Capitolo 21

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Tobias

Erano le dieci passate e tra meno di mezz'ora sarei andato alla festa con Nathan, Logan e Dylan.
Non osavo nemmeno una volta a chiamarci sotto forma di gruppo, "madbad".
Era un soprannome schifoso, orrendo e disgustoso e, malgrado fossi il capo del gruppo, non lo cambiai, perché avrei comunque chiamato i miei amici per nome.
Poco importava del soprannome.
Salii al piano di sopra con Nathan, che non faceva altro oltre a parlarmi dei suoi pensieri perversi verso Chanel, l'amica di Victoria.
Era bella si, ma non quanto..
«Anche se anche la tua "bambi" non scherza» specificò.
Si. Intendevo proprio lei, aveva dei lineamenti del viso molto particolari, degli occhi scuri in cui rivedevo il suo carattere e un corpo da sogno.
Tutte le ragazze della scuola mi identificavano come il peggio puttaniere e per un certo senso avevano anche ragione.
Guardavo tutte con gli occhi della mia mente sporca e losca, piuttosto che con interesse come vedevo Victoria; lei era diversa, mi sentivo in vena di evitarla, perché sapevo che se ci avessi mai flirtato sarei cascato in un mondo d'amore che non volevo affatto conoscere.
Aveva un carattere scherzoso, scontroso sopratutto. Ma mi piaceva quel carattere di lei.
Mi piaceva tutto.
Nonostante ciò, però, non dovevo avvicinarmi a una minima distanza con il suo corpo, con la sua mente, con lei. Avrei perso la testa e non era da me.
Chiunque avrebbe perso la testa; aveva dei capelli color castagna che si abbinavano agli occhi leggermente più scuri, un naso piccolo e alla francese che faceva impazzire; per non parlare delle labbra. Di quelle labbra carnose avrei voluto conoscere ogni parte.
Il suo profilo era talmente perfetto che sembrava disegnato e infine, il suo corpo a a clessidra lasciava senza fiato ai pensieri perversi dei maschi.
Me l'ero già immaginata in cinquanta diverse posizioni sotto di me a letto, a gemere, a urlare il mio nome mentre veniva. Ma mi ripulii quei pensieri sconci per non dare troppa attenzione al mio carattere.
Anche Nathan, il peggiore dei puttanieri, forse anche di più di me, aveva espresso il suo parere su Victoria.
La pensava come me; un angelo dal viso. Ma dal dentro avremmo preferito definirla diavolo, non era certo un angioletto con quel carattere.
Io stesso gli avevo chiesto quale fosse il suo parere, ma non da allungare troppo la corda.
Parlava tranquillamente di lei come se fosse il prossimo che avrebbe scopato. Ma si dimenticava che c'ero io in sua presenza; la cosa mi infastidiva e anche molto, come lui sapeva.
Infatti si trattenne dal dire anche a Dylan e Logan quei pensieri, film mentali o come si chiamano, perché avrebbe saputo che io sarei stato lì pronto a fermarlo.
Da lì non emesse più parola riguardo a lei, come bene che fece.
Potevo solo io fare pensieri sporchi nella mente. Lei era già mia senza saperlo.
Il tardo pomeriggio, infatti, misi in chiaro di non doversi avvicinare a Nate, tantomeno farselo.
Perché sennò, la mia rabbia imbattibile si sarebbe scagliata contro quello stronzo depravato..e al momento non avevo tanta voglia di andare in carcere.

«Pensi che ce la faccia a scoparmi Chanel, stasera?». Steso nel mio letto, Nathan chiese con la sua solita mente mentre tirava al soffitto di camera mia una pallina di gomma che si staccava in seguito. «Dipende da te... e da lei». Specificai.
Al momento mi stavo lavando i denti, pensando alla festa che mi avrebbe aspettato.
Volevo divertimento, ma con quella stupida bambina che mi incantava dalla sua bellezza particolare.
Dovevo resistere.
«A cosa stai pensando, Tob?» oh. Quello stupido nomignolo che Nathan mi dava in continuazione. Lo detestavo. Tanto.
Mi girai verso di lui, con aria dubbiosa.
«A cosa dovrei pensare?». Misi apposto lo spazzolino e il dentifricio mentre mi specchiavo per vedere come stavo.
Avevo indossato una camicia bianca con i primi bottoni sbottonati e dei jeans neri strappati larghi. Il mio solito outfit da festa.
Per il resto mi vestivo sempre interamente di nero.
«Che ne so?» disse alzandosi dal letto per darsi una sistemata a quei capelli mori. «Magari a Victoria» continuò mentre si specchiava allo specchio con un sorriso da idiota.
«Stai zitto coglione, odio queste tue supposizioni su di me e lei. Lo sai che sono tipico a non pensare troppo a lungo alle donne. Basta» chiarii.
Lui mi tirò un'occhiata svelta, poi si fece velocemente quella poca barba che aveva.
In verità ci stavo pensando eccome a Victoria, ma non lo avrei mai ammesso; nemmeno al coglione al mio fianco con cui mi conobbi all'asilo.

Cinque minuti dopo Nathan si avviò da solo alla festa con la sua moto, non poteva venire con me perché dopo sarebbe dovuto tornare a casa e non poteva di certo infilare la moto in macchina mia. Perciò andai a chiamare Chanel e Victoria nella camera di quest'ultima.
Trovai la porta socchiusa, così approfittai per sbirciare il punto a cui erano arrivate.
Chanel indossava un vestito brillantinoso, di sicuro in prestito dalla sua amica, mentre Victoria indossava un abito nero in pizzo, dannatamente bello e volgare.
Con quel vestito addosso le si vedeva ogni bene di dio, affinché fossi stato io a guardarli era tutto apposto, poi si sarebbe posto il problema degli occhi d'altri, specialmente quelli di Nate.
Preferirei se li fosse cavati.
Chanel mi notò sul solco della porta, spalancai la porta con forza facendole sobbalzare.
«Tobias? Ma che cazzo ti prende? Un po' più delicato, magari!» mi sbeffeggiò Victoria con la sua solita arroganza. Dio, era così..oh, lasciamo stare, Tobias.
«Sei pronta?» me ne infischiavo della presenza della sua amica, mi sarei rivolto solo a lei perché era l'unica in quella stanza di cui mi fregava qualcosa.
Victoria guardò la sua amica, non seppi il motivo. Poi entrambe presero dal letto i loro giubbotti e le borsette, tipica roba da femmine.
Come facevano a sopportarle sulla spalla per tutto il tempo?
Da quanto Victoria fosse tirchia ero sicuro che non avrebbe pagato tre euro per la cabina armadio della discoteca.
«Si» rispose soltanto dopo andandomi avanti con la sua amica.
Le guardai il culo, immaginandolo sopra al mio cazzo.
Mi levai quei pensieri dalla testa da quando Cole mi toccò improvvisamente la spalla, facendomi impaurire.
«Tienila sotto controllo» si raccomandò. Era molto geloso di sua sorella e, onestamente lo ero anch'io.
Annuii scendendo poi le scale per recarmi alla Maserati che tenevo parcheggiata.

ricordami di scordarti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora