the law of the strongest

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Un'altra solita giornata, una normale, noiosa e monotona giornata. Cosa c'è di meglio della quotidianità? Tante cose, ma le persone devono saper accontentarsi e apprezzare le piccole cose o ciò che hanno. In questo mondo c'è troppa avidità...la legge del più forte è solo una stupida convinzione umana data dalla scarsa capacità della persona di instaurare un rapporto sociale senza alcuna aspirazione o senza trarre alcun beneficio. Ecco cosa stava pensando Caitlyn Cooper, una ragazza di diciassette anni mentre seguiva una delle tante e noiose lezioni di storia. Per lei sicuramente guardare dalla finestra della propria scuola ciò che stava fuori risultava aver più senso (e sicuramente era anche più interessante). Talmente immersa nel vedere il mondo esterno, non si rese conto che un ragazzo -un po' impacciato ma allo stesso tempo spavaldo- aveva iniziato a fissarla. Caitlyn era di una bellezza media, ella era un'adolescente molto semplice, senza grandi aspettative. Tendeva a chiudersi come un riccio, quando circondata da persone, e apprezzava ciò che la solitudine offriva: il silenzio. Il silenzio era per Caitlyn un rifugio, il suo porto sicuro, dove il suo animo poteva trovare (seppur in modo estremamente difficile, poiché il vero e proprio silenzio è quasi inesistente) "serenità".
Dopo un po' Cait iniziò a sentir su di sé un qualcosa di strano, quasi come se fosse qualcuno posto dietro di lei a soffiarle sul collo. Al sol pensiero una scossa di brividi la pervase, e la portò a "concentrarsi" su ciò che il professore stava spiegando. Fortunatamente per lei mancavano pochi minuti alla fine della lezione, cosicché avrebbe avuto la possibilità di riprendere la sua attuale lettura, "una vita come tante" (consapevole di non essere un libro adatto a tutti, Caitlyn a primo impatto lo definì "intrigante").
Suonò la campanella e si diresse nel corridoio, pronta ad avviare nuovamente la sua lettura, ma purtroppo ciò non avvenne: c'era qualcosa che non andava, sentiva come se su di lei vi fosse una sorta di "presenza". Si guardò intorno, fino a beccare lo sguardo di un ragazzo molto alto, snello, con capelli e occhi castani. Gli fece un piccolo sorriso, sperando di congedarlo e affinché la smettesse di fissarla, la faceva sentir a disagio (e non poco, da lì a poco lo avrebbe definito uno stalker). Lui la salutò, lei -timidamente- ricambiò e cambiò la rotta del suo sguardo, avanzando velocemente verso la vecchia biblioteca della scuola, dove avrebbe avuto la possibilità di restare in un luogo appartato e lontano da occhi indiscreti.
O almeno, così pensava e così era stato da sempre, fino a quel giorno.

Da quel giorno, le cose sarebbero cambiate.

 a bet on us  -Andrew garfieldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora