1. con te é diverso

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"con te è diverso, capito no?" In realtà no, Simone non ci aveva capito assolutamente nulla. Sapeva solo che il suo migliore amico lo aveva baciato.
Cosa doveva fare? Doveva allontanarsi? Doveva chiedere un confronto? No, Manuel avrebbe cambiato subito discorso o avrebbe rigirato la frittata. Non trovava una soluzione, ma doveva avere una risposto alle sue tre mille domande, ma soprattutto alla prima cosa vuol dire "con te è diverso".
Erano passati parecchi giorni dalla festa di Simone e Manuel faceva finta di niente.
E quella notte Simone non riusciva a chiudere occhio.
La mattina la sveglia suonò, ma lui era giá sveglia da un pezzo.
Aprii l'armadio e si preparò, scese per fare colazione e c'era solo la nonna, "nonna, papá dov'è?" Chiese mentre inzuppava il biscotto nel latte.
"Non lo so, so solo che è uscito molto preso" rispose la nonna versando il caffè nella tazzina
"È impossibile io non ho chiuso occhio tutta la notte, ma non ho sentito nessuno andarsene di casa" rispose
"E come mai non hai chiuso occhio?" Chiese la nonna
"Pensieri, ma non concentrarti su questo" rispose il nipote secco
"Ma che ne so, tuo padre è grande e vaccinato, non si sará fatto sentire per paura di svegliarti" rispose, ma Simone non si tranquillizzó aveva tante domande anche per suo padre come per esempio "chi è Jacopo?".
Prima di andare a scuola lo chiamó si e no una trentina di volte.
Poi entrò nell'istituto, ma non vide Manuel.
Entrò in classe e non c'era nessuno poi vide l'orario era preso.
Dopo, quando le persone iniziarono ad arrivare Simone si girò, ma il riccio piú grande di lui non c'era.
Arrivò suo padre "Buongiorno ragazzi scusate per il ritardo, ma Manuel..?" Chiese principalmente a Simone
"...nessuno l'ha visto?" Nessuno rispose allora iniziò la lezione e tempo 2 minuti la porta si aprii, era il riccio, "mi scusi prof per il ritardo"
"Non ti preoccupare Manuel"
Manuel appoggió le mani sulle spalle di Simone "visto che tu sei un genio in matematica mi aiuti vero?" Gli chiede a bassa voce per non disturbare la lezione, Simone sperava solo che levava quelle mani da lui prima che gliele prendesse e gliele mettesse sul suo viso. "Allora mi aiuti o no?... Dai Simò domani quella mi ha detto che mi interroga e io non so neanche su cosa" levò le mani, ma non le mise tanto distanti, le mise sullo schienale della sedia, Simone si girò "e perché dovrei farlo?" Chiese con il sorriso
"Dai Simó vaffanculo" gli disse
"Lo vuoi un compagno di banco il prossimo anno si o no?" Chiese
"Non saprei sai" gli rispose ridendo
"Ma vaffanculo Simó" disse spingendolo un po' e sentendosi
"O mi aiuti!"
"Me stai già ad assillá" rispose Simone
"Se tu mi rispondi io non ti assillo più" rispose Manuel e proprio quando Simone stava per rispondere "va be' vado a chiedere a Laura"
"No, stai fermo ti aiuto io, però se ti metti a parlare di filosofia con mio padre trovo il modo per farti bocciare" rispose Simone tenendo Manuel che stava andando dalla ragazza bionda.
Dopo scuola andarono a casa di Simone ognuno con il proprio scooter.
Ci misero poco a mangiare visto che la nonna di Simo aveva preparato tutto,ormai era un abitudine che Manuel venisse a mangiare da loro e a Dante e alla nonna andava bene, vedeva la complicità tra i due ancor prima di scoprire l'innamoramento di Simone nei confronti di Manuel.
Quando entrano Manuel sbattè lo zaino sul pavimento mentre Simone stava preparando tutto sulla scrivania Manuel lo guardó "No, ti prego Simò ci mettiamo sul letto a studiare, non c'è la faccio già a stare sei ore seduto,mi fa male il culo e poi io studio e faccio sempre i compiti sul letto"
Si tolse le scarpe e si buttò sul letto, Simone alzó gli occhi al cielo si levò le scarpe , Manuel lo guardò con uno sguardo vittorioso, Simone si mise dall'altra parte del letto sistemando libri, quaderni e penne, si formò un casino

