Capitolo 12

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Sabrina

Avevo gli occhi talmente gonfi che faticai ad aprirli quella mattina. Avevo pianto tutta sera, mi facevano male anche i polmoni da quanto avevo pianto forte.
Ho chiamato Maria perché era l'unica persona che avrebbe potuto aiutarmi, l'unica che volevo sentire.
Non le dissi cosa fosse successo e le fui grata per non aver insistito, le avrei detto tutto di persona.
Volevo scappare da lì, volevo raggiungere Maria e tornare a stare bene con l'unica che mi ha sempre e solo fatta stare bene.

Quel sabato mattina mi svegliai prestissimo per preparare tutto e correre in aeroporto. La sveglia suonò troppo vicina alle mie orecchie ma d'altronde mi ero addormentata con il telefono vicino a me, con Maria che mi sussurrava dall'altra parte mentre cercava di calmarmi. Mi ha fatto bene sapere che lei era lì, era quasi come averla davvero di fianco a me e sotto la sua protezione virtuale riuscii a calmare i singhiozzi, addormentandomi profondamente.
Mi alzai con le poche forze che avevo trovato, misi tutto nelle valige e nelle borse e chiamai un taxi. Uscii di casa senza dire niente a nessuno.

Tenni per tutto il viaggio gli occhiali da sole, insieme alla mascherina mi hanno aiutata a nascondermi e a nascondere i miei occhi troppo rossi e rovinati. La luce poi mi faceva male, non sarei riuscita a girare senza.

Atterrai a Fiumicino, Maria stava nella sua villa in Toscana ma l'aeroporto di Roma era comunque il più comodo per raggiungerla. Aspettai tutti i miei bagagli ed uscii dal gate.
Mentre cercavo di capire quale fosse l'uscita per arrivare nel piazzale dei taxi vidi un signore vestito molto elegante con in mano un cartello con scritto "SFR".
Maria mi aveva mandato l'autista nonostante le avessi detto che non era necessario. Povero signore, non so da quante ore fosse lì ad aspettarmi visto che non avevo detto a Maria a che ora sarei atterrata.
Mi avvicinai e gli chiesi a bassa voce se l'avesse mandato la signora De Filippi per me, lui annuii e lo seguii fino alla macchina. Mi caricò le valige e partimmo.

Il tragitto durò circa due ore, io non dissi nulla e il signore non mi rivolse la parola.
Più o meno dopo un quarto d'ora di viaggio mi addormentai sfinita fino alla nostra destinazione.
A mezzogiorno circa fui svegliata dall'autista stesso.
"Signora Ferilli, mi scusi, siamo quasi arrivati. 500 metri e saremo dalla signora De Filippi, l'ho già avvisata del nostro arrivo imminente"
Aprii gli occhi e mi stirai leggermente. Non osai guardarmi allo specchio perché dovevo essere un mostro. L'unica cosa a cui pensavo era che a breve avrei rivisto Maria ed ero molto agitata per questo incontro.

Arrivammo davanti al cancello della villa, si aprì dopo qualche istante ed entrammo. Mi portò fino alla casa, parcheggiò e scese per aprirmi la portiera e scaricare i bagagli. Vidi Maria sull'uscio della porta, mi sorrise leggermente e mi venne incontro. Appena l'ebbi sotto tiro la strinsi in un abbraccio forte che, per quanto mi riguardava, non doveva finire mai.
"Ehi... non piangere"
La sentii sussurrare nel mio orecchio, ma ormai io avevo iniziato e non sembravo voler smettere. I miei occhi facevano sempre più male ma comunque non riuscivo a trattenere il pianto.
"Oi, Sabri... stai tranquilla, okay? Sei qui con me ora. Vieni che portiamo dentro tutto.
Grazie Giorgio, grazie mille. Ci sentiamo se dovessi aver bisogno di nuovo. Buona giornata!"
Salutò l'autista e si caricò la maggior parte delle valige. Io ne presi un paio e dovetti insistere per farmi lasciare almeno quelle.
"Vieni, seguimi, ti accompagno nella tua stanza. Maurizio sa del tuo arrivo ma non gli ho detto nulla di cosa sia successo. In realtà credo che ieri mi abbia sentita mentre ero al telefono con te ma dopo che stamattina ho evitato di raccontargli qualsiasi tipo di dettaglio, penso che farà finta di niente, anche se dovesse sospettare qualcosa."
Entrò in casa e salì le scale fino al piano superiore.
"Anche il personale sa che saresti arrivata ma non diranno niente a nessuno. Questa è la tua stanza, vieni. La mia è quella dopo, Maurizio dorme di sotto."
Entrammo e appoggiammo tutto a terra e sul letto.
"Grazie Marì"
Fu la prima cosa che riuscii a dire.
"Ma di cosa Sabri, ci mancherebbe. Vuoi una mano a sistemare?"
"No, ti ringrazio, faccio da sola. Ti dispiace se poi mi sdraio un po'? Non sto tanto bene, mi fanno male gli occhi e la testa."
"Figurati, fai pure come se fossi a casa tua. Ti lascio sola a sistemare, torno dopo con qualcosa da stuzzicare, puoi mangiare a letto, che ne dici?"
"Sì... grazie"
Mi guardò con uno sguardo semi-triste, aveva gli occhi di chi avrebbe fatto di tutto per aiutarmi senza però sapere come.
Andò verso la porta.
"Marì?"
"Sì, Sabri?"
"Meno male che ci sei tu"
Mi mandò un bacio e uscì chiudendo la porta.
Avevo il bagno in camera quindi mi precipitai lì ancor prima di svuotare tutto. Dovevo andarci da quando ero scesa dall'aereo ma avevo rimandato fino a scoppiare.
Mi lavai il viso in cerca di un po' di fresco per i miei occhi e mi guardai allo specchio... ero uno straccio.
Sistemai le mie cose con calma e diedi un'occhiata dalla finestra. Si vedeva il mare... strizzai gli occhi perché la luce del sole era troppo forte e pensai che si era sistemata proprio bene con questa casetta.
Abbassai le tapparelle per far entrare meno luce, mi misi una maglietta larga e dei pantaloni leggeri e mi sdraiai nel letto.
Chiusi ancora gli occhi ma poco dopo entrò Maria con quello che aveva raccattato dal pranzo.
"Sabri? Dormi?"
"No, no, vieni pure.."
"Ti ho portato qualcosa da mangiare. Qualche fettina di arrosto, un po' di insalata con le carote e qualche pezzo di pane. Da bere acqua naturale e fresca."
"Grazie Marì ma non ho molta fame.."
"Qualcosa devi mangiare Sabri."
Si avvicinò al letto e si sedette accanto a me, mi porse il vassoio e lo presi.. aveva ragione, qualcosa dovevo buttar giù, soprattutto perché non avevo nemmeno fatto colazione.
"Guarda che sto qui finché non mangi qualcosa."
Alzai gli occhi al cielo e iniziai a sgranocchiare il pane.
"Puoi rimanere qui anche dopo che ho mangiato?" le chiesi.
Avevo bisogno della sua presenza, era l'unica cosa che poteva farmi stare calma.
"Ma certo, testona. Bastava chiedermelo e mi sarei fermata qui anche prima."
Aspettò che finii il pranzo e portò via il vassoio, lasciandomi solo l'acqua.
"Mi raccomando, bevi che sei sicuramente disidratata."
Tornò subito dopo con un libro in mano.
"Posso?"
Annuii.
Si sdraiò accanto a me.
"Allora, ti va di dirmi cos'è successo?"
Presi un respiro profondo, non ero ancora pronta.
"Ti dispiace se ne parliamo dopo? Ora non riesco, sono sfinita. Poi mi rimetterei sicuramente a piangere e i miei occhi mi fanno troppo male. Ne parliamo stasera, okay?"
"Okay."
Si avvicinò ancora un po' e mi fece segno di appoggiarmi a lei. Aveva capito quanto avessi bisogno di sentirla vicina.
Misi la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi.
