Tobias
Eravamo arrivati al "Lozyloxy", il locale più divertente in tutta San Diego.
Per arrivarci impiegammo un quarto d'ora.
Durante il tragitto fui di poche parole, se non del tutto zitto.
Parlavano solo Victoria e Chanel, non mi interessai neanche a cosa; pensai a concentrarmi sulla guida e a non ascoltare le loro conversazioni, tanto sapevo per certo di cosa si trattassero.
Mi distrassi però, quando subentrò il discorso di Nate, che mi fece puntare il mio sguardo gelido e innervosito a Victoria tramite lo specchietto retrovisore interno alla macchina.
Ricambiò lo sguardo per poi stare zitta.
Placai quella voglia matta di prendere a calcinate quello stronzo.
Victoria non sapeva dove stava andando contro frequentandosi, almeno credo, con Nate.
Era un pericolo disumano, doveva soltanto stargli alla larga.
Alla fine anche da me. Doveva stare alla larga anche da me.
Non ero il tipico principe che salvava la principessa, tanto meno facevo parte di una favola.
Prima di metterci in quella fila enorme che trovammo, io aspettai Nathan, Logan e Dylan in un punto preciso, mentre le due amichette del cuore si misero subito in fila per non perder tempo.
Giunsero a loro altre due, quella era..Kimberly??
«Tobias, io sta fila del cazzo non la faccio!». Mi raggiunse Nathan che mi fece distogliere lo sguardo da Kimberly..
«È più lunga delle ragazze che mi sono scopato. Non se ne parla» aggiunse Dylan con un sorriso nervoso. Logan gli diede ragione.
«Quindi?» chiesi indifferente.
«Quindi cosa?» chiese arrogante Nathan.
«Quindi che cazzo me ne frega delle vostre rotture? Che volete fare? Ammazzare tutti quelli in fila?». Non c'era niente da fare.
«Quasi quasi..» disse ironicamente Logan. Lo guardai strano accendendomi una sigaretta, sfilandola con i denti dal pacchetto e aiutandomi con la mano che la riparava dal vento per accenderla.
Lui incrociò lo sguardo roteando poi gli occhi per dire che scherzava. Lo sapevo che scherzava, non ero un bambino privo di conoscenza dell'ironia.
«Conosco un mio amico che lavora al bar» avvisò Dylan. Di seguito feci loro cenno col mento di seguirmi. Dietro avevo Victoria che sentivo mi stesse guardando dappertutto, quasi sentivo il suo fiato porgersi sul mio collo e quel suo odore buonissimo che sapeva di Rosa e vaniglia.
Quell'odore.
Quell'odore di catturarla,
Quell'odore di farla mia.
Mi girai per tirarle un'occhiata veloce, lei ricambiò guardandomi con braccia incrociate, poi mi rivolse parola:
«Non picchierai nessuno,vero?» mi chiese con quella sua voce delicata. Era così bella.
Sentivi quelle sue parole uscire di bocca come se fossero le melodie della tua canzone preferita e, da arrogante e arrabbiata lo era ancora di più.
«Dipende da che soggetto ho davanti».
Buttai il mozzicone a terra quando ci trovavamo davanti all'entrata.
Avevamo superato tutta la fila che, nel frattempo, si lamentava per averla superata.
Forse avevano ragione, ma a me non me ne fregava un cazzo.
Coprimmo la visuale di uno dei due bodyguard. Avevano sempre quell'aria seria, come tutti gli altri, d'altronde.
Gli feci cenno col mento, come per salutarlo.
Mi analizzò bene guardandomi prima in faccia, poi giù.
«Devi stare qui a guardarmi il cazzo o fai il tuo lavoro?» chiesi non tanto cortese.
«Già che hai usato quel tono puoi andartene, anziché iniziare a fare la fila. Fuori» disse schietto.
Lo fissai in faccia. Indubbiamente era grosso, forte. Ma davvero voleva mettersi contro il sottoscritto?
«Non me ne vado fuori, bello. Ho sprecato benzina per venire in sto locale di merda quindi levati dal cazzo e facci entrare». Iniziai ad avere il mio solito atteggiamento rabbioso.
La mia rabbia stava aumentando sempre di più come l'aria in un palloncino e poco a poco sarebbe scoppiato. Cercai di mantenere la calma, infilzandomi le unghie sulla carne delle mie mani.
Trattenevo i pugni più di quanto avessi mai fatto.
«O vuoi i documenti perché non credi alle nostre età, simpaticone?». Intervenne Nathan per distrarmi. Sapeva dei miei problemi e non voleva accadesse nulla in una serata che sarebbe dovuta essere tranquilla e divertente.
«Il mio amico conosce uno che lavora al bar, ti vuoi levare o no?».
La gente da dietro sussultava, bisbigliava e alcuna urlava per l'attesa della fila che noi stavamo pestando.
Era una cosa sbagliata? Indubbiamente.
Ma era proprio questo il punto, a me piacevano le cose sbagliate:
«Non me ne frega, torna-» provò a dire. Lo interruppi, però, con un pugno violento in faccia, facendolo distrarre.
Così, riuscimmo ad entrare anche se un modo burbero.
«Era proprio necessario?» chiese Victoria.
«Si.» risposi fingendo di sorridere, poi mi guardai attorno per notare quali fossero gli "amici" di Victoria. Vidi solo un gruppo di ragazzi che le stavano chiamando, ma ero sicuro che Victoria non mi avrebbe messo nemmeno nei pensieri a paragone con quelli.
Il problema era Nate, perché come me attirava l'attenzione delle ragazze sul proprio corollario non facendone più a meno. Questo, era il problema.
Tirai un'occhiata fugace quindi dalla loro direzione per far notare a Victoria dove si trovassero,
«Buon divertimento, bambi».
Alzai un angolo delle labbra e mi recai al bar dove Dylan e Logan si trovavano a scambiare due chiacchiere con il famoso amico barista.
Prima di unirmi a loro detti un'occhiata a dove si fosse potuto trovare Nathan; come già immaginavano le mie aspettative, si stava divertendo con una ragazza e che poco dopo si sarebbe portato a letto.
Volli anche guardare dove si trovasse Victoria, ma non lo feci per vari motivi.
Uno di questi era non sembrare troppo interessato, cosa che in effetti non ero; volevo solo che stesse lontana da Nate, tra l'altro perché non stavamo insieme.
Eravamo poco distanti dalla pista da ballo e anche lì, sia la gente sia la musica era a un livello sproporzionato. La musica assordante ci investiva completamente, facendoci urlare anziché parlare.
«Un sex on the Beach» ordinai.
«Spero di farlo presto, il sex on the beach» commentò Dylan.
Come dargli torto.
Sorrisi bevendo intanto un'altro drink che mi aveva passato Logan.
Mentre parlavo con i miei amici notavo che il Barman stesse trattenendo fin troppo lo sguardo su qualcosa. Lasciando parlare Dylan e Logan, senza farmi accorgere provai a stabilire il punto, o la persona, che stesse fissando.
Strinsi gli occhi in due fessure sottili mentre mi gustavo la bevuta.
«Sei fidanzato?» gli chiesi insospettito.
I discorsi dei due miei amici cessarono per dar spazio a uno nuovo che avevo cominciato io stesso.
«Si, in effetti si».
Lo sapevo già. Annuii leggermente con i miei occhi sempre curiosi, che stavano cercando di capirlo.
«E non è gelosa che lavori in una discoteca? Che ne so, magari c'è qualche bella ragazza su cui fai pensieri non troppo rispettosi...».
Amavo la situazione che si creava in quelle occasioni, sopratutto con gli sguardi di Logan e Dylan che mi guardavano strani per capire a cosa si dovessero quelle domande.
Di solito stavo sempre zitto, non facevo mai domande private; non me ne fregava un cazzo.
In questo caso, però, sentivo qualcosa di differente: Dylan mi aveva parlato varie volte di "Jacol", il Barman. Affermava della sua mancanza di intelligenza.«È abbastanza stupido, le cose non le capisce e non è neanche furbo per nasconderle»
Mi ritornò in testa proprio tale frase.
«Si, in effetti si.» Era perfettamente impacciato, il suo viso era stato coperto da un rosso imbarazzato e non rispondeva con quella sicurezza che avrebbe dovuto avere.
«E c'è..qualche ragazza che sinceramente mi attrae». Confessò.
Feci un sorriso vittorioso. Logan, invece capì il mio gioco e scosse la testa sorridendo.
Dylan mi tirò un'occhiata complice:
"E come si chiama sta ragazza, Jac?» chiese.
Il barman lo guardò con aria di disappunto. Da quel che sapevo io non erano così tanto amici, solo Dylan si interessava per avere l'ingresso a meno e saltare la fila.
Jacol si rivolse con lo sguardo alle nostre spalle.
Lo seguii attentamente.
Scacco matto.
C'era il gruppo di Victoria, poco distante dalla nostra posizione.
Non credevo di trattasse di Victoria, perché era troppo in là per farsi notare da un barman coglione quanto lui.
«Chi ti vorresti scopare? La riccia?» chiese divertito Logan.
La riccia, Kimberly..
Aspettai la sua risposta, poi negò con la testa smentendo le idee di Logan.
Non ce la facevo più; così mi alzai per andare un attimo al bagno.
«No, no a dire il vero è quella mora liscia. Con quel vestito nero attillato» la indicò.
Si trattava di Victoria. Mi girai subito dalla sua direzione tornando dove ero precedentemente.
«Jaloc, lei non la devi neanche guardare. Guarda chi cazzo vuoi, scopati chi vuoi. Ma lei no».
Gli tirai due pacche alla spalla avvicinandomici. Mi levai di torno proseguendo per il bagno.
Trovai nel frattempo dei miei amici che erano seduti in dei divanetti.
Urlarono il mio nome per farmi girare.
Colpito dalla loro presenza, mi avvicinai a Blake, Tommy, Sebastian e Vachel, dei miei amici delle vecchie superiori.
Prima di trasferirmi all'attuale scuola di allora, andai in un'altra decisamente terribile.
Mi avevano bocciato una volta e così approfittai per cambiare istituto.
«Hey ciao». Sul mio viso comparve subito un sorriso che spezzò la mia rabbia di due minuti prima.
Dopo averci raccontato un po' di cose finii a sedere con loro senza nemmeno accorgermene.
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ricordami di scordarti
Short StoryIl preside della San Thrope School permise a Victoria di passare dalla succursale alla sede principale per motivi di trasloco. Infatti, la madre di Victoria, la spinge a far tornare un legame tra lei e il padre. Victoria, però, sembra volere tutt'al...