Un casino fra di loro

A quel pensiero iniziò a mordere la penna, e quel gesto a Manuel non passò inosservato. mentre lo guardava con le sue labbra socchiuse pensando inevitabilmente a quella sera, l'ultima volta le aveva toccate e pensando al desiderio di toccarle altre 100 volte in 1000 modi diversi. Lo farebbe se solo non avesse paura di questi nuovi sentimenti, dei pregiudizi delle persone nonostante lui dicesse che non gliene frega a niente di quello che diceva la gente e soprattutto la paura di non essere abbastanza per quel ragazzo.
"Oh iniziamo?"
Manuel uscì da quel stato di trance e allungó la mano prendendo una penna dall'astuccio di Simone
"Oh ma usa le tue"
"Non ho un astuccio Simò dove pensi che finiscano tutte le tue penne che non trovi più"
"Sei una merda" rispose il più piccolo con un sorriso, gli tirò una gomma, ma se la riprese subito "caso mai mi rubi pure questa"
"Giuro che t'ho rubato solo le penne"
"Non solo quelle" Simone non ci penso su tanto, ma capì subito di aver detto una cavolata e aprii il libro
" e che? Su dimme"
Cosa avrebbe dovuto rispondere?
Il mio cuore?
"Niente dai, apri il quaderno dai"
"Ao mo me dici che t'ho rubato?"
Simone continuó a sfogliare il libro ed è proprio in quel momento che Manuel capi che non era un oggetto di cartoleria, gli si attorcigliò lo stomaco lo continuava a guardare mentre lui cercava di togliersi da un situazione imbarazzante in cui si era cacciato da solo.
Sorrise e Simone diventò tutto rosso dallo sguardo fisso del ragazzo accanto a lui e pregava mentalmente che il più grande smettesse questa tortura al più presto.
Dopo qualche minuto passato così Manuel capi che ci doveva fare qualcosa con quella materia orribile che piaceva all'altro, aprii il quaderno e lo affiancò con quello di Simone per vedere gli appunti
"Manu studiare non significa copiare, dammi sto quaderno che li facciamo insieme gli esercizi".
Prese il quaderno e iniziò a spiegare le regoli basi e dopo una ventina di minuti il più grande sembra seguirlo.
"Se hai capito facciamo gli esercizi"
"Proviamo"
Dopo che gli detto l'esercizio
"Dai famme vede non mi ricordi il prossimo lo faccio senza suggerimenti"
"Lo sai te l'ho appena spiegato"
Manuel cercando di vedere sul quaderno di Simone rimase con la mano sulla sua spalla.
Simone restò il a guardarla nessuno diceva niente fino a che
"Manu"
" mh?"
"Io non ho capito che cosa vuol dire che con me è diverso"
Non sa dove aveva tirato il coraggio.
D'altro canto Manuel stava morendo dentro.
Cosa vuol dire che con lui è diverso?
Quello, lui è diverso da quello che gli stava succedendo da quel momento, era diverso le attenzione che gli dava Era diverso dai maschi che non gli erano mai piaciuti, gli sguardi, era diverso tutto.
Manuel fece per parlare, ma richiuse subito la bocca quando vide lo stupore da parte dell'altro.
Rimasero in silenzio per poco, ma a loro sembravano ore.
"Ao"
"Che?"
"Me rispondi?"
"Non m'hai fatto na domanda"
Simone alzó gli occhi al cielo
"Cosa vuol dire che con me è diverso?"
Eccola la domanda, Manuel se lo doveva spettare lo aveva stuzzicato, ma non sapeva cosa dire quindi non doveva fare altro che improvvisare come alle interrogazioni, come nella vita.
"Vuol di che te sei diverso"
"Che vol di tutti siamo diversi"
"Ao mamma mia Simò e statte zitto"
Dopo un paio di minuti di silenzio
"Tu sei diverso da tutti quelli che ho conosciuto, come me tratti tu non mi tratta nessuno, come me guardi te.
Lo so ho fatto troppe volte lo stronzo che a volte mi chiedo perché non te ne sei andato, anche questo e diverso.
E il fatto che tu sei così diverso m'ha portato pure a me a esse diverso, ai sentimenti mia a esse diversi. Che te devo dì Simó? Che so bisessuale? Non lo so se so bisessuale, so solo che mi piaci tu e prima mi piacevano anche le ragazze s e questo basta pe esse bisessuale allora lo sono, ma posso di che per ora non me frega n cazzo"
Il più grande prese il quaderno del piú piccolo per prendergli le mani e lui ancora inerme dal discorso fissava le loro mani.
"Ao Simò"
"Oh"
" Non me rispondi?"
"Non m'hai fatto la domanda"
"Che ne pensi?"
"Che te pur di non fare matematica faresti di tutto"
"Oh so serio"
"Simò"
"Oh"
Il più piccolo alzó gli occhi e il più grande ora era in ginocchia che aveva preso il suo viso tra le mani.
"Co te è diverso"
E dopo quella frase si fiondò sulle sue labbra come aveva fatto quella sera con la stessa fretta perché era da troppo che non le toccava, ma con la consapevolezza che tra di loro le cose erano più chiare.
Simone lo strinse a lui per non farlo andare via, ma Manuel non voleva andare via senza di lui e poi aveva capito il senso di quella benedetta parla .

due persone e una sola anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora