Victoria
Passarono giorni e presto avrei dovuto iniziare la scuola.
Ormai mi ero ripresa da quell'incidente di mio fratello che mi aveva scosso parecchio.
«Insomma questo preside è sexy, quindi?» mi chiese con curiosità Chanel.
Sempre la stessa, pensava solo a quello.
«Si, non è brutto. Ma è un uomo, potrebbe essere mio padre» risposi seriamente.
Era molto sexy, avrei voluto dire a Chanel, ma sapevo che poi avrebbe aumentato le sue noiose e pesanti domande a riguardo.
«Vabbè, tu l'hai descritto come ricco. Potrebbe essere il tuo sugardaddy» disse ridendo,
«Ci flirti un pò e poi puff» disse agitando le mani in aria.
La doveva smettere. Insomma, con Allon le cose stavano procedendo bene e avevo paura che con questi commenti non tanto gradevoli nei possibili confronti di quest'ultimo potessero giungere alle sue orecchie.Quando dopo ore Chanel fece ritorno a casa sua, mi misi a leggere un romanzo che mi intrigò molto. Il nome non lo ricordavo poiché persi la copertina che lo ricopriva.
Questo libro mi faceva sentire così legata ad una vita immaginaria che spesso mi faceva rifugiare nei pensieri dei protagonisti, ci entravo nella parte sentendo poi un vuoto quando finivo il libro.
Per me la lettura era questo. Era questo e molto altro.
Prima non mi sentivo capita da nessuno, ero sola anche circondata da dieci persone.
Avevo un vuoto che nessuno riusciva a colmare, poi lo trovai, con la mia ossessione verso i libri.
Avevo la mia stanza piena da mamma, e purtroppo da mio padre non potei portarmeli perchè nei bagagli dovevo portarci così più importanti, secondo mamma, ovviamente. Se fosse stato per me avrei portato l'intera libreria.
Qualcuno interruppe bussando alla porta il silenzio che alloggiava in camera mia, data la mia concentrazione sul leggere uno dei miei tanti libri.
«Amore, dovresti completare i tuoi bagagli. Domani partirai» mi consigliò mia mamma.
Le diedi ascolto, anche se involontariamente, chiudendo delicatamente il mio libro e posandolo sul comodino.
Non avevo per niente voglia di passare il mio tempo con mio padre, ma la compagnia di mio fratello mi avrebbe aiutata a sopportare la cosa, almeno un po'.
Posai le mie valigie sul letto e le riempii di tutte le cose che possedevo nell'armadio, tranne alcune cose che mi avrebbe poi portato mia mamma.
Conclusi con i miei gioielli, profumi e creme. Chiusi la cerniera e il solo suono mi inorridiva.
Le misi accanto alla porta e aspettai che mia mamma le portasse giù nell'ingresso, così domani mattina avevo già tutto pronto.
«Cazzo» sussurrai tra me e me. Domani mattina. Domani mattina partivo per stare da mio padre.I raggi caldi del sole riflessi dall' avvolgibile giunsero al mio viso, facendomi svegliare all'istante.
Mi alzai tutta assonnata, tanto da non riuscire a reggermi in piedi.
Quella notte dormii poco.
Andai a raggiungere mia mamma in cucina per fare colazione; come al solito lei era già sveglia.
Mi chiedevo a che ora si alzava ogni volta.
«Come fai ogni volta ad essere sveglia prima di me?» Mi misi a sedere sullo sgabello mentre aspettavo che mi servisse i suoi pancake.
«Segreto. Come ti senti stamani?» trascurò l'argomento per darne frutto a un altro poco interessante, posandomi i suoi deliziosi pancake su un piatto dinanzi a me.
«Bene, come dovrei sentirmi?» risposi dubbiosa dalla sua domanda abbuffandomi di quelle strepitose delizie cucinate da lei.
«Non so oggi parti e...» ah, allora capii.
La interruppi con la mia voce che suonava assonnata e annoiata:
«Ah, giusto. Ti riferisci a quello» sbuffai, non volevo pensarci nemmeno.
«L'ho fatto per il vostro rapporto, Victoria» mi confidò sinceramente. Scherzo. Non era affatto così,
«Mamma,» dissi facendo un respiro pieno di stanchezza; sia fisica che mentale, ma in questo caso prevaleva la seconda.
«So che non è così. Lo sai pure te che non ci aprirò bocca se non per litigare» continuai.
«Magari le vostre litigate porteranno a qualcosa di buono» provò a dire.
«Andiamo mamma, smettila. Perché lo fai? Perché vuoi che mi riavvicini così tanto a lui?
Non capisco, seriamente. Me la sai dare una spiegazione logica e priva delle tue solite stronzate?»
