Victoria
La mattina seguente, sembrò che Tobias non riuscisse a rispettare l'avvertimento dato da me stessa, proprio della notte precedente..
«Da domani mattina non ci dovremmo guardare nemmeno un secondo, nemmeno mezzo.» dissi precisamente.
Dovevo forse fargli uno schema per fargli intendere il significato? Non mi sembrava fosse così stupido. Volevo mandargli un messaggio a tal proposito e lo stavo per fare, ma Grace mi levò il telefono di mano improvvisamente, «Chi è questo figo??». Una delle tante cose che odiavo nel mondo erano le persone che mi rubavano il mio telefono di mano, «e dai! Ridammelo» dissi scontrosa; Grace non mi diede ascolto e pensò la bellissima idea di scrivere qualcosa malgrado fossi lì a cercare di toglierle il telefono di mano per impedirlo.
Lei era leggermente più alta di me e quando alzava il braccio sembrava arrivasse all'altezza di una giraffa. Proprio per quello non ci riuscii per tutto il tempo che tenne il telefono in aria, ma riuscii a sfilarglielo di mano quando se lo passava da dietro la schiena.
Appena lessi nel monitor del cellulare quello che lei gli aveva scritto sgranai gli occhi per vedere se era un sogno; e al momento lo speravo tanto.
-Scopiamo?-.
O mio dio, a stento riuscivo a tenermi in piedi. Lui aveva già visualizzato e poi alzò il suo sguardo lontano da me stupito dal messaggio. Per un attimo detestai il momento in cui presi il telefono in mano, perché mentre avevo i suoi occhi coperti di fumo addosso, io lo stavo reggendo in mano; Così, pensava che lo avevo scritto io.
«Aspe ma è..» accennò Grace. Capì che si trattava di Tobias e mi guardò con aria supplicata per perdonarla.
La campanella suonò e io spensi il mio cellulare senza degnarlo di alcuna considerazione.
Appena ci sedemmo impazzii letteralmente.
«Perché cazzo mi hai strattonato di mano il mio» specificai «telefono per scrivere a un puttaniere una cosa del genere??? Oddio Grace, adesso penserà che l'ho scritto io, quel messaggio» continuai a dire passandomi la mano destra sulla faccia e sui capelli. Era un totale disastro, la situazione.
«Scusami, pensavo fosse Nate..io-» provò a dire.
«Voi due in fondo, avete finito di conversare come se foste a casa vostra?» la voce esigente del professore si fece sentire nella classe e noi ci irrigidimmo subito, componendo la nostra posizione a sedere e risistemandoci i capelli dopo averli scompigliati per l'ansia del messaggio.Le ore finirono in fretta e io uscii all'immediato per non incontrare Tobias.
Le cose erano due, o gli dicevo che non avevo scritto io il messaggio o gli dicevo che non avevo scritto io il messaggio.
Cazzo. Non avevo il coraggio, nonostante fosse una cazzata del tutto ragionevole, poiché fosse la verità. Non c'era un bel nulla da temere, io il coraggio lo avevo per tante cose ma non per una stronzata come questa. Iniziavo a credere che Tobias mi stesse cambiando;
Ero tornata alle feste e avevo iniziato di nuovo ad ubriacarmi, a farmi tipi così a caso e adesso ero arrivata a tal punto da non avere un pizzico di coraggio per andare davanti a lui e dirgli una verità, una qualunque a cui tenevo particolarmente...
Non seppi dire nemmeno il perché mi disturbava così tanto il fatto che lui credesse che il messaggio fosse stato inviato da me. Sapevo solo che non volevo che lo sapesse e lo aveva capito anche Grace che non fece altro che scusarsi per tutto il giorno, persino a mensa dove avrebbe dovuto pensare a mangiare.Uscii dalla Audi di mio fratello, lui giunse in seguito all'università e al momento mi trovavo da sola in casa, almeno così credevo..
Appena entrai notai, appoggiato all'isola, Tobias che si stava gustando un pacchetto di patatine al gusto lime.
Le mie guance si tinsero di un rosso infuocato, cosa che capitava raramente;
Andai diretta in camera ma la sua voce roca e sensuale mi fece titubare:
«Dove vai, bambi?»
Feci finta di niente e con un nodo alla gola impossibile da sciogliere al momento ispirai ed espirai, presi fiato e mi girai nella sua direzione con sicurezza:
«Ascolta il messaggio non l'ho scritto io, anche se può sembrare strano dato che avevo io stessa il cellulare in ma...» «Lo so, ho visto Grace rubarti il telefono, tranquilla» mi interruppe con uno sguardo divertito. Allora perché mi aveva chiesto dove stessi andando?
Comunque grazie a dio, che sollievo ebbi un quel momento non lo seppi decifrare proprio.
Andai quindi diretta a posare la borsa al piano di sopra, quando sentii altre parole uscire dalla sua bocca:
«Anche se so che non ti dispiacerebbe, in verità». Mi stava provocando?
Le mie pulsazioni provenienti dal basso misero tutto in chiaro, compreso anche il battito aumentato alla follia; sembrava stesse esplodendo.
Aveva ragionato, ed azzeccato. Non mi sarebbe affatto dispiaciuto..se lui non fosse stato il mio fratellastro.
«Perché ti convinci così tanto all'idea che io ti possa cadere ai piedi come fanno tutte?». Stavo finalmente tirando fuori il lato sicuro di me. Alla fine non mi capacitavo del fatto perché lo credesse così tanto, nonostante dai miei atteggiamenti misi subito in chiaro di non volere né lui né nessuno, quindi respingendolo.
«Perché so che lo farai» rispose tranquillamente continuando a sgranocchiare tra i denti quelle patatine schifose. Era davvero così convinto? Beh, gli avrei mostrato di avere ancora una mente apposto.
«E...cosa te lo fa pensare?» Schernii un sorriso finto, piuttosto imbarazzato. Ma mi mostrai seria ai suoi occhi camminando quà e di là per la cucina immensa a braccia incrociate.
«Vedi, bambi» disse avvicinandosi al mio viso.
«Con me le cose non sono complesse; Quando voglio una cosa la ottengo a tutti i costi»
Quindi mi stava dicendo chiaramente che mi voleva scopare o che?
Per mostrarmi ancor più sicura di quel che già ero mi avvicinai anche io a lui.
«Non ne sarei così certa, fossi in te»
«Vedremo, tempo al tempo» sorrise compiaciuto, mise il sacchetto a lato, io risposi:
«Ma nel frattempo?» ricambiai quel sorriso piaciuto, me andai sicura delle mie stesse parole dicendo per ultimo un modo di dire usato a quel tempo.
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ricordami di scordarti
Short StoryIl preside della San Thrope School permise a Victoria di passare dalla succursale alla sede principale per motivi di trasloco. Infatti, la madre di Victoria, la spinge a far tornare un legame tra lei e il padre. Victoria, però, sembra volere tutt'al...