(Revisione) Assassin Night (Completa🦋)

CHAPTER 26

L'inizio del piano

Le pareti erano bianche, ricoperte da quadri colorati, ma non troppo. Ricoperto di vetri che affacciavano sulla strada e piante ovunque per dare un po' di allegria all'ambiente visibilmente ostile. Daniel si avvicinò ad una delle scrivanie all'ingresso, bianca come il resto dell'arredamento, un computer nuovo e tanti fogli che la stavano facendo impazzire, era al telefono la donna a cui Daniel avrebbe potuto chiedere più informazioni a riguardo. Sistemò la cravatta e si schiarì la voce usando il suo fascino e la sua bravura.

<<Cerco l'ufficio della signora Wright>>.

<<Mi dispiace>>. Disse scocciata. <<Ma dovrà fare la fila, come tutti gli... Altri>>. Abbassò la voce e mise giù il telefono perdendosi negli occhi di Daniel, il ragazzo le sorrise.

<<Preferirei non attendere, ho molti clienti e mi piacerebbe avere un faccia a faccia subito. Dica alla signora Wright di richiamarmi, magari non sarò impegnato la prossima volta>>. Sollevò la sua ventiquattrore poggiandola sulla scrivania, la aprì lentamente senza togliere mai lo sguardo da quella ragazza ormai persa, le tecniche di seduzioni che gli aveva insegnato Kate funzionavano. Allungò la mano verso di lei porgendole il suo biglietto da visita, sfiorò le dita della ragazza sorridendole, poi chiuse rapidamente la valigetta e si girò pronto ad andare via. Lei chinò la testa su ciò che stringeva tra le mani, finalmente riuscì a togliere il suo sguardo da quello di Daniel, ma non prima di avergli fissato il sedere ben scolpito rinchiuso in quel meraviglioso pantalone stretto ma elegante. Si sollevò dalla sedia balzando in piedi di colpo, fissò il nome sul biglietto da visita e urlò il suo nome.

<<Signor Lewis, aspetti>>. Daniel sorrise portò lo sguardo al cielo e sorrise, poi si ricompose, schiarì la voce e si avvicinò ancora una volta alla scrivania. <<Sono sicura che la signora Wright sarà più che felice di riceverla>>. Tutti conoscevano la sua grande azienda, farsi rappresentare dalla Lewis corporation era un lusso che non tutti potevano permettersi, ma farlo proprio con Daniel Lewis era la carta vincente che serviva a Jayde. <<Salga al dodicesimo piano, il suo ufficio è quello in fondo al corridoio>>.

<<La ringrazio>>. Daniel si avvicinò all'ascensore con fare elegante, schiacciò il pulsante ed entrò al suo interno attendendo che le porte si chiudessero. Poggiò il corpo contro la parete e prese rapidamente il cellulare dalla tasca, schiacciò il pulsante che si illuminò.

"Sono dentro" - Daniel

Lo scrisse per poi cancellarlo, non voleva ci fossero prove, poggiò la testa contro la parete e chiuse gli occhi, non c'era nulla difficile per lui, soprattutto nel suo lavoro, ma quello che lo preoccupava era la reazione di Kate, ora che era andato via di casa non sapeva a cosa pensare, sentiva di aver sbagliato, farlo in quel modo avrebbe interrotto la bellissima relazione che aveva con sua "sorella". Quello che sentiva quando era con lei non era illusione, sentiva davvero quelle cose forti, ma non poteva averne conferma in quel modo, sperava che il bacio a stampo non avesse rovinato tutto. Sollevò la testa verso i tasti, mancavano solo tre piani e Kate non aveva ancora risposto al messaggio, forse era un modo per non lasciare prove, o semplicemente ora lo odiava per quello che aveva fatto, stava di fatto che non riusciva a pensare ad altro. Uscì dall'ascensore quando le porte si aprirono. I tacchetti che aveva sotto le sue scarpe lucide di pelle battevano sul pavimento liscio, a passo lento cercò la stanza tra tutte quelle che c'erano. Le pareti completamente bianche gli davano i brividi, c'erano solo poche piante a dare colore all'ambiente. Si fermò quando ebbe conferma che quello fosse proprio il suo ufficio.

"Jayde Wright"

Una targhetta dorata faceva brillare ancora di più la porta totalmente bianca. Daniel prese un grosso respiro e sollevò lo sguardo, bussò a testa alta pensando che fosse una delle solite clienti che chiedevano il suo aiuto. La voce della donna si sentì nonostante la porta chiusa, rimbombò anche fuori per il troppo silenzio.