Victoria
Dopo aver fatto i pochi compiti assegnati per il giorno dopo, mi rilassai con un bagno caldo.
Nel frattempo approfittai per chiamare Chanel e raccontarle la mia nuova esperienza.
«Allora come sta andando con la tua sorellastra?». Sembrava più entusiasta lei che io.
Le domande sembravano interessate e mi seguiva con attenzione a ogni singola parola.
Volevo vedere, però, quando le avrei detto di aver scoperto di avere un fratellastro; anche se diciamo che non lo avevo proprio scoperto, me lo aveva riferito Cole.
«Bene. È molto carina,da sempre consigli..Ci passo tanto tempo, non pensavo..» dissi mentre di sottofondo c'era il fruscio dell'acqua in vasca, dato dal mio braccio che si muoveva in continuazione.
«Bene, sono contenta tu abbia trovato delle belle persone in quella nuova villa».
Avevo raccontato tutto, ogni singolo dettaglio della mia nuova esperienza quì.
Persino di Nate. L'unica cosa di cui feci esclusione era proprio quella riguardo a Tobias, ma lei era la mia migliore amica e non potevo omettere quel gran dettaglio.
«Ci sarebbe anche un'altra persona di cui non ti ho parlato», nel mentre uscii dalla vasca, mi asciugai per bene con l'accappatoio e mi sciolsi i capelli raccolti in un pocchio spettinato.
«Chii?» chiese curiosa.
«Ho scoperto di avere un fratellastro, che-»
«Cooooooosa!!! O mio dio, non ci posso credere! Cosa? Com- come si chiama e come è? Victoria devi-», sapevo benissimo che quella sarebbe stata la sua reazione, non riusciva nemmeno a concludere una frase.
«Chanel, calmati». «So già quali domande vorresti fare e, no, non te lo dirò.»
Conoscendo più che bene Chanel, voleva di sicuro chiedermi se ci fossi andata a letto o se mai ci sarei andata. Mi risparmiai quel discorso, magari Tobias poteva sentire qualcosa; il telefono era distante da me e si sentiva la voce di Chanel girare nella stanza.
«Bene..allora, mi racconterai tutto venerdì» disse misteriosa. Perché Venerdì? Adesso c'era pure il giorno in cui chiamarci? Rimasi zitta, vedendo che però non parlava le chiesi il motivo di quel giorno:
«Fissi l'appuntamento per le chiamate, ora?».
«No, bella mia. Venerdì ho un volo per San Diego, arriverò all'aeroporto e la mia cara migliore amica mi verrà a prendere». Disse riferendosi a me.
«Sei seria? Cioè- vieni quì a San Diego?» chiesi entusiasta per la sua visita.
Mi faceva bene un po' di sua compagnia, non eravamo mai state così lontane tra l'altro.
Da San Francisco, dove stavo con mia mamma ed ero vicina a lei, a San Diego distavano ben 8 ore in macchina, meno in aereo, ovviamente. Mi mancava un sacco, nonostante fossero pochi i giorni trascorsi da mio padre.
Il mio rapporto con lui rimaneva indifferente, privo di cambiamenti come già avevo preveduto.
Avendo anche scoperto che il suo non fu un tradimento verso mia madre, io rimanevo distante dalla sua posizione. Poteva anche non aver ferito mia mamma, ma aveva comunque ferito me.
«Così incontrerò...» disse aspettando il mio continuo sul nome di Tobias.
«Tobias, dal nome sembra figo. È così?» chiese. Mi agitai al pensiero che lui potesse sentire, aprii porta del bagno per accettarmi che non ci fosse, ma trovai la sua figura alta e muscolosa con le braccia sul bordo della porta.
Attaccai subito la chiamata, Chanel avrebbe potuto dire cose da non poter sentire in sua presenza.
«Hai- Hai ascoltato? Da quanto tempo sei lì?» chiesi sopresa dal vederlo lì, aveva sentito tutto.
Ne ero certa. Lui mi guardò addosso, a partire dal seno piccolo che era in bella vista dato che indossavo l'accappatoio; me ne ricordai solo dopo.
Mi guardai addosso e tutta imbarazzata me lo chiusi per evitargli una vista del genere.
«No, non ho sentito»
«Tu hai sentito eccome! Dovresti imparare a rispettare la mia privacy» dissi arrabbiata puntandogli un dito contro. Ero sicura che avesse sentito qualcosa, speravo solo non la conversazione riguardo lui. Quella no, cazzo.
«No, non ho sentito un cazzo. Non me ne importa nulla della vostra conversazione» «e ora dovrei lavarmi i denti» disse guardando il lavandino alle mie spalle.
«Prima dovrei cambiarmi, non lo vedi che sono in accappatoio?». Una cosa soltanto non capivo di me: il mio comportamento.
Ero quella che lo desiderava ma che stava sempre incazzata con la stessa persona.
La mia rabbia nei suoi confronti aumentava sempre di più, il piacere rimaneva; ma anche quest'ultimo mi causava in parte confusione e rabbia.
Non lo capii, effettivamente, perché sapevo che molte donne lo desideravano e ciò mi dava noia anche se non ero per niente gelosa. Non avrei mai considerato una possibile volta a letto con lui, o addirittura una relazione; quella neanche lontanamente.
Aveva dei comportamenti così cattivi, lui era così cattivo, ma lo era così bene.
Sapeva benissimo che provavo un'attrazione nei suoi confronti, non di certo da averci qualcosa. Ma lo capì benissimo.
«Senti, ci sono cinquanta bagni. Quindi esci e-» Tobias non diede ascolto al mio discorso e mi scansò con una botta di spalle.
Entrò nel bagno e si lavò i denti.
«Vuoi proprio darmi noia eh» gli dissi.
Alternavo lo sguardo dalla sua faccia riflessa allo specchio e ai suoi pettorali scoperti, a cui inizialmente non diedi attenzione per non farglielo accorgere.
Sputò l'acqua e il dentifricio e solo dopo mi diede filo, asciugandosi la bocca.
«Perché dici questo? Pensi che se non indossi la maglia è per te? Ti smentisco le idee, bambi, avevo solo caldo»
Era veramente scontroso e non capivo nemmeno il suo modo di fare.
«No diavolo psicopatico, non era per quello» replicai con una faccia rabbiosa, «È per il fatto che saresti potuto andare nel tuo bagno invece che venire proprio in questo, dato che in questa villa ce ne saranno almeno mille...«ma giustamente no, te devi venire proprio in questo quando ci sono io»
Lui rise assurdamente attirando il mio sguardo severo.
«Diavolo psicopatico. Sul serio, bambi? Un pò fa ridere però, devo ammetterlo» disse guardandomi con un sorriso divertito dalla situazione. Non c'era un bel nulla per cui ridere, veramente.
«Beh, almeno io sono brava vedi? Il mio ti fa ridere, invece bambi fa salire il vomito fino alla bocca. Non lo sopporto.» aggiunsi capricciosa.
«Lo uso proprio per quello, infatti. Come vuoi che ti chiami sennò? Mimma? Piccola? Baby? No, non sto rimorchiando con te.»
«Non ho mai detto che tu ci stia provando con me, smettila, mi fai salire i nervi». Presi le mie cose e mi rifugiai nel mio bagno, dove indubbiamente, la prossima volta, avrei fatto il bagno anziché usare quello comune. Pensava che io credessi che lui ci stesse provando; così me ne andai ringhiando dalla rabbia sentendo le sue risatine divertite.
Il divertimento era ben altro.
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ricordami di scordarti
Short StoryIl preside della San Thrope School permise a Victoria di passare dalla succursale alla sede principale per motivi di trasloco. Infatti, la madre di Victoria, la spinge a far tornare un legame tra lei e il padre. Victoria, però, sembra volere tutt'al...