Capitolo 8

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Victoria

Eravamo arrivati alla sua Villa.
Da fuori sembrò da subito enorme e di un fascino particolare.
La osservai bene e con molto interesse mentre mio padre svuotava il bagagliaio.
Cole era a fare una chiamata a un suo amico e nel frattempo mi trovavo da sola in presenza di John, mio padre.
Nella mia mente mi veniva da chiamarlo padre ma non seppi nemmeno io la ragione.
Dal vivo, se avessi dovuto rivolgergli mai parola per discorsi seri, lo avrei chiamato col suo nome.
«Potresti anche aiutare, dato che la maggior parte delle valigie sono tue» mi disse.
«No grazie» risposi indifferente continuando a osservare la villa per fare finta di niente.
Si sfregò le mani sui pantaloni eleganti, di Dolce e Gabbana.
Mi riguardò negli occhi dopo tanto tempo,
«So che non parli tu, quindi parlo io.
La mia compagna si chiama Ada, conoscerai sia lei che la tua sorellastra, Sarah.
Avete la stanza accanto, farete amicizia» concluse.
«Se è antipatica come te presumo di no» dissi guardando in alto per evitare il suo sguardo da padre stronzo.
«Buono a sapersi. Se non fai amicizia con lei la farai con qualche ragazza a scuola.» disse avviandosi all'entrata.
Wow, non mi aveva mai risposto con quella tranquillità dopo una mia provocazione.
Lo seguii per andare a vedere la mia nuova stanza.
Appena misi piede dentro la villa me ne innamorai.
Era così grande da prendere la somiglianza di quelle dei calciatori super ricchi.
Si presentava una cucina e un salone più grande di casa di mamma, il che voleva dire che solo quei due erano quanto una casa di grandezza media.
Il televisore sopra il camino moderno era affascinante per i miei occhi, i quali seguirono il divano in pelle, le poltrone lussuose e un tappeto color tortora.
La villa era proprio dei colori che piacevano a me: bianco, nero, il marroncino chiaro.
Tutto arredato in una maniera incredibile.
Il telefono di mio padre squillò, attirando la sua attenzione e lasciandomi da sola.
Avanzai di poco per osservare meglio l'abitazione e ne rimasi ancor più affascinata.
Sentii dei passi derivanti da tacchi e per un secondo pensai che venissero dalle scarpe di Ada, la compagna di mio padre.
Invece mi trovai a poca distanza la governante della villa.
Era anche lei super elegante e rivestita, completamente da abiti firmati.
«Salve signorina, ha bisogno di qualcosa?» mi chiese con una voce piuttosto accogliente.
«Si, in verità. Sono la figlia di John, mi ha lasciata sola, stranamente» sussurrai quest'ultima parola aspettandomi di già quell'atteggiamento da un uomo come mio padre.
«Vuole vedere la sua camera? Le è stata preparata da Sarah, la figlia di John e Ada», dopo che annuii mj riferì di seguirla: «Mi segua!» era più entusiasta lei che lavorava qui da anni, che io che non rivedevo mio padre da una vita. Avrei anche preferito che quel periodo si allungasse, onestamente.
Annuii e seguii i suoi passi che portarono a delle scale in marmo, accompagnate da delle lucine che le rendevano ancora più gradevoli.
Portarono naturalmente al piano di sopra, anch'esso di un lusso estremo.
«Questa villa è così grande che mi ci potrei perdere» dissi sottovoce.
Dopo passi, la governante si fermò a una porta che aprì con una chiave, lasciandomela tra le mani.
«Ecco qui la tua stanza, spero le piaccia» mi disse con un sorriso amichevole tornandosene al pian terreno.
Aprii lentamente la porta piegando la maniglia d'argento, avanzai e apprezzai lo sforzo di Sarah e la governante che mi parse si chiamasse Clara.
Aveva un letto matrimoniale coperto da delle lenzuola moderne, di un lilla pastello, il mio colore preferito, le stesse erano abbinate alle pareti della stanza.
Quella in cui era appoggiata il letto era pure ricoperta di brillantini.
Alla sinistra del mio letto c'era una cabina armadio con alcuni vestiti che Mio padre aveva comprato per me, supponevo. Invece alla destra del mio letto si trovava una porta che portava a un bagno privato:
Un lavandino con la superficie di marmo, a destra degli asciugamani color Tortora messi uno sopra l'altro erano vicini a una vasca immensa che fungeva anche da idromassaggio, a quanto lessi.
Dall'altro lato una doccia con delle vetrate trasparenti, con dentro shampoo e bagnoschiuma che sapevano di rosa, un profumo che avevo sempre addosso. Mi chiedevo come avevano fatto ad azzeccare ogni cosa, mio padre era stato assente per tutto questo tempo e non le ho mai parlato di me.
Osservai per ultimo il gabinetto e uscii dal bagno ritrovandomi una ragazza sul mio letto.
Sussultai per la paura della sua presenza così dal nulla. Mi posai la mano sul cuore e feci un sospiro.
«Oddio scusa, non volevo spaventarti» disse alzandosi.
Era di una bellezza suprema. Era bionda, alta sul metro e settanta, aveva la pancia piatta e delle cosce un po' più grosse che adoravo. Il viso era così angelico; forse dai suoi occhi ghiacciati e dal suo naso piccolo. Era una ragazza bellissima e speravo che mio fratello non ci sarebbe cascato ai piedi.
«Tranquilla» sorrisi, «Victoria» dissi allungando la mano.
«Sono Sarah. Spero ti piaccia la camera, non è stato poi così tanto difficile come pensavo» girò gli occhi ad ammirarla con un sorriso soddisfatto.
«Mi piace..eccome se mi piace! Anzi, come avete fatto ad azzeccare sia il mio colore che il mio profumo preferito?» dissi ridendo.
Sembrava una ragazza brava e ne fui sollevata.
«Questo lo dobbiamo a John, è stato bravo e attento a ogni minimo dettaglio».
Rimasi bloccata, «J-John??» ripetei.
«Si, perché?» mi chiese.
Come aveva fatto a prevedere il mio colore e il mio profumo preferito nonostante non ci vedessimo da anni?
«Nono, così per chiedere» le sorrisi amichevolmente.
Mi misi a sedere accanto a lei e da lì iniziammo a conversare.
Lei faceva domande su di me e io lo stesso su di lei. La cosa era reciproca, fino al discorso della scuola:
«Insomma a che scuola vai?»
«A dire la verità inizierò domani. Andrò alla "San Thrope high school".»
«Oh, figo. Ci va anche mio fratello.» mi informò.
«Come mai inizi domani? Le scuole sono già iniziate due settimane fa» continuò a dire.
«Aspetta, hai un fratello?» le chiesi del tutto sopresa. Non sapevo questa cosa, mio padre mi aveva omesso questo dettaglio, neanche mia mamma me lo disse, neanche per sbaglio.
«Si, non lo sapevi?» si stupì anche lei del fatto che io non ne ero al corrente.
«No, John non mi ha detto niente»
«Beh, te lo avrebbe dovuto dire tuo fratello, i nostri fratelli si...emh» si schiarì la voce, «conoscono.» continuò.
Cosa? Perché non sapevo tutte queste cose?

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