Capitolo 20. Lasciarsi andare

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Harry non poteva credere di essere stato tanto stupido da accettare un ruolo tanto infame: quello del fidanzato che doveva fingere.
Era stanco di fingere, era una cosa che aveva sempre odiato.
Ricordava bene quando lui e Draco avevano iniziato la loro relazione: lì erano stati giovani ed erano stati costretti a celare tutto, non avendo idea di come affrontare il mondo.
Ma, adesso, le cose erano nettamente diverse. Draco non era più un ragazzino.
Malgrado i suoi soli sedici anni, aveva negli occhi una luce strana, che non gli era mai appartenuta ma che adesso non lo abbandonava mai.
Sembrava spento. E fingeva. Fingeva anche lui, fingeva che fosse tutto a posto, ma non c’era niente che andasse per il verso giusto.
Non era solo la lontananza a far stare male Harry. Su quella poteva anche passarci.
Era piuttosto la sensazione di non poter respirare. La sensazione di angoscia che provava.
Probabilmente doveva essere un presagio. Il presagio che Draco si fosse cacciato in un guaio più grosso di lui.
Un presagio che aveva avuto sin dall’inizio.
Ma Ron e Hermione tentavano di tranquillizzarlo: Draco non lo avrebbe mai tradito!
E lui voleva anche crederci. Avrebbe tanto voluto farlo, ma non riusciva.
Il tempo passava e ad Hogwarts succedevano cose strane.
Una loro compagna, Katie Bell, aveva rischiato di morire, aveva toccato una collana che portava su di sé una sorta di maledizione.
Era ovvio che fosse stato fatto di proposito, ma la domanda era… da chi?
Harry si era interrogato a lungo, tentando però di non farsene un’ossessione.
Questo, almeno, fin quando non era toccato a Ron.
Il corvino arrivò di cosa in infermeria, trovando l’amico steso sul letto, seguito da Hermione.
Ad avergli quasi fatto perdere la vita, era stato del veleno.
Veleno nell’idromele, ma chi diamine poteva pensare ad un piano del genere?
Lavanda Brown, la sua “fidanzatina”, gli stava addosso in maniera soffocante.
Ma ad un tratto Ron si sollevò appena, cercando le attenzioni di Hermione che fu, dal canto suo, felice di dargliele, prendendosi anche una piccola vendetta personale contro quell’oca giuliva.
“Quello che sta accadendo è strano”, commentò poi Harry. “Due studenti hanno rischiato di morire a distanza di poco l’uno dall’altro”
“Non devi preoccuparti”, lo tranquillizzò Ron. “Adesso sto bene”
“Sì, stai bene. Ma il prossimo chi sarà? Perché agire in questo modo? Non capisco”
“Harry”, lo chiamò Hermione. “Non starai pensando a cose strane, vero?”.
Il ragazzo provò un brivido. Sembrava che anche lei adesso fosse in grado di leggergli nel pensiero.
Come primo sospettato gli venne in mente Draco. Ciò lo fece sentire una persona orribile. Come poteva sospettare della persona che amava?
“Io… io devo andare a cercarlo”, sussurrò.
“Ma, Harry...”
“Vado a cercarlo...”, ripeté poi.
Necessitava di vederlo, di parlargli. Questa volta non gli avrebbe permesso di fare il vago, era arrivato al limite della sopportazione.
Harry si servò della Mappa del Malandrino per trovare Draco. Quest’ultimo si trovava nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Subito, non poté fare a meno di pensare a cosa diamine stesse combinando lì.
Accantonando ogni pensiero, si diresse verso quella direzione. Entrò lentamente e lo vide quasi subito.
Draco era strano. La sua espressione era stralunata, gli occhi sgranati e, inoltre, sembrava star parlando da solo, come se stesse delirando.
Lo vide fremere, lo vide tremare, un tremore che doveva provenire dal profondo della sua anima.
Il biondo sussultò violentemente quando si accorse di non essere più da solo.
Sollevò per bene lo sguardo e allora poté mostrare finalmente il suo viso: erano lacrime quelle che gli solcavano le guance. Ciò turbò non poco Harry che, da quando lo conosceva, lo aveva visto piangere davvero raramente.
“Draco!”, lo chiamò.
“Vai via, Harry”, intimò.
“Io non me ne vado, scordatelo. Che cos’hai? Perché piangi?”
“I tuoi pensieri mi dicono che non è per questo che sei qui”, affermò con un sorriso amaro.
Harry allora divenne serio.
“C’è una cosa che devo chiederti. Una cosa che avrei dovuto chiederti molto tempo prima, ma che non ho mai avuto il coraggio di chiederti perché… probabilmente per paura di sapere la verità. Mi sono comportato da codardo, me ne rendo conto. Ma adesso devo sapere. Draco, tu...”, la voce sembrava non volere uscire. “… Tu sei un Mangiamorte?”.
Anche il biondo adesso era serio. Non si era neanche premurato di asciugarsi le lacrime.
“Cambierebbe qualcosa?”
“Cavolo, sì!”, fece Harry nervoso. “Draco, parla. Fin ora ho accettato i tuoi modi di fare strani, le tue assurde richieste e ho sopportato il modo orribile in cui mi hai trattato.  Adesso però non intendo più farlo. Parla, ho detto!”.
Era raro che alzasse la voce con lui. Ma in quel momento si sentiva talmente nervoso che temeva davvero che la sua magia potesse sfuggirgli di mano e ferirlo.
“Stai lontano, non ti avvicinare!”, esclamò Draco frenandolo con un freddo gesto della mano. “Oppure… sarò costretto a farti del male”.
“Farmi del male? Vuoi farmi del male? Va bene allora, fallo. Tanto peggio di quello che mi hai già fatto non potrà essere, no? Avanti. Perché non mi lanci un incantesimo? Con certe cose dovreste essere bravo...”
“Basta!”.
Draco non si mosse. Così come non riuscì a trattenersi. Harry sentì l’aria muoversi e un’energia potente spingerlo all’indietro e costringendolo contro il pavimento, senza la possibilità di respirare.
L’altro se ne accorse e, in preda al panico, si chinò su di lui.
“No! Cosa ho fatto? Harry…?”.
Quest’ultimo si sollevò con un potente sforzo, annaspando.
“Dimmi. La. Verità”, disse a denti stretti. Nei suoi occhi, la luce di chi non si sarebbe arreso prima di ottenere una risposta.
Malfoy si lasciò cadere seduto, la testa bassa come un cane bastonato.
A volte, i gesti valevano più delle parole. Lentamente prese ad arrotolarsi la manica della camicia, fino a lasciare l’avambraccio scoperto.
Lì, Harry ebbe la conferma ai dubbi che per tanto tempo lo avevano attanagliato: il Marchio nero.
La sua prima reazione fu di sgomento totale, malgrado se lo aspettasse già.
Poi provò rabbia. Tanta rabbia. E delusione.
“Come hai potuto...”, sussurrò guardandolo con disprezzo.
Era proprio quello ciò che Draco avrebbe voluto evitare di vedere.
Il suo disprezzo, la sua delusione, aveva taciuto solo e soltanto per evitare un momento come quello. Ma era stato inutile.
“Non ho avuto altra scelta...”, bisbigliò senza trovare il coraggio di guardarlo in viso.
“C’è sempre una scelta! Ti rendi conto che mi hai tradito? Hai tradito tutti quelli che credevano in te!”
“Non sono davvero dalla loro parte!”
“Ah, no? E come pensi che io possa crederti, adesso?  Tu non mi hai detto una cosa fondamentale”
“E’ esattamente per questo che non volevo dirtelo, per non deluderti!”
“Per non deludermi?!”, Harry sembrava furioso come non mai. “Bene, direi che non ci sei riuscito”, chinò lo sguardo anche lui, apparentemente calmandosi tutta ad un tratto. “Per tutto questo tempo mi sono arrovellato il cervello per tentare di dare una spiegazione plausibile ai tuoi atteggiamenti. Ho cercato di allontanare l’evidenza e la realtà che mi si paravano davanti, come… come un perfetto idiota! Ma più di tutti… sì, più di tutti… io mi sono sentito abbandonato, mi sono sentito abbandonato da te! Tu mi hai abbandonato!”.
Draco aveva spalancato leggermente gli occhi nell’accorgersi  di come Harry stesse piangendo. Non erano soliti a lasciarsi andare alle lacrime tanto facilmente, forse anche per questo, vederlo in quello stato, gli provocò una fitta al cuore.
“Io non ti ho mai abbandonato”, sussurrò allungando una mano sul suo viso.
Il corvino però lo fermò, afferrandogli il polso.
“Ti odio”, disse sottovoce, con la voce strozzata dal pianto. “Ti detesto per quello che hai fatto”
“Non ci crederò mai”
“Voglio sapere perché”, mormorò ad un tratto. “Perché sei diventato uno di loro?”
“Ti ho già detto che non avevo altra scelta”, sussurrò il biondo avvicinandosi, come  se avesse paura di essere udito da qualcuno. “Credevo che sarei riuscito a  destreggiarmi bene nella doppia posizione in cui mi trovo.  Magari mi sarei anche reso utile in qualche modo, ma poi… il Signore Oscuro… c’è una cosa che vuole da me… c’è una che vuole che io faccia...”
“Che cosa, Draco?! Cosa vuole che tu faccia? Dimmelo!”
“Perdonami, Harry. Perdonami, non posso dirtelo. Tenteresti di fermarmi e non posso permettermi di metterti in mezzo”.
“Ma avevamo detto che ci saremmo detti tutto, che non avremmo avuto segreti! E adesso mi vieni a dire che tu e Voldemort avete un segreto? Tutto ciò è ridicolo, non ci posso credere!”.
Harry aveva preso a scuoterlo, forse nella speranza di farlo ritornare in sé.
Non riusciva davvero a crederci che la persona che avesse davanti fosse la stessa di cui si era innamorato. Talmente era accecato dalla rabbia da non accorgersi neanche del suo sguardo sofferente.
“Non dannarti più. Anzi, ti conviene lasciarmi andare adesso. Perché prima o dopo non fa differenza. Ammetto che ho tentato di allontanarmi da te per cercare… forse per cercare di lasciarti andare lentamente, in modo da non protrarre a lungo questa sofferenza e...”.
Draco non vide neanche arrivare lo schiaffo di Harry.
Un gesto piuttosto inconsueto da parte sua, un gesto carico di rabbia, ma anche di preoccupazione a amore.
“Ma ti rendi conto di quello che dici?! Lasciarmi andare lentamente, sei un totale idiota, Draco Malfoy! Come puoi anche solo pensare che voglia lasciarti? E lo ammetto, lo meriteresti. Una parte di me vorrebbe anche farlo, ma la parte di me innamorata di te sente che non può farlo, nonostante ciò. Perché forse, brutto stupido, è di questo che ti sei dimenticato, che ti amo!”.
Il corvino tremava, stava in tutti i modi tentando di trattenere il suo pianto isterico.
E lo avrebbe amato anche quando… anche quando avrebbe fatto ciò che doveva fare?
Si sforzò di non pensare.
“Io non l’ho… mai dimenticato...”, confidò.
No che non l’aveva mai dimenticato. Aveva sofferto e soffriva tutt’ora, soffriva nel non poter parlare, nel non potergli dirgli ciò che avrebbe  voluto dirgli.
Si avvicinò ancora, stavolta riuscendo ad afferrargli il viso e a guardarli dritto negli occhi.
“Harry… lo so che ti sembra difficile, ora come ora, credermi. Ma su una cosa puoi star certo: io ti proteggerò. Ad ogni costo, anche a costo di morire, anche a costo di dover fare delle cose sbagliate, ma ti proteggerò. Non posso fallire, non voglio.
Tu non sai come vorrei dirti tutto, davvero, ma non posso. Sappi solo che ci sono a vegliare su di te”.
Rimase ad ascoltarlo, mentre riprendeva a tremare. Voleva proteggerlo, ma come?
Nonostante non se lo spiegasse, Harry si sentì maledettamente bene nel sentirgli pronunciare quelle parole. Era arrabbiato con lui, ma da un lato era forse sollevato di essersi tolto il dubbio.
Malgrado non volesse – non se lo meritava -  scattò in avanti e lo baciò.
Appassionatamente come non faceva da troppo, troppo tempo.
Non lo voglio, ma lo voglio, è assurdo e illogico. Ma dopotutto, c’è mai stato qualcosa di logico in tutto questo?
Draco sorrise nell’udire quel pensiero, non osando staccarsi da lui.
Erano due le sue scelte: compiere quella missione, essere odiato e continuare a vivere, o fallire e morire, senza la possibilità di continuare a proteggere la persona che amava.
Una scelta che non era mai stata così difficile. Harry si staccò dal bacio, asciugandogli una lacrima ormai secca sul viso. Era un po’ freddo, chiaramente non voleva sbilanciarsi troppo, visto che c’era ancora qualcosa che non sapeva.
Si sollevò, respirando profondamente.
“Gli Horcrux. E’ di questo che ho parlato con Silente, ultimamente”, cominciò a dire. “
“Horcrux?”
“E’ un oggetto in cui una persona può conservare un frammento della propria anima, in modo da garantirsi l’immortalità. E’ questo quello che Voldemort ha fatto,  ha creato più di un Horcrux per preservare la sua anima. Silente li ha cercati, tuttavia ne mancano alcuni. Non potevo dirtelo, è un’informazione strettamente riservata. Spero vivamente che tu non voglia tradirmi”
“Lo sai che non lo faccio”.
Harry fece spallucce.
“Ci sono tante cose che non so. Comunque sia, molto probabilmente io e Silente dovremo allontanarci da scuola per cercare uno degli Horcrux”
“Cosa…? Ma è assurdo, tu non puoi...”
“E io invece devo. Trovarli è un passo in avanti per tentare di sconfiggere Voldemort. Te l’ho detto, ma “acqua in bocca”, mi raccomando. Solo un’ultima cosa. Hai nulla a che vedere con quanto è successo a Ron e Katie Bell?”.
Il biondo si irrigidì.
Era proprio l’unica cosa che non poteva dirgli.
“Perché dovrei avere qualcosa a che fare con ciò? Va bene che io e Weasley non ci amiamo, ma addirittura fare questo...”.
Tentò di essere il più convincente possibile.  E parve riuscirci, perché Harry ci credette. All’incirca.
Era strano amare una persona ma non riuscire a fidarsi del tutto.
Quando tutto sarebbe finito… cosa sarebbe successo?








Spazio autore: spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, non dimenticate di lasciare una stellina e di lasciare commento e ovviamente non dimenticate di seguirmi!!

La scelta giusta. (DRARRY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora