Capitolo 16

3 0 0
                                    

Victoria

Dato che non vedevo la figura virile, alta, muscolosa e tatuata di Tobias, salutai le mie amiche e pensai di chiedere al suo gruppetto di amici dove fosse.
Quei tipi mi facevano un po' di paura, ammetto. Vi erano due castani scuri che espandevano arie da superbi, mentre l'ultimo era il più serio, moro scuro, tatuato alle braccia, esattamente come Tobias; arie da figo ma anche da stronzo.
Tobias emanava impressioni più che stronze, come se fosse qualcuno di pauroso, qualcuno di cui temere. Aveva dei modi violenti, espressioni cattive per chiunque ma abbaglianti per le donne; con quelle non scherzava, ovviamente. Il classico puttaniere da cui tenersi lontano.
Mi avvicinai ai loro divanetti, e pensavo al fatto che si fossero spostati, quando in realtà non si poteva; Prima in quegli stessi divanetti c'era altra gente.
«Scusate, sapete dove è andato Tobias?»  mi stavano quasi tremando le gambe, anche dal modo in cui mi guardavano, per poi guardarsi tra loro sorridendo.
«E tu chi saresti, stellina?» disse il moro tatuato alzandosi dal divano e superando di tanto la mia figura poco alta, malgrado indossassi anche i tacchi.
«Se te lo vuoi trombare ti avverto, al momento è già con qualcun'altra» continuò sorridendo.
Gli altri aggiunsero alla frase delle risate spietate. Non sapevo che tale cosa facesse ridere.
Non ero gelosa, non potevo esserlo; ma quella frase mi dette altamente sui nervi.
Inoltre, mi sentivo intimorita, avevo sbagliato ad andare da loro a chiedere un'informazione su Tobias, quindi girai le spalle e provai ad andarmene, magari per cercare e chiederlo a mio fratello.
Ci fu d'intralcio, però, il braccio possente del moro. Era pieno di vene, che sembravano esplodere. Anche un po' troppo.
Feci resistenza dicendo di lasciarmi il braccio perché mi stava facendo male.
«Uuhh, ha detto di lasciarla, Nathan» si intromise un altro.
«Non mi fate paura come credete, quindi smettetela che siete ridicoli» misi in chiaro. Sbagliai. Mi facevano paura eccome, ma non lo ammisi, sembravo una fifona e allora quello non lo ero affatto.
Smentii la cosa e subito dopo si alzarono anche i due altri, mi girai verso di loro cercando di liberarmi, il bicchiere nella mano sinistra si stava svuotando da quanto mi muovevo per levare la mano del moro, ma non ci riuscivo, dalla mia poca forza in confronto a quella di "Nathan".
«Hey, bellezza. Come ti chiami?» chiese lui guardandomi le tette.
«Perchè dovrei dirtelo?». Lui tirava delle occhiate ai due dietro di me.
Provai ancora a liberarmi, ma non ci riuscii; fino a che sentii arrivare dei passi diretti di qualcuno, mi girai e vidi Tobias che d'istinto mi tirò a terra il bicchiere contenente il drink.
«Ma che fai?» chiesi con arroganza.
Forse avrei dovuto dire altro, per esempio ringraziare che mi aveva liberato il braccio da quello psicopatico del moro.
«Dylan e Logan ti hanno messo roba nel bicchiere, cazzo! Li conosci?» mi disse con prepotenza strattonandomi il braccio, gridai un no in preda al panico. Che diavolo stava succedendo?
«Ma che cazzo fate!? Siete impazziti??» si rivolse ai suoi compagni.
«Aspetta aspetta aspetta, la conosci?» disse il moro con una faccia sarcastica.
Tobias rimase zitto, fissandolo con rabbia negli occhi, lo zittii.
«Vieni, andiamo a casa» disse avviandosi per l'uscita.
«No, aspetta e Cole? Dove...» dissi cercando di seguirlo in mezzo alla folla.
«È già a casa» rispose secco.
Ah bene, mi aveva lasciata da sola? Che grande preoccupazione che aveva, prima si faceva problemi per come ero vestita e poi mi lasciava da sola.
«Grandioso, ora ha imparato anche a lasciarmi sola» stufai con stress. Tanto stress.
«Non sei da sola, sei con me».
Non so perché, ma quella frase mi fece avvolgere lo stomaco.

Salimmo in macchina e ci recammo a casa.
Stavolta ero davanti, accanto a lui e ciò mi permetteva di vedere le sue mani curate e venose sul volante dell'auto. Erano così..perfette.
Oh basta, Victoria. Mi dissi nella testa, dovevo smetterla, smetterla di fissarlo, smetterla di fantasticare su delle determinate cose come ad esempio le sue mani e basta, dovevo finirla di stare con lui.
Mi tirava delle occhiate fugaci, «Puoi...smetterla?!!» chiesi innervosita.
Mi doveva arrivare il ciclo e quei continui sguardi mi davano noia, nonostante venissero da un ragazzo così bello da sembrare un modello.
Rise lievemente, «Di fare cosa?». Adesso faceva finta di niente. Non ne potevo più.
«Di tirarmi queste occhiate, di fissarmi a scuola la mattina. Smettila, smettila e basta.»
«Scusami signora principessa, voglio solo non sembrar stronzo a non ricambiare gli sguardi che ricevo». Mi provocò.
«Non è affatto vero! Io non ti guardo mai, sei te che lo fai; e comunque rimani sempre uno stronzo, con o senza questo.» risposi sicura.
Non facevo mai partire quella gara di sguardi tra di noi, era lui. O forse eravamo tutti e due, ma poca importanza aveva:
«Da domani mattina non ci dovremmo guardare nemmeno un secondo, nemmeno mezzo.» chiarii. Così stavamo freschi, nessuno che iniziava e nessuno che ricambiava, solo..non ci dovevamo guardare più.
Appena arrivammo alla villa le luci erano spente, regnava il silenzio più assoluto poiché tutti fossero a letto.
Quando arrivammo al piano di sopra ognuno andò nella propria camera,
«Buonanotte Bambi» disse ridendo.
Bambi? Cosa? Perché?
«Che razza di nomignolo è "Bambi"?» chiesi in disappunto.
Guardò in basso e si appoggiò sullo stipite della porta poco distante alla mia, lo guardai strana.
Quella non era la sua porta.
«Il giorno dell'incidente del bus avevi la cover di Bambi e, in più, hai delle piccole e leggere lentiggini sul naso che ritraggono le sue» spiegò sorridendo maliardo.
Che. Figuraccia.
Sul serio avevo la cover di Bambi? Oh no, poi iniziava a chiamarmi bambina.
«Bambi non ha le lentiggini.». Chiarii a braccia incrociate avendo un'aria più che seria.
«Per me le ha sempre avute, quindi buonanotte..»
«Quella non è la tua stanza»; allo stesso tempo lo stavo dicendo con sicurezza ma anche dubbiosa.
«Sì, quando sto quì da mia mamma la mia stanza è questa».
Ah giusto, lui stava un pò quì da sua mamma e un pò da suo padre, lo sceriffo.
Girai le spalle e mi chiusi la porta alle spalle.
Mi buttai sul letto e riaccesi il telefono mettendolo in carica.
Conoscendo Chanel sapevo già che fosse a letto, in realtà la dovevo chiamare ma visto l'orario gli scrissi un messaggio:
«Hey stronza, scusami. Sono tornata tardi e avevo il cell. scarico. Ti chiamo domani. Baci<3»

Pensai a quanto accaduto come se lo dovessi dovuto raccontare a Chanel.
Pensai a quanto mi spassai la sera, a Nate, ai "madbad" e a quanto fossero pazzi. Pensavano fossi un pupazzo per stringermi il braccio in quella maniera.
Pensai a Tobias, che al momento si trovava nella stanza accanto, più o meno, pensai a il momento in cui scagliò contro terra il bicchiere del drink alcolico perché i suoi amici pensavano fossi una che si volesse scopare qualcuno. Poi arrivò lui, il signor diavolo. Si, lo avrei iniziato a chiamare così, lui mi aveva dato un nomignolo e lo feci pure io.
Pensai pure alle nuove amicizie fatte, ero soddisfatta. A tal proposito quando si accese il telefono mi arrivarono tutte le richieste su Instagram, tra cui quella di Nate.
Miracolo che non ne avessi parlato con Tobias, si insomma..ci aveva ben osservati mentre ci eravamo limonati. Se solo mi avesse visto mio fratello non sarei stata più viva.
Sentii un colpo di nocche alla porta, facendola cigolare. Mi spaventai a morte.
«Hey» vidi Sarah, con la sua vestaglia che a primo impatto sembrava appartenesse ad un'assassina, con i capelli scompigliati e la faccia assonnata.
«Hey, mi hai spaventato! Vieni» dissi sussurrando.
Si sedette affianco a me, dicendomi della sua insonnia improvvisa:
«Non riesco proprio a dormire..»
«Come mai?» chiesi distendendomi su un gomito.
«Non te l'ho detto ma..domani partirò per Dubai con Carter» mi guardò con aria dispiaciuta.
«Come..perché non me l'hai detto? Per quanto ci starete?» chiesi a mia volta.
La invidiavo molto, anche io sarei voluta partire per Dubai, era il mio sogno da quando avevo 8 anni, me lo ricordo come se fosse ieri, ero sul divano a pensare ai momenti felici che avrei avuto lì con la mia famiglia. L'unica cosa che cambiò, forse era proprio la compagnia: ora
Ma perché non mi aveva avvertito di una notizia del genere?
«Lo so..scusami, è stata una cosa molto improvvisa; lui mi ha fatto una sorpresa giorni fa e mi ero dimenticata di dirtelo, scusami. Ci staremo per un mese, comunque..lui ha parenti e sa dove stare» si giustificò..
Annuii e pensai a con chi stare in quei giorni, John ed Ada erano sempre fuori a lavoro. Mio fratello all'università e rimaneva solo Tobias che usciva in continuazione con i suoi amici psicopatici, tanto quanto lui. Forse avrei dovuto chiamarlo "Diavolo psicopatico» si, decisamente.
Risi senza farci caso, Sarah mi rivolse un'occhiata strana.
«Perché ridi?» chiese.
«Così, sono un po' brilla sai? Ho bevuto tanto e...» finsi, fino al punto di distendermi per mostrarmi esausta.
«Va bene ubriacona, ti sveglio domani mattina per salutarti. Buonanotte» disse ridendo.
Risi a mia volta. Mi sentivo cattiva, stavo mentendo e così me l'ero solo levata di dosso.
Pensai alla fine, però, che fosse un bene; si erano fatte le tre e avevo bisogno di riposare.

ricordami di scordarti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora