Capitolo 21. È una questione di scelte

53 1 0
                                    

A Draco avevano sempre insegnato che piangere fosse una cosa da deboli.
Per questo motivo era sempre stato bravo a trattenere le lacrime. Poi era arrivato Harry e tutto era cambiato. Con lui non aveva più sentito il bisogno di trattenersi, di fingere. E ciò poteva essere un bene come un male.
“Spero che tu stia scherzando! Gli hai detto tutto?”.
Piton era visibilmente sconvolto. Non riusciva a capacitarsi di come Malfoy avesse potuto dire tutto a Potter… beh, quasi tutto.
“Non esattamente. Sa che sono un Mangiamorte, ma non sa del compito che mi è stato affidato. Temo che quando lo scoprirà, allora sì che mi odierà”
“Smettila di piagnucolare”, lo ammonì severamente. “E’ per questo che sono qui. Io dovrò intervenire nel momento in cui tu vorrai tirarti indietro”
“Ma lui… lui ha scelto me”, sussurrò portandosi una mano sul cuore. “Io sono il Prescelto, non è giusto che qualcun altro lo faccio al posto mio”
“Ci sono tante cose che non sono giuste. Ma smettila di volerti prendere delle responsabilità così grandi. Lo sai che non ce la farai. Non puoi”.
Non poteva e non voleva. Cosa doveva fare?
Tante cose non erano giuste, era vero, così come era vero che tante cose non fossero facili. L’amore, per esempio, era indubbiamente una cosa delle cose più difficili. Draco sollevò lo sguardo.
Harry mancava già da un po’, era partito insieme a Silente.
“Tornerò presto”, lo aveva rassicurato. Ma sì. Certo che sarebbe tornato presto.
Doveva ammettere che gli mancava. Gli mancava davvero tanto.
Anche solo la sua presenza, il pensiero di averlo lì. Tutto era reso ancora più difficile dai sensi di colpa . Ultimamente non pensava ad altro, solo al senso di colpa che lo attanagliava e che, ne era certo, sarebbe diventato ancora più insostenibile in seguito.
Chiuse gli occhi, sospirando.
“Se non mi fossi innamorato di lui, la storia sarebbe andata diversamente”
“Forse. Questo non potremo mai saperlo. E’ tutta una questione di scelte, sempre. La tua, Malfoy, qual è?”.
Scelte.
Tutto partiva da delle scelte.
Come al primo anno, quando Harry aveva accettato la sua amicizia, che si era poi trasformata in un sentimento intenso e profondo.
Come adesso, dove poteva scegliere da quale parte stare.
O ho già scelto da che parte stare?
Tremò all’improvviso, alzandosi di scatto. Qualcosa era cambiato nell’aria.
“Adesso cosa c’è, Malfoy?”, domandò Piton.
“E’ qui”, sussurrò. “E’ tornato”,
Draco aveva ragione. Ma Harry e Silente non erano gli unici ad essere arrivati ad Hogwarts: il Marchio Nero era sospeso sopra il castello. Questo poteva significare una cosa sola: i Mangiamorte stavano per attaccare.
Fu colto dal panico.  Sapeva che, da quel momento in poi, non avrebbe più avuto tempo per pensare.

Hogwarts fu attaccata. Studenti e insegnanti si erano ritrovati a dover cercare di difendere la loro scuola. Harry corse, corse a lungo, guardandosi intorno e cercando di scorgere la sua figura.
Fu solo la mano di Hermione a riportarlo momentaneamente alla realtà.
“Harry!”, lo chiamò l’amica, seguita da Ron.
“Hermione, ragazzi!”, li chiamò. “Dov’è Draco? Lo avete visto?”
“No! Ma ti prego, devi stare attento! Non c’è tempo per questo!”
“C’è tempo eccome, invece!”, si guardò ancora intorno. “Ho perso Silente di vsita, devo trovarlo!”
“Harry, aspetta!”.
Ovviamente, i tentativi dei suoi amici di richiamarlo furono del tutto inutili: Harry aveva un solo obiettivo: trovare Draco.
Non aveva un bel presentimento.