Dissi tutto ad un fiato. Veramente non mi spiegavo il perché. Perché voleva così tanto che riconciliassi i rapporti con un uomo di cui non gli importava più? Avrebbe dovuto volere tenermi alla larga da lui, come a Cole e Dasy.
Per fortuna Dasy rimaneva qui a casa con mamma, ci mancava solo lei che piagnucolava in continuazione per le tante grida che avrebbe sentito.
E per quanto riguarda Cole non so nemmeno che dire a riguardo. Era una sua scelta.
Sbagliata, ma era una sua scelta.
«Perché amore, ci deve essere un rapporto padre-figlia. Se ci stai per un po' di tempo le cose potrebbero cambiare, pensaci» Mi fece seriamente alterare e non riuscii a trattenere la mia rabbia:
«No, mamma. Non ci penso cazzo! Non c'è nemmeno un pizzico di fottuta volontà a riavvicinarmi a quel coglione. Smettila di fingere che le cose potrebbero cambiare!» vociai.
Rimase zitta al suo posto, forse era meglio così perché anche un'altra sola parola avrebbe potuto darmi alla testa.
Ci rimase male, me ne accorsi dalla sua espressione tranquilla che diventò in una delusa.
«Cazzo» mi strusciai la mano sul viso.
Mi ero pentita di averle urlato così, ma la mia mente quando ero arrabbiata rifiutava ogni forma di calma. Era impossibile.
Avevo attacchi di rabbia così potenti da poter spaccare qualcosa. Me li trasportai sin da piccola, quando, la prima volta che ne ebbi uno, spaccai un vaso con tutta la mia docile potenza di un misero braccio da bambina. Fu come se fosse diventato uno di un uomo, per una sola litigata.
Gli unici momenti in cui non riuscivo ad averli erano con mio padre. Ho sempre avuto paura in un suo schiaffo. Me ne dette uno da piccina che mi riscosse. Da quel preciso momento dovevo limitare le mie reazioni di rabbia in sua presenza. Riuscivo solo a urlare, ma a lui..«Urla quanto ti pare, non mi fai nessun effetto bambina del cazzo! Ma non ti azzardare mai ad avere uno dei tuoi piccoli scleri da poter rompere anche un solo oggetto di cui non mi importa minimamente. Perché a quel punto, sarò io che romperò te. Chiaro?!»
Li aveva chiamati "piccoli scleri" davvero? Pensai.«Che bel risveglio del cazzo. Buongiorno anche a te, Victoria» mi riportò al presente la voce arrogante di mio fratello per aver svegliato il suo sonno dalle mie grida.
Scese le scale svogliato dalla seguente situazione che sarebbe arrivata poco dopo, la stessa di quando mio padre suonò il clacson facendoci intuire il suo arrivo.
Mio dio. Mi volevo proprio ammazzare.Cole mi affiancò mentre mia mamma portò insieme a mio babbo le valigie nel bagagliaio.
«Non ho la fottuta idea di quel che ha detto mamma per poter avere svegliato quel lato di te, ma tieni a mente che non è lei quella cattiva, non sputare la tua rabbia su di lei».
Aveva perfettamente ragione, me ne pentii subito e ne accolsi l'occasione per dirglielo quando ci dovemmo salutare,
«Scusa, io..non so che mi sia preso» confessai con uno sguardo perso in un punto qualsiasi.
Lei mi prese il viso con le sue mani calde e me l'avvicinò alle sue labbra per stamparmi un bacio dolce.
«Capisco la situazione in cui ti trovi, tesoro. Mi scuso anche io per averti dato quest'occasione non richiesta, ma spero porti almeno qualcosa, a questo punto.»
Mi diede l'ultimo bacio e poi guardò mio padre che come al solito si stava arrabbiando perché aveva furia inutilmente.
«Adesso va', buon viaggio amore. Scrivimi sempre.»
Annuii, «Ti voglio bene, mamma.»
«Anche io», mi abbracciò forte tanto da farmi rimanere il suo profumo di rose impresso nelle narici.
Salutai la mia sorellina appena sveglia per la nostra partenza e le diedi un regalino per farle ricordare di me in questi mesi di assenza.
Salii in macchina insieme a Cole e non rivolsi parola a mio padre durante le sue occhiate dal retrovisore.
Mi misi le cuffie per pensare a tutto men ché il periodo che mi stava aspettando.
La musica, il mondo che mi apparteneva, il mondo che mi trascinava in un altro facendomi distaccare da tutto quello intorno a me.
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ricordami di scordarti
Short StoryIl preside della San Thrope School permise a Victoria di passare dalla succursale alla sede principale per motivi di trasloco. Infatti, la madre di Victoria, la spinge a far tornare un legame tra lei e il padre. Victoria, però, sembra volere tutt'al...