che vorresti diventassi. Io”, si portò una mano sul cuore. “Preferisco morire che diventare come te!”, poi guardò il ragazzo. “Harry non devi ascoltarlo, per favore!”
Harry era senza parole. Non aveva mai visto Draco così provato. Poteva giurare di vedere le lacrime correre giù veloce per le guance. 
Il suo corpo tremava e il suo battito… aveva quasi l’impressione di sentirlo.
Gli strinse la mano.
“Va tutto bene, Draco”, gli sussurrò per tranquillizzarlo.
“Adesso basta. Mi avete stancato!”
Lucius aveva proferito il verdetto.  Poiché quegli stolti non volevano collaborare, non poteva fare altro che agire ed ucciderli.
Draco era già pronto a farsi avanti, ma in realtà non ce ne fu alcun bisogno.
Alle spalle di suo padre era apparso Sirius.
“Hey, tu!”, lo chiamò quest’ultimo. “Lascia stare il mio figlioccio!”
Dopodiché gli lanciò un pugno ben assestato in viso, facendolo momentaneamente cadere al suolo. Draco, in quel momento, sentì di non aver mai stimato quell’uomo come mai prima d’ora.
“Oh!”, esclamò Harry. “Sirius, sei tu!””
“Sono arrivati i rinforzi, non preoccupatevi!”
Insieme a Sirius, infatti, erano arrivati anche Tonks, Lupin, Kingsley e Moody, che riuscirono a liberare gli altri ragazzi dalla morsa dei Mangiamorte. 
“Draco”, chiamò ad un tratto Harry. “Devi andare con gli altri!”
“Tu sei pazzo, dopo tutto questo non ti lascio solo!”
“Non sono solo. Anche io voglio proteggerti. Andrà tutto bene. Ti prego, devi fidarti di me”
Il biondo deglutì. Si fidava di lui più di chiunque altro. Lentamente indietreggiò, per poi dargli le spalle.
Nello stesso momento, Lucius si era rialzato ed aveva preso poi ad attaccare padrino e figlioccio che, l’uno accanto all’altro, stavano contrattaccando con abilità.
Bellatrix si trovava a poca distante dai tre, i quali però non avevano badato alla sua presenza. Ma Draco se n’era reso conto, e per quanto Harry lo avesse pregato di andare via, non poté farlo.
Prese un respiro profondo e si avvicinò la strega, la quale gli donò un ghigno.
“Oh-oh, caro Draco, che intenzioni hai? Vuoi forse provare a fermarmi?”, lo cantilenò.
Lui tremò. Aveva sempre avuto un po’ paura… di quella donna.
“Non ti permetterò di far loro del male. Dovessi sacrificarmi io stesso”
La strega sorrise ancora, come a schernirlo.
“Povero, piccolo, caro Draco. L’amore ti ha reso proprio debole”
Non facevano altro che ripeterglielo tutti. Che l’amore rendeva deboli e tutta un’altra serie di idiozie. Eppure, lui si sentiva incredibilmente… vivo e forte.
Si irrigidì. Probabilmente lei adesso lo avrebbe attaccato, ma lui non si sarebbe mosso, non avrebbe osato. 
Vide il braccio di Bellatrix muoversi.
“Avada Kedavra!”
Fu un lampo di luce. Aveva creduto, fino a quel momento, che sarebbe stato colpito. Ma il suo bersaglio era stato un altro.
Sirius era passato oltre il velo, dopo essere stato colpito. E lì Harry lo vide diventare trasparente fino a sparire, proprio subito dopo avergli donato un ultimo sorriso.
 Gli ci volle solo un attimo per capire e metabolizzare la cosa Era morto, andato. Via, per sempre.
Remus lo afferrò per tenerlo stretto a sé, mentre un urlo di dolore lo abbandonava. Non poteva essere successo davvero.
Non a lui.
Harry scappò da quella presa, mentre la voce della Lestrange gli rimbombava nella mente.
“Ho ucciso Sirius Black!”, continuava a ripetere, divertita. 
Draco era rimasto immobile. Aveva sentito il cuore fermarsi ed ogni sua certezza sparire. Perché era successo? Perché sua zia non lo aveva colpito e si era invece scagliata contro Sirius?
“H-Harry...”, le sue labbra si mossero piano, nel tentativo di richiamare il ragazzo a sé.
Ma proprio Harry era  corse via, prima di accasciarsi malamente. Sentì la cicatrice bruciare come non mai. E  poi vide Voldemort. Lo aveva tormentato per mesi, e adesso sembrava star facendo di tutto per impossessarsi della sua mente, di tutto se stesso. E probabilmente glielo avrebbe anche lasciato fare, debole per come si sentiva. 
“Non capisci, Harry Potter? Tu non puoi vincere”, gli sentì dire.
E probabilmente aveva ragione. Per quanti sforzi potesse fare, alla fine sarebbe sempre stato destinato ad essere sconfitto.
Ma non era solo. Una figura a lui familiare apparve per aiutarlo: Silente si era fatto avanti, indirizzando lo sguardo su Voldemort.
“Non hai fatto una mossa saggia a venire qui, Tom. Harry, puoi farcela”
Può farcela.
Poteva farcela?
Anche adesso che si sentiva così debole, inutile, completamente in balia degli eventi?
Si irrigidì, spalancando gli occhi, aggrappandosi con tutte le forze alla sua volontà di voler vivere e voler andare avanti.
“No… tu non vincerai. Perché non conoscerai mai cose come l’amore… e mi dispiace per te”, disse chiaramente nella sua testa. Una frase quasi urlata e all’apparenza insignificante, che però lo avrebbe momentaneamente salvato.
Esalò un lungo respiro, prima di chiudere gli occhi e perdere i sensi.
Adesso era di nuovo la calma, adesso era di nuovo il silenzio. 
Con il fiato in gola, Draco lo raggiunse. Nel vederlo accasciato immobile al suolo, fu attraversato da un brivido profondo che gli sconquassò l’anima. 
“Harry!”, urlò chinandosi su di lui. “No, no, amore mio, no… torna da me. Non lasciarmi”.
Gli accarezzò il viso, con la mano che tremava violentemente.
Stupido di un Potter, non osare lasciarmi. Non così, non adesso. Non te lo perdonerò mai.
Stava piangendo. E che importava se il nobile e perfetto Draco Malfoy fosse in preda alla disperazione più totale?
Si accorse in quell’istante che Harry stesse respirando. Flebilmente, ma respirava.
“Va tutto bene, Malfoy”, lo tranquillizzò Silente. “E’ vivo”. 
Harry aprì poco dopo gli occhi, sorridendogli.
“Perché devo farmi quasi ammazzare per farti dire qualcosa di carino?”, domandò debolmente. Il biondo lo osservò per qualche istante, ritrovando nuovamente la forza di respirare. Questa glie l’avrebbe fatta pagare cara. Come aveva osato fargli prendere uno spavento del genere?
Nonostante ciò, sorrise a sua volta, chinandosi poi sul suo petto e prendere a piangere silenziosamente, come un bambino che cercava di nascondersi.
“Harry… Harry… Sirius è...”.
Lui fece un cenno con il capo, sentendo gli occhi bruciare a causa del piano imminente.
“Lo so… lo so...”, sussurrò accarezzandogli la testa.
Non si mossero per qualche istante che parve però un’eternità, tentando di far fronte ad un dolore in verità troppo grande.

Quando furono tornati ad Hogwarts, Draco attese che Harry lo raggiungesse. Quest’ultimo era stato infatti richiamato nell’ufficio di Silente.
Si sentiva strano. Forse era a causa dello shock. Sirius era morto, lui aveva combattuto contro la sua stessa famiglia e Harry… lo aveva quasi perso.
Il solo pensiero gli faceva provare un forte senso di inquietudine. Era sempre stato tutto abbastanza astratto, almeno fino a quel momento. Adesso la guerra era realtà. La loro realtà.
Luna gli sgambettò accanto, allegra come sempre.
“Ciao, Draco”.
“Scusa, Lovegood. Non sono dell’umore”.
La Corvonero piegò la testa di lato.
“Non devi essere triste. Harry sta bene. Sono certa che finché rimarrete insieme non ci sarà niente che potrà farvi del male”.
Malfoy invidiava quella sua capacità di vedere tutto con positività. Non lo avrebbe mai ammesso, eppure era così.
Harry li raggiunse poco dopo. Luna lo salutò, passandogli poi accanto in modo da lasciarli da soli. I due ragazzi si guardarono, senza sapere esattamente cosa dire.
“Come stai?”, Draco gli fece la domanda più stupida che potesse fare. Il corvino allora fece spallucce.
“Sto. Tu sembri molto più sconvolto di me”
“Certo! Bellatrix stava per uccidere me. Ero convinto che l’avrebbe fatto e invece...” , abbassò lo sguardo. Non riusciva neanche a dirlo.
“Guai a te se ti senti in colpa”
“Ma Harry...”
“No, non devi. Sirius se n’è andato ma… non sarà invano. Te lo giuro”, sussurrò avvicinandosi a lui. Il biondo allora annuì lentamente.
“Forse dovrei tornare a casa per un po’”, disse ad un tratto. “Mia madre… probabilmente, dopo tutto questo casino, avrà bisogno di me...”.
Harry fece un cenno con il capo, circondandogli le spalle con un braccio e attirandolo a sé. Con lui accanto, ecco che il dolore diveniva meno bruciante.
Probabilmente perché quello era un fardello che stavano portando in due.

La scelta giusta. (DRARRY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora