i feel okay when i see you smile

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"Dio, caitlyn cooper, mi fai impazzire"

Caitlyn a quell'affermazione sorrise leggermente, "non devi baciarmi, non adesso." Andrew aumentò la presa su di lei, stringendola ancor di piú a sè: "ne sei proprio sicura?", mormorò con la voce roca, voleva indebolire quello scudo il prima possibile. La ragazza si fece scappare un colpo di tose violento, che la portò a piegarsi in due e ad aggrapparsi alle braccia del ragazzo.
Andrew, preoccupato, la fece sedere sul divano. "vado a prenderti un po' d'acqua e un fluidificante per la tosse. Non muoverti assolutamente da qui." concluse poi serio, prima di ritornare pochi secondi dopo con ciò che aveva detto precedentemente. Caitlyn bevette un goccio d'acqua, facendo anche profondi respiri per regolare il fiato. Quando si riprese, mormorò un flebile "grazie", prima di sistemarsi meglio nel proprio letto. Si dimenticò chem prima che si svegliasse, Andrew stava leggendo uno dei suoi tanti libri, ma essendosi svegliata poco tempo fa e con tutto quello che era successo con il castano, aveva tralasciato la domanda.
"che stavi leggendo prima?"
Andrew per un attimo rimase confuso, ma poi comprese:" Oh! Ehm...i tuoi nonni erano usciti per fare diversi impegni che avevano e quindi mi avevano chiesto di restare per poterti 'sorvegliare' e aiutare, finché non sarebbero tornati. Ma, conoscendomi, sapresti che lo avrei fatto anche se loro non me lo avessero chiesto."
Caitlyn annuì, ridacchiando. Quel ragazzo era davvero una testa dura: quando si metteva in testa una cosa, doveva farla e basta (un po' come lei, e non sapeva se ciò fosse qualcosa di positivo o meno).
"Comunque avevo iniziato quel libro che avevi già sulla scrivania, è molto carino..."
A caitlyn scappò uno starnuto, ed Andrew la trovò terribilmente tenera. "se vuoi puoi prenderlo, tanto già l'ho letto." Il ragazzo annuì e si sedette vicino a lei, sul lato destro del letto. "che ne dici di vedere un film della marvel?" disse poi, mentre sul suo volto si stava formando un ghigno divertito.  Caitlyn, nonostante fosse malconcia, lo guardò con atteggiamento di sfida, "mi stai prendendo per caso in giro?"
Andrew rise leggermente, rispondendo poi:" È probabile." Caitlyn sorrise, scuotendo leggermente il capo.
"sei molto bella quando sorridi, cioè lo sei sempre, non fraintendermi: ma credo che il sorriso non sia a tutti così bello come a te." La ragazza aggrottò un po' lo sguardo verso di lui, sentendosi leggermente confusa e Andrew lo colse al volo:" cioè...nel senso, il tuo sorriso è speciale, è molto sincero...E non tutti i sorrisi che vedo sono così."
"per sfortuna o fortuna non so mentire. Certo, sono impulsiva, so riconoscere i miei sbagli, sono una testa calda...ma sono tutte cose che fanno di me quello che sono." mormorò lei, volgendo lo sguardo verso il peluche a forma di panda regalatogli dal fratello prima di quel tragico evento. A quel punto lo prese e lo strinse tra le sue braccia, cercando di cogliere -seppur in minima parte- una parte del fratello, oltre al ricordo che le restava di lui. Quel peluche lo rivette da piccola, quando ebbe la varicella. E il fratello, per distrarla dall'istinto di grattarsi il corpo e il viso a causa della malattia, le regalò quell'oggetto.

Caitlyn a quel tempo aveva all'incirca 4-5 anni. All'asilo tutti si contagiarono di varicella,e lei fu l'ultima della sua classe ad ammalarsi. I genitori la monitoravano continuamente, poiché temevano che la situazione potesse degenerare e sfuggire dalle loro mani. La madre era una psicologa, il padre un noto dottore di chirurgia di chicago che, per amore nei confronti della moglie, si trasferì a Brooklyn.
Insieme fondarono una di quelle che si potrebbero definire "famiglia perfetta", con due figli -un maschio e una femmina- bellissimi e in piena salute, seppur -tuttavia- la seconda leggermente più cagionevole. Steven entrò nella stanza, nascondendo dietro la propria schiena il peluche a forma di panda che avrebbe dato alla sorellina.
Notò che Caitlyn si stava grattando il volto, fino a farle uscire del sangue.
"Caitlyn, che ti ha detto papà? devi stare ferma! altrimenti ti si creeranno dei segni indelebili che non potrai più cancellare." La bambina dagli occhi verdi sbuffò sonoramente, mettendosi poi seduta nel letto e con le braccia incrociate:" vorrei vedere te con la varicella, è fastidiosissima!" esclamò poi. Il fratello notò che lei stesse per piangere dall'espressione che le si formò sul volto: piegò verso il basso il labbro inferiore e gli occhi si stavano piegando in due mezze lune colme di lacrime, quasi come se fossero tante comete visibili a occhio nudo, solo per un'istante "ferme" nel cielo. Steven cercò di rassicurarla, regalandole uno dei suoi più calorosi e dolci sorrisi. "Ecco a te Caitlyn. Per distrarti ti regalo questo, prenditi cura di lui! È molto esigente, tanto bisognoso di coccole e attenzioni, sai?"
"davvero?" , il fratello annuì. "Ogni volta che starai male, lui sarà uno dei tuoi più grandi amici! il primo a sostenerti in qualsiasi cosa e a tirarti su il morale." La bambina si rigirò più e più volte il peluche tra le proprie mani, trasformando il broncio in un sorriso.
"grazie fratellone!"

"Grazie, fratellone..." sussurrò caitlyn in quel momento, accarezzando il pupazzetto.

"Io sto bene quando tu sorridi." disse steven, prima di andarsene, concludendo poi:" adesso riposa, bestiolina. ti voglio bene.

 a bet on us  -Andrew garfieldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora