Capitolo 13

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Victoria

Uscii dalla mia stanza e scesi lentamente le scale, sentendo i miei tacchi far rumore; mentre al di sotto si tenevano risate e chiacchierate in tutta tranquillità.
Speravo di averla anch'io, un giorno.
Arrivai agli ultimi scalini, potendo vedere la tavola con tutti i partecipanti.
Rimasi lì ferma per poco, ammirandoli divertirsi. Ma sopratutto mi meravigliavo della sua presenza, quella di Tobias.
Ancora non mi capacitavo del fatto per il quale fosse seduto tra noi.
Pensai per un momento fuggitivo che potesse essere il presunto fratellastro, ma scacciai quel pensiero quando gli occhi di tutti si voltarono verso di me.
Solo lì riniziai a scendere gli ultimi scaletti per raggiungerli.
Era giunto il momento di fare finta di niente, anche se mi sentivo a pezzi.
Non riuscivo ad essere spensierata perché me ne succedevano di ogni, compresa quella sera, che sarebbe dovuta essere vivace e piena di tranquillità.
Ada aveva un sorriso fiero, Cole mi fissava non so per quale motivo, forse per la bellezza che mi vedeva addosso. Me lo diceva in continuazione ma io non trovavo essa su di me.
Sarah era contenta di vedermi giungere alla cena mentre Tobias stava bevendo l'acqua, la quale gli andò di traverso per fare dei colpi di tosse voltandosi dalla mia parte.
Era così affascinante.
Aveva una maglietta attillata nera che gli metteva in risalto i suoi addominali scolpiti, i suoi bicipiti che si intravedevano dai movimenti delle braccia. Delle spalle così larghe da farti fare un'idea su di esse, ti davano idea di protezione, di scudo.
Un tatuaggio gli si intravedeva al braccio sinistro e il solo orecchino lo rendeva ancor più sexy.
Aveva quei capelli mori e folti che facevano venir voglia di infilarci le mani dentro, quegli occhi di un grigio scurissimo, in cui volevo cascarci profondamente e delle labbra da baciare, succhiare e leccare.
Tutti i miei pensieri mi portarono a una conclusione sull'immagine di lui.
Era di una bellezza ammaliante,una delle poche che si vedevano in giro. Ma si vedevano così poco che tutte le donne ne sarebbero state attratte.. e allora non ci sarebbe stato gusto.
Lasciai perdere i miei pensieri desideranti su di lui, piuttosto mi misi a sedere per mangiare quegli snack sulla tavola che non avevo ancora mangiato e i crostini con salmone e Philadelphia, i più buoni per me.

La sera passò in fretta e mentre tutti ridevano e scherzavano io rimanevo la stessa; impassibile e indecifrabile. Si, qualche volta sorridevo a delle battute di Sarah o di mio fratello ma niente di che.
La cosa che non mancò era il contatto visivo con Tobias. Quello lo avevo sempre.
Il mio sguardo ci cadeva poche volte, ma quelle poche volte ne ritraevo il suo sguardo reciproco.
Lo beccavo già a fissarmi e quando me ne accorgevo si girava dall'altra parte, ridendo mentre si stuzzicava con i denti il labbro inferiore.
Mi davano alla testa quei suoi sguardi, il punto è che non volevo accadesse.
Non ero mai stata una facile e non lo sarei stata neanche con lui, sopratutto con le voci che si sentivano a riguardo.

Più tardi mi accorsi che Cole se ne stava andando a fumare una sigaretta a bordo piscina.
Prima di andarci mi fece segno di seguirlo, e così feci.
Mi alzai senza dire nulla a nessuno, a differenza sua che avvertì il momento di pausa. Mi avviai verso la portafinestra e giunsi alla sua posizione.
«Che ti ha detto Ada per convincerti a scendere?» disse accendendosi la Malboro blue.
«Perché temi così tanto Ada?»
«Perché cambi discorso? La mia domanda era un'altra» fece un tiro e fece uscire il fumo dalla bocca.
Certo anche mi fratello non scherzava con la bellezza, se non fosse stato mio fratello un pensiero lo avrei fatto.
Ma che cazzo.. mi diedi uno schiaffo in faccia per ritornare alla realtà, anziché pensare alle mie solite considerazioni strame e del tutto fuori discorso. Cole mi guardò strano per il gesto da me compiuto, come biasimarlo. Parevo una pazza.
«Non mi ha detto nulla di che»
«Già, e io non temo per niente Ada» mi rispose.
Solo perché avevo dato una risposta incompleta doveva farlo anche lui.
Eravamo proprio due bambini, anzi lui. Lui era proprio un bambino.
«Mocciosa, sto dicendo la verità»
«E anche io» replicai.
«Va bene senti, basta..
Perché hai lasciato Tobias solo? Non si sente a disagio con una famiglia che non conosce?» chiesi curiosa. Sentivo il suo imbarazzo fino a quà.
Rubai la sigaretta a Cole facendo un tiro.
Non fumavo generalmente, ma una o due volte al mese facevo un tiro dalle sue sigarette.
Lui si grattò il sopracciglio con il pollice, sembrava non volesse parlare.
Gli diedi una botta alla spalla con la mia per farlo rispondere. Non si girava e non emetteva nemmeno mezza parola, così mi misi io davanti a lui, a stento cadevo in acqua.
Ci fissammo senza dirci nulla; io avevo capito che c'era qualcosa che doveva dirmi, e lui capì a sua volta che lo avevo capito dal mio sguardo che pretendeva una risposta.
«Tobias è nostro fratellastro.» ammise tutto ad un fiato.
Quella sera sembrava esser pieno di confessioni.
«C-cosa?» balbettai in preda alla confusione per la cosa appena detta.

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