Malfoy, dal canto suo, aveva raggiunto la Torre di Astronomia. Il braccio teso, nelle orecchie soltanto il battito insistente del suo cuore.
Di paura, Draco ne aveva provata tanta e molto spesso nel corso della sua giovane vita.
Ma mai come in quel momento.
E lì, anche lì, gli veniva da piangere. Ma, ancora una volta,  avrebbe tentato di non farlo. Era stata sua la colpa, lui che aveva accettato quell’incarico.
Era stato il Signore Oscuro a darglielo, aveva forse altra scelta?
Sì, c’è sempre una scelta. Meglio morire che uccidere.
Silente gli dava le spalle. Sembrava sapere che lui fosse lì, sembrava starlo aspettando.
Si voltò a guardarlo, il tono e lo sguardo tranquilli come sempre.
“Buonasera, Draco. Cosa ti porta qui?”
“E’… è da solo? L’ho sentita parlare”, domandò.
Harry aveva nel frattempo raggiunta la Torre. Riconobbe immediatamente la voce di Draco, ed ebbe come primo istinto quello di saltar fuori. Ma, nel sentirlo parlare con Silente, rimase nascosto ad ascoltare.
“Io parlo spesso da solo. Ti sei posto delle domande, Draco?”.
Il ragazzo allora puntò la bacchetta sull’uomo.
Di domande se n’era posto e se n’era posto tante. Aveva quasi perso la testa, nell’essere costantemente combattuto tra il dovere e ciò che sentiva.
“Draco… tu non sei un assassino”, sussurrò Silente.
“Come sa cosa sono?”
“So dei tuoi tentativi.. la collana maledetta…il veleno nell’idromele. Credo che fino in fondo tu non ci abbia mai creduto”.
Certo che non ci aveva creduto. Come poteva uccidere l’uomo che, primo fra tutti, aveva accettato la relazione fra lui e Harry?
L’uomo che li aveva tanto consigliati, aiutati nel momento del bisogno?
Aveva fatto tanto per loro. E lui era davvero così che lo ripagava?
“Non capisce”, affermò con la voce spezzata. “Io sono stato scelto, lui si fida di me”.
Harry trattenne il fiato, avendo l’impressione di sentirsi male.
“Ti faciliterò la cosa”, con quella frase. Silente mostrò la sua totale resa.
“Expelliarmus!”, esclamò il ragazzo disarmando il preside.
“Non sei solo”, costatò quest’ultimo “Com’è possibile?”
“C’è un Armadio Svanitore nella stanza delle necessità”
“Ce n’è uno uguale...”
“Da Magie Sinister”
“Draco… anni fa conobbi un ragazzo che fece tutte le scelte sbagliate. Lascia che ti aiuti”
“Non voglio il suo aiuto!”, esclamò. “Devo ucciderla… o lui ucciderà me. E io non posso permettermi di morire!”.
Harry lo udì. Lo udì forte e chiaro. In quel momento, le poche certezze che aveva crollarono come vetro, infrangendosi al suolo. Non era possibile.
Era questo ciò che Draco gli aveva tenuto nascosto. Un segreto così grande, un fardello così pesante, che si era tenuto per sé, solo per sé, per tutto quel tempo.
Scosse il capo. Si rifiutava di credere che lo avrebbe fatto. Draco non era un assassino.
Non lo era.
Non lo era.
Non lo era.
Non stava accadendo, non a lui. Il ragazzo di cui si era innamorato non avrebbe mai ucciso nessuno, mai!
Draco, so che puoi sentirmi. Cosa stai pensando di fare? Fermati, fermati.
Mio Dio, fermati!
Il biondo sentì il suo pensiero, ma non ebbe neanche il tempo di rispondere mentalmente.
Alle sue spalle comparirono altri Mangiamorte, tra cui Bellatrix, la quale gli si avvicinò, con un ghigno stampato in viso.
“Ben fatto, Draco. Davvero molto, molto bravo”.
Lui rabbrividì. Non voleva stare così vicino a lei, non dopo quello che aveva fatto.
“Buonasera, Bellatrix. Credo sia giunto il momento delle dovute presentazioni”
“Mi piacerebbe, Albus. Ma vedi, non c’è tempo”, rispose la strega. “Coraggio, Draco. Fallo! Che aspetti?!”.
Già? Cosa stai pensando?
Fallo.
Per mesi non hai aspettato che questo.
Harry chiuse gli occhi. Non poteva permettersi di starsene lì nascosto senza fare nulla.
Doveva agire.. agire… agire…
Piton gli arrivò accanto, facendolo sussultare. L’insegnante gli fece segno di tacere , passandogli poi davanti.
Draco lo vide. Non poteva farglielo fare. Non era giusto. Niente era giusto. Perché Silente doveva morire per mano di uno di loro? Perché a lui?
Harry… Harry… spero che potrai perdonarmi.
Indietreggiò.
Coraggio… io non so cos’è il coraggio. Non sono mai stato coraggioso.
“Severus”, chiamò Silente. “Ti prego”.
Lui però sembrava impassibile. Con uno scatto, mosse la bacchetta.
“Avada Kedavra”.
Un lampo di luce colpì il preside di Hogwarts. Harry, immobile, lo vide vacillare e lo vide cadere, inesorabilmente.
Morto.
Era ormai morto.
Urlare.
Volle urlare. E lo fece, internamente.
Piton e  i Mangiamorte si allontanarono alla svelta, tutti ad eccezione di Draco, rimasto lì, con gli occhi vitrei e fissi su un punto indefinito. Fu in quel momento che Harry saltò fuori, gli occhi carichi di rabbia.
L’espressione che tanto aveva temuto di vedere.
“Harry...”, lo chiamò con un sussurro. Non aveva neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.
“Perché?!”, esclamò il corvino andandogli contro. “Dimmi perché?! Perché sei arrivato a questo punto, eh?! Sei uno schifosissimo bugiardo, ecco cosa!”
“P-perdonami, Harry..”, balbettò. Le lacrime avevano nuovamente preso a scorrere sulle sue guance. Perché davanti a lui perdeva ogni volontà?
“Perdonarti?! Tu…! Stavi per ucciderlo! Lo avresti fatto! Perché, Draco?! Mi fidavo di te, fino alla fine io ho creduto in te!”
“Non volevo arrivare a questo punto”
“Sì che lo volevi! Ti odio. Ti odio. Ti odio così tanto...”.
Ma ti amo anche così tanto. Ed è per questo che mi fa così male.
Il biondo sentì quel suo pensiero, mentre lo osservava accasciarsi al suolo.
C’era una cosa che temeva quasi quanto la morte stessa: l’odio da parte sua.
Harry piangeva. In modo disperato e per tanti motivi diversi. Per la morte del preside, per la stupidità nel non aver voluto vedere la realtà, per il curoe che faceva così male.
Alla fine, Draco non era un assassino. Non aveva fatto nulla. Ma il fatto che ci fosse stato così vicino, bastava ad Harry  per renderlo furioso nei suoi confronti.
Malfoy non osò fiatare. Meritava tutto. Gli insulti. L’odio. Tutto.
Doveva immaginarsi che sarebbe andata così.
Lo aveva scelto lui.

Qualche giorno dopo, fu celebrato il funerale di Silente. Tutti gli alunnie  insegnanti erano lì per ricordare il più grande preside che Hogwarts avesse avuto la fortuna di avere. C’era molto sgomento nei cuori di ognuno, in quello di Harry in particolare. Tuttavia, al funerale non versò una singola lacrima.
Aveva già pianto a sufficienza, aveva gridato, sofferto, poi si era calmato e, adesso, la mente stava tornando, pian piano, ad essere più lucida.
Fu una celebrazione molto sentita, tuttavia Harry non riuscì a concentrarsi del tutto.
Chissà lui dov’era?
Cosa faceva?
Cosa sentiva?
Il cielo sopra le loro teste divenne grigio, ma fortunatamente il funerale terminò prima che potesse iniziare a piovere.
Il ragazzo era rimasto lì, con lo sguardo attonito. Quando i suoi amici lo avevano richiamato a loro, lui aveva riposto dicendo che li avrebbe raggiunti in seguito.
Aveva bisogno di stare un attimo da solo, ad ascoltare il rumore del silenzio.
Dov’era? Si era aspettato quanto meno che venisse.
Ma forse si era aspettato troppo. Dopo tutte le bugie e le parole non dette, come poteva anche fidarsi di lui?
Sono proprio uno stupido.
“Sì, Potter. Sei proprio uno stupido”.
C’era solo una persona che lo chiamava con quel tono. Il corvino si voltò e lo vide. Draco lo osservava con gli occhi spenti. Strano, la sua voce era sembrata così stranamente normale.
“Sei venuto...”, sussurrò Harry senza scomporsi.
“Avrei voluto esserci prima, ma… non so come avrebbero reagito gli altri, adesso che tutti sanno”
“Capisco”, disse chinando lo sguardo. “Dimmi, Draco. Lo avresti fatto davvero? Lo avresti ucciso, se Piton non fosse intervenuto?”.
Malfoy si irrigidì. Come poteva sapere cosa avrebbe fatto?
Era stato ad un passo dal decidere. E gli era stata data la possibilità di non scegliere.
“Se non lo avessi fatto… sarei morto...”
“Ah, ti prego! Non voglio crederci, non posso! Io ti ho visto vacillare, ti ho visto indeciso!”
“Cosa… cambia? Tu mi odi, adesso. No? Cosa ti cambia, saperlo?”.
Harry aggrottò  la fronte e, senza pensarci due volte lo schiaffeggiò forte. Draco batté le palpebre.
“Mi hai appena schiaffeggiato?”
“Sì, maledizione! Così forse torni in te!”, esclamò iniziando a scuoterlo. “Forse non ti rendi conto che io ho seriamente avuto paura di perderti!”
“E’ per questo che dovevo farlo, non volevo mor...”
“Non intendo questo! Se lo avessi ucciso, ti avrei perso! Saresti stato come loro!”
“I-io sono come loro!”
“Bugiardo! Puoi avere un marchio sulla tua pelle, questo non ti rende uno di loro! Ti ho odiato. E’ vero. Magari ti odio ancora, perché se me e avessi parlato avremmo potuto risolverla insieme. Ma allo stesso tempo, io...”, eccole di nuovo lì, le lacrime. “Mi sento in colpa. Perché non posso neanche immaginare cosa voglia dire portarsi dentro quello che tu hai portato! Adesso capisco tutto. E se solo avessi saputo, ti avrei aiutato!”.
Malfoy era senza parole. Così adesso era lui quello che si sentiva in colpa? Lui che non aveva fatto niente?
“La colpa è mia. Tu non c’entri niente. Se non fosse stato per te, sarei crollato del tutto. Harry… lo so che non ti fiderai mai più di me, ma voglio che tu sappia che ogni cosa che faccio, dico, penso… è per proteggere te. Perché ti amo. Sono stato orribile in questi mesi, lo so. Perché non mi lasci? Perché non ti liberi di me? Perché non...”.
Le parole furono interrotte dal bacio di Harry. Un bacio lungo, disperato. Il corvino aveva chiuso gli occhi. Adesso lo abbracciava stretto, mentre la pioggia iniziava a cadere. Draco portò le mani sul suo viso, per tenerlo vicino a sé, godendo di quel calore che aveva temuto di non poter più sentire.
Ti amo.
“H-Harry...”, ansimò.
“Non ti lascio. Non posso. Non voglio. Draco… da questa cosa dovremo uscirne. Io e tu insieme, okay? Non importa in che modo”.
Malfoy annuì piano.
Dio, devi essere un angelo.
Harry sorrise.
“Non sono un angelo. Solo un essere umano. Come te”
Mi sto fidando. Sono un pazzo. Non deludermi.
Non lo farò. E’ tutta una questione di scelte. E io sto scegliendo di andare avanti con te.
Il corvino sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“Guarda… piove...”.
Draco lo imitò.
“Sì… piove”.










SPAZIO AUTORE: DAJE REGÀ SIAMO QUASI ALLA FINE!! NON DIMENTICATE DI LASCIARE UNA STELLINA, COMMENTARE, SEGUIRMI E CONDIVIDERE LA STORIA CON I VOSTRI AMICI, FAMIGLIARI CON CHI VOLETE. ALLA PROSSIMA GUYS

La scelta giusta. (DRARRY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora