Capitolo 26. Villa Malfoy

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Era passato tanto tempo da allora e molte cose erano cambiate. La loro ricerca era andata avanti, c’erano delle cose importanti che avevano scoperto e Ron era tornato sui propri passi. Tutto effettivamente stava sembrando andate bene, forse anche troppo.
Forse Draco avrebbe dovuto immaginarselo. Forse avrebbe dovuto prevedere una cosa del genere. Ma forse neanche lui avrebbe potuto esserne in grado.
Erano stati catturati dai Mangiamorte. Malfoy non aveva avuto il tempo di parlare, né anche solo di pensare.
Se la sua copertura saltava era la fine. Non poteva permettersi di morire. Lui ed Harry si erano promessi che ce l’avrebbero fatta, ma adesso?
Adesso come doveva agire?
Era stato trascinato come un prigioniero nella sua stessa casa. E lì aveva trovato quelli che rappresentavano i membri della sua famiglia. Sua madre, suo padre, Bellatrix, che tanto sentiva di odiare.
Non solo si sentiva un prigioniero. Era trattato come un prigioniero.
Bellatrix gli girava intorno come uno squalo prima di addentare una preda. Voleva muoversi, ma due Mangiamorte lo stavano tenendo fermo.
Tuttavia non avrebbe abbassato lo sguardo.  Se c’era una cosa che aveva sempre avuto era l’orgoglio. Poi arrivò uno schiaffo dritto al suo viso. Fece male ma non era nulla in confronto a quello che avrebbe dovuto affrontare in seguito.
Narcissa fece per dire qualcosa, ma prima che potesse farlo sua sorella parlò.
“Draco… sei forse un traditore? Mh, rispondi. E’ solo questo ciò che voglio sapere”.
Il biondo tentò di respirare, guardando Harry, a sua volta tenuto in ostaggio.
Draco, non parlare.
Io invece parlo eccome. E’ una mia responsabilità.
“Allora?”, fece ancora la strega. “Ti ho fatto una domanda, non costringermi ad usare le maniere forti!”.
Lui chinò lo sguardo, solo per rialzarlo subito dopo e guardarla negli occhi.
“Probabilmente sì. Ma a chi importa. Io non appartengo a questo posto e soprattutto non sono come te”, affermò con disprezzo.
“Ingrato traditore! Sei passato dal lato dei nemici! Lui ucciderà anche te! Cissy, tu… tu lo sapevi...”
“Lei non sapeva niente, nessuno sapeva niente, se devi prendertela con qualcuno, quel qualcuno sono io”.
Bellatrix lo osservò sorpresa. Non avrebbe mai pensato che uno come Draco potesse avere tanto coraggio.
“Certo! Ma certo che ti punirò!”.
Per un attimo il tempo parve fermarsi. Narcissa aveva ben capito cosa stesse per succedere ed era già pronta a scattare.
La strega puntò la bacchetta su Draco, pronunciando:
“Crucio!”.
Malfoy se lo era aspettato. Quella pazza di sua zia adorava infliggere dolore a chiunque fosse un nemico.
E lui… lui era effettivamente un nemico. Si accasciò, avendo come l’impressione che mille mila aghi gli stessero trafiggendo il corpo.
“NO!”, urlò Narcissa, ma c’era qualcuno che l’aveva ampiamente preceduta.
Harry, nel vedere il suo ragazzo in quello stato, fu colto da una rabbia irrefrenabile, ma ancora più forte fu l’istinto di proteggerlo. L’aria si mosse, con una tale forza che Bellatrix fu costretta ad indietreggiare e, di conseguenza, ad interrompere la maledizione. Draco, ancora accasciato a terra, alzò il capo con gli occhi sgranati.
Harry, cosa hai fatto?
Nessuno era a conoscenza del tipo di magia che li legava. Harry se ne rese conto in quell’istante, ma il bisogno di proteggere Draco era stato più forte di qualsiasi cosa.
Narcissa e Lucius sembravano piuttosto sorpresi, così come ogni altro Mangiamorte lì presente, probabilmente perché era accaduto qualcosa in grado di sfuggire alla loro comprensione.
Bellatrix respirò pesantemente.
“Che cosa è successo? Cosa hai fatto, che cosa hai fatto?!”, nel dire ciò si era rivolta al nipote, il quale però aveva a sua volta voltato lo sguardo verso Harry.
Perché lo hai fatto?
La strega intuì, così spostò l’attenzione proprio sul corvino.
“Che cosa hai fatto?!”, grido con un tono che non permetteva repliche.  Harry tremò.
Non aveva intenzione di parlare, sarebbe stato anche disposto a sopportare qualsiasi tipo di maledizione. Tutti gli occhi erano puntati su di loro.
“Anche se lo dico”, mormorò. “Nessuno di voi potrebbe capire”.
“Ah! Il piccolo Potter ha voglia di scherzare, a quanto pare. Molto bene, ti farò parlare io allora!”.
Draco sgranò gli occhi. Quello non era il momento di avere paura. Chinò lo sguardo, avvertendo una grande forza scorrere in sé, il sangue fluire con più energia, il cuore battere forte, così forte che avrebbe anche potuto far male, ma non a lui.
Aveva svuotato la mente e accantonato per un attimo il pieno controllo di sé.
Batté le palpebre e allora il movimento di Bellatrix venne istantaneamente bloccato.
La strega fece una smorfia nel capire di essere stata fermata da qualcosa che non conosceva. Ma aveva intuito fosse a causa di Draco, da come la guardava.
“Ancora tu? Fermatelo!”.
Ma il biondo non la udiva nemmeno. Avrebbero potuto provare ad attaccarlo e ad ucciderlo per quanto volevano, lui non avrebbe potuto comunque sentire nulla, poiché si trovava come immerso sott’acqua, da tutt’altra parte.
Sua madre stessa si rese conto che doveva esserci qualcosa di profondamente diverso in suo figlio, lo aveva capito solamente guardandolo negli occhi. L’amore e l’affetto per quel ragazzo doveva averlo davvero cambiato, risvegliando qualcosa in lui.
Su, Harry. Arrabbiati. Libera tutto.
Lasciarsi andare e liberare tutto?
Questo non lo aveva mai fatto, non aveva idea di quello che sarebbe potuto succedere.
Ma di rabbia nel cuore ne aveva più che a sufficienza, quindi doveva quanto meno provare. Si concentrò, assottigliando lo sguardo e incatenando gli occhi  a quelli della strega.
L’assassina di Sirius, colei che aveva provato a fare del male a Draco.
Ebbe l’impressione che la terra sotto di lui potesse tremare, ed effettivamente ciò in seguito si rivelò non essere solo un’impressione. Qualcosa si mosse per davvero e fu in quel momento che i Mangiamorte abbassarono la guardia. Draco riuscì a liberarsi, nel difficile tentativo di non lasciar scivolare via tutta la magia che gli scorreva in corpo. Era la prima volta che si spingeva a tanto e temeva di lasciarsi andare troppo.
Più che altro, temeva le possibili conseguenze.
A quel punto Malfoy andò in aiuto di Harry, il quale si trovava accanto a Ron. Iniziò uno scontro di incantesimi e lampi di luce, i quali crearono un vero e proprio caos.
“Draco… Draco...”, sussurrò Harry, evidentemente in difficoltà. “Io non so cosa mi succede”
“Tutto ok, Harry. Rimani concentrato, non accadrà niente di male!”.
Poi si mise davanti a lui, come a voler fare da scudo. A quel punto la strega, infastidita dal fatto di non essere riuscita nel suo intento, afferrò Hermione, puntandole la bacchetta alla gola.
Draco imprecò mentalmente.
Merda. E adesso?
“Bene, direi che forse ora sarete disposti a fare i bravi! Oppure, penso che sapete cosa potrebbe accadere alla vostra amica! Lucius, chiama lui!.
Harry sapeva che con quella donna diabolica non si scherzava affatto. I suoi occhi verdi si posarono poi un po’ più sopra, precisamente sul lampadario che pendeva sopra la testa di Bellatrix.
Lì vide Dobby tentare di manometterlo.
Subito il corvino fece segno a Draco di parlare e quest’ultimo dovette trattenere il suo stupore.
Prima che Bellatrix potesse fare qualcosa per fermarlo, il lampadario le cadde addosso. Hermione sfuggì alla sua presa, riuscendo a raggiungere i suoi amici.
“Cavolo, amo quell’elfo!”, fece Draco. “Adesso andiamo via di qui, svelti!”
“Narcissa!”, la chiamò a quel punto la sorella. “Fa qualcosa!”.
Lady Malfoy mosse effettivamente il braccio, senza reale intenzione però di attaccare. Fu in quel momento che Dobby le rubò la bacchetta, scatenando lìira della Lestrange.
“Come osi tu togliere la bacchetta ad una strega, alla tua padrona?”
“Dobby non ha padroni, Dobby è un elfo libero! Ed è venuto qui per salvare Harry Potter!”.
Poi accadde tutto tutto in meno di un istante. I ragazzi fecero per materializzarsi, mentre la bacchetta della strega si avvicinava per colpirli, probabilmente per ucciderli.

E poi si ritrovarono fuori, da tutt’altra parte. Draco annaspò pesantemente, con le mani contro il terriccio umido. Poi tossì. I suoi muscoli, prima terribilmente tesi, si erano adesso rilassati ad un tratto, causandogli dolore.
“Oh… state… state tutti bene?”.
Hermione e Ron, storditi ma salvi, erano accanto a lui. Harry si sollevò appena, anche lui parecchio malconcio. Dobby si era smaterilializzato con loro, ma a differenza dei ragazzi era stato ferito mortalmente.
“No!”, esclamò Harry, trascinandosi vicino il corpo dell’elfo. “Dobby! Hermione! Puoi curarlo? Ti prego, fa qualcosa!”.
La ragazza aveva su però un’espressione terribile.
“Ah… Granger?”, la chiamò Draco.
“Mi dispiace ma… non c’è niente che posso fare”
“Cosa?”, sussurrò il corvino. “Ma non può essere. Hey, Dobby. Lui sta… sta...”.
Con il cuore in gola, Draco si inginocchiò accanto ad Harry. Non avrebbe parlato, non avrebbe detto nulla, poiché semplicemente non ci sarebbe stato nulla da dire.
“Stare con i suoi amici. Dobby è felice di poter stare con il suo amico Harry Potter”.
Quelle furono le ultime parole dell’elfo domestico, il quale spirò poi tra le braccia del ragazzo. Harry avvertì male al cuore.
Quella era una delle tante perdite che aveva subito, che probabilmente avrebbe subito ancora, ma senza mai abituarsi.
Perché… come ci si abituava a certe cose?
Di lacrime ne aveva versate tante e sicuramente avrebbe dovuto versarne ancora
Era la guerra… era la vita.

I ragazzi decisero di dare all’elfo una degna sepoltura. Sfortunatamente non c’era tempo per piangersi addosso, ma Harry sentiva il cuore troppo pesante, oltre a sentirsi completamente svuotato, anche a causa di ciò che era accaduto poco prima.
Draco, dopo averlo osservato per minuti interminabili osservare una lapide, si decise a parlare.
“Mi dispiace per quello che è successo. Non ci posso pensare. Ed è qualcuno che fa parte della mia famiglia che ha fatto questo...”
“Lo… lo so, Draco”, sospirò. “Purtroppo è andata così. Adesso mi sento totalmente sfiancato per quello che è successo poco prima. Dopo che mi hai detto “lasciati andare” ho sentito come se non potessi più controllarmi. E’ stato strano, mi sono sentito così forte da avere quasi paura”
“Anche io… tranne per la paura. Non avevi paura. Volevo solo proteggerti. Capisci adesso perché in questa guerra devo starti accanto? Perché il nostro è un tipo di magia che né lui, né  nessuno come lui, potrà mai capire e quindi affrontare. E poi… voglio che questa la tenga tu”.
Dicendo ciò tirò fuori la sua bacchetta. Quella di Harry era infatti stata distrutta poco tempo prima.
“La tua bacchetta? No, Draco. Non posso”
“Lei saprà aiutarti così come ha aiutato me. E poi… sì, credo che serva più a te che a me in questo momento”, affermò sorridendo.
Harry sospirò, deciso ad accettare quel dono.
“Grazie… e grazie di starmi vicino”
“… Da ben sette anni, aggiungerei”, affermò lui. Poi lo attirò a se, stringendolo.

La fine stava arrivando.

La scelta giusta. (DRARRY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora