Capitolo 29. Crisi

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L’aria che mancava, il cuore che batteva all’impazzata, il dolore e un peso opprimente. Erano tutte cose che Draco si stava ritrovando a provare, ancora in preda all’incredulità. Come poteva il suo Harry essere morto?
Doveva esserci qualcosa sotto. Anche se lo aveva visto cadere a terra con i suoi occhi, una piccola parte di lui era convinto che non poteva essere andata così.
Senza di lui io non vivo. Senza lui non esisto. Mi ha detto di andare avanti ed è quello che farò, fino a quando la guerra non sarà finito.
Ma poi? Che ne farò di me, senza lui?
Draco se ne tornò ad Hogwarts, dove i suoi amici e alleati avevano avuto un breve e fugace attimo di pace.
Quando Hermione, Ron e Neville se lo videro arrivare incontro solo e sconsolato, temettero il peggio.
“Draco?”, lo chiamò Hermione con voce spezzata. “Dov’è Harry?”.
Lui la guardò negli occhi. Non trovò il coraggio di dire una parola, ma i suoi occhi erano stati abbastanza autoesplicativi.
“No, aspetta. Non può essere...”, commentò Ron, mentre uno sconvolto Neville stava tentando di metabolizzare quella frase non detta.
E poi lo videro: Hagrid si stava avvicinando a loro. E tra le sue braccia c’era proprio Harry.
Il cuore perse un altro battito.
Non era vero. Non era possibile. Harry non poteva essere morto. Non poteva crederci, neanche avendolo davanti.
Dietro Voldemort, soddisfatto e con aria vincente, marciava seguito dai Mangiamorte.
Era tutto così surreale, tutto così orribile.
Mi hai detto di essere forte. Sembra facile a parole, ma i fatti sono tutta un’altra cosa.
“Osservate!”, esclamò ad un tratto il Signore Oscuro. “Harry Potter è morto! La vostra guerra è persa! Per questo, io vi dico, unitevi a me! E allora risparmierò le vostre vite! Draco! Vuoi essere il primo?”.
Quest’ultimo trattenne il fiato. Osava ancora prendersi gioco di lui? Anche dopo avergli strappato via tutto?
“Mi dovrete ammazzare prima che io passi dalla vostra parte. Perché non sono mai stato un Mangiamorte, anche se il segno che porto sul braccio potrebbe dire altro. Io non passerò mai dalla parte di chi ha ucciso Harry!”.
Nella sua voce c’era rabbia, un dolore incommensurabile.
“Non importa se è morto, la gente muore ogni giorno”, disse a quel punto Neville. “Ma se adesso noi ci arrendiamo, avremo fallito. E questo non lo possiamo permettere”.
Sentì le lacrime pungergli gli occhi.
Piangi, piangi pure… tanto oramai non hai più tempo da perdere. Fai del tuo meglio.
“Bene”, proferì Voldemort. “Allora morirete tutti!”.
A quel punto accadde ciò che nessuno, eccetto Narcissa, poteva aspettarsi: Harry si destò dal suo apparente sonno, saltando giù dalle braccia di Hagrid e scatenando un grande stupore intorno a sé.
Draco sentì nuovamente il cuore fermarsi, mentre istintivamente si aggrappava a Neville.
“Lo vedi anche tu o sono diventato pazzo?”, mormorò.
“L-lo vedo anche io. Aspetta… Harry è vivo?”.
Era vivo e vegeto. E quando Voldemort se n’era reso conto, aveva cambiato radicalmente espressione.
“Tu! Come puoi tu essere vivo! Io ti ho ucciso con le mie mani”.
Ma lui sorrise vittorioso.
“A quanto pare non è andata esattamente così”.
“Harry!”.
La voce di Draco lo portò  voltarsi: quest’ultimo, con gli occhi lucidi, si avvicinò alla svelta. Lo guardò per qualche attimo, per poi schiaffeggiarlo con forza.
Il corvino si sistemò gli occhiali.
“Mi sa che me le sono meritato”
“Meritato?”, sussurrò. “Hai idea… di quello che ho provato? Pensavo fossi morto, mi sono sentito strappare il cuore. Sentivo di non avere… più niente… più nulla...”
“Scusa, Draco. Ma dovevo far credere che sia così. Adesso va tutto bene, sono qui e non intendo morire”, sorridendo gli asciugò una lacrima solitaria scivolata giù per una guancia.
Ma l’ira del Signore Oscuro adesso era dieci vole maggiore.
“Adesso basta”, gli sentì proclamare freddamente.
I due lo guardarono per poi lanciarsi un’occhiata.
“Harry…?”
“Insieme… d’accordo”, disse deciso.
La fine era arrivata. O adesso o mai più. Sapeva che se avessero esitato, Voldemort li avrebbe uccisi entrambi, questa volta senza mezzi termini.
La battaglia riprese intorno a loro, mentre il Signore Oscuro li adocchiava, avvicinandosi sempre più.
“Hai qualcosa in mente?”, domandò Draco.
“In realtà sì. Dammi la mano”
“Che… cosa?”
“Dammela e basta. Ho bisogno del tuo potere, come tu hai bisogno del mio”.
Il biondo deglutì a vuoto, stringendo forte la sua mano. Sentì qualcosa accrescere in sé, riconosceva quella sensazione di forza, di vitalità e magia che gli scorreva dentro con più energia del solito. Adesso sembrava che entrambi stessero risplendendo di luce propria. Voldemort li osservò con i suoi occhi scarlatti, sghignazzando.
“Se pensate davvero che un tipo di magia tanto ridicola possa sconfiggermi, allora siete completamente fuori strada!”.
“Noi non siamo fuori strada!”, esclamò Harry con orgoglio. “Per colpa tua, troppa gente che conosco è andata via. E’ morta! Ma adesso non farai del male più a nessuno. Draco...”.
Lui lo guardò con gli occhi lucidi.
“… Grazie per esserci stato...”
“… E ci sarò sempre”.
Si guardarono entrambi. In contemporanea si ricordarono di tutto ciò che avevano vissuto fino a quel momento, sin da quando erano bambini, l’inizio della loro storia, le difficoltà, i bei momenti, i progetti futuri.
Voldemort li attaccò. Ma nessuno dei due parve badarci troppo. I loro occhi adesso brillavano di una luce che non doveva esistere in quel modo. Stretti a loro, guardarono il loro nemico, muovendo lentamente la mano che tenevano libera. E con la stessa lentezza, mossero le loro labbra.
Io ti proteggo.
E io proteggo te.
“Avada Kedavra Maxima”.
A quel punto, la crasi fra le due magie fu completa. Un raggio bianco e oro si scontrò con quello verde scaturito dalla bacchetta di Voldemort. Videro quest’ultimo spalancare gli occhi per la sorpresa e cedere dopo pochi attimi.
Prima che se ne accorgessero, il Signore Oscuro giaceva davanti a loro, ucciso da una magia che mai nessuno aveva osato lanciargli.
Draco e Harry rimasero immobili, mentre i battiti del loro cuore tornavano regolari e mentre tornavano in sé.
Dopodiché tutto divenne silenzioso. Il biondo batté le palpebre e mise meglio a fuoco ciò che aveva davanti. Quell’attacco lo aveva lasciato spossato, ma si sentiva comunque incredibilmente bene.
“Harry…?”, sussurrò.
“Draco… ce l’abbiamo fatta! La nostra magia ci ha salvato. Ci ha protetti”.
Malfoy gli riservò un sorrisetto furbo.
“Io non ne ho dubitato mai, neanche un istante e...”.
Prima che potesse aggiungere altro, Harry lo baciò con forza, tenendolo forte a sé e aggrappandosi a lui, come se stesse per cadere.
Era finita.
Adesso era davvero finita.

Con la dipartita del Signore Oscuro, molti Mangiamorte si erano ritirati o erano sfuggiti. Altri erano semplicemente morti. Tra questi c’era Bellatrix Lestrange, uccisa da Molly Weasley.
Quando i due ragazzi tornarono, furono acclamati come due veri e propri eroi.
Ci fu un vero e proprio boato di allegria e felicità: Ron, Hermione, Luna, Neville e tutti i loro compagni andarono loro incontro, abbracciandoli.
Quella magia così speciale aveva salvato tutti loro.
“Ah, vi voglio bene!”, piagnucolò Ron. “Voglio bene a entrambi”
“Wow, questa frase dovrò segnarmela”, rispose Draco stanco ma sorridente. Harry sorrise a sua volta, tirandolo per un braccio: fra i Mangiamorte, ce n’erano due che erano rimasti. Narcissa guardava con orgoglio suo figlio, il bambino che era diventato un uomo, un eroe, che era cambiato per amore. Il ragazzo, senza nascondere la sua commozione, andò ad abbracciare la madre. Era stata dura, ma alla fine tutto era tornato al suo posto. Harry si sentì sollevato nel saperlo Narcissa sollevò lo sguardo, sorridendogli.
“Harry… grazie!”.
Dopodiché gli fece segno di avvicinarsi, caro segno che voleva che si unisse a quell’abbraccio. Sorpreso ma contento, lui non se lo fece ripetere due volte.
E Lucius li guardò, rendendosi per la prima volta di quanto il legame di quei due fosse straordinario, era qualcosa che andava ogni qualsiasi comprensione. Draco si staccò da sua madre, guardandolo.
“Padre...”, lo chiamò sorridendo.
Ma sì, dopotutto che importava. Suo figlio era vivo, erano vivi tutti loro.
“Draco...”, lo chiamò a sua volta. E poi lo abbracciò anche lui. Dopo tanto tempo, il giovane Malfoy poteva nuovamente godere del calore della sua famiglia.
Dopodiché Lucius guardò Harry.
“Potter… non mi sei mai piaciuto. Ma sei stato coraggioso, te lo concedo. A quanto pare ti vedrò spesso. Immagino che debba farmelo andare bene”.
Gli tese una mano.
Quello era chiaramente il suo modo di accettarlo in famiglia. Harry gli strinse la mano.
“Temo proprio di sì”, rispose. Draco desiderò tanto piangere in quel momento.
Ma, per la prima volta dopo quella che era sembrata una vita, di felicità.
Il cielo sopra la sua testa adesso stava tornando ad essere di un bell’azzurro.
Sì, le cose stavano decisamente tornando al suo posto.

Undici anni dopo…

“Harry, Teddy! Sbrigatevi, siamo in ritardo!”.
Il corvino sbuffò, mentre il suo figlioccio si trascinava dietro i bagagli con fatica.
“Perché sei così agitato? Non sei tu quello che deve prendere il treno”
“Beh, scusa se ci tengo alla puntualità”, fece lui acido.
Arrivarono al binario nove e tre quarti che vi era una confusione immensa. Teddy si guardò intorno spaesato. Quella sarebbe stata la sua prima volta ad Hogwarts e il pensiero lo innervosiva e eccitava al contempo.
Dopo la guerra, Draco e Harry avevano deciso di prendersi cura del bambino di Lupin e Tonks, crescendolo esattamente come se fosse loro. E tante volte gli avevano parlato di come i suoi genitori erano coraggiosamente morti in guerra.
Teddy era di fatto un orfano, senza esserlo realmente. Perché i due ragazzi erano due perfette figure genitoriali.
“Ah, eccoci”, sospirò Draco, rivolgendosi poi a Teddy e sistemandogli i capelli. “Mi raccomando, scrivici una lettere quando arrivi. Sta lontano dalla gente strana e, soprattutto, scegliti bene gli amici… Mi mancherai!”.
Dicendo ciò tirò a sé il bambino, cingendolo in un abbraccio. Con quel ragazzino dai capelli blu,  il suo lato tenero veniva fuori abbastanza facilmente.
“Mi mancherete anche voi. Ammetto di essere un po’ nervoso. Come faccio se non riesco a farmi amici?”
“Non riesci a farti amici? Con la tua simpatia?”, domandò Harry. “Teddy, tu avrai tanti amici. E.. se sarai fortunato come me… fra quegli stessi amici potresti incontrare la persona che ti cambierà la vita. Il bello è che te ne accorgerai solo dopo”.
Draco sorrise nel sentirlo parlare. Avevano fatto tanta… tanta strada. E adesso che erano adulti, la loro magia non aveva smesso di esistere. Essa ci sarebbe sempre stata, pronta ad aiutarli quando ce ne sarebbe stato bisogno.
Teddy si sentì meglio a quelle parole. Salutò i due, per poi saltare sul treno.
Quando poi quest’ultimo si allontanò, Draco rimase a guardarlo con apprensione.
“Su, non fare quella faccia. Se la caverò”, Harry gli circondò le spalle con un braccio. “La prima volta ad Hogwarts non può essere più terribile di una cena dai tuoi”
“Hey! A proposito, stasera siamo da loro. Sì… sono certo che Teddy saprà fare le scelte giuste”.
Harry lo strinse a sé.
“Per me sei stato tu…siamo stati noi, la scelta giusta”.

The end.

La scelta giusta. (DRARRY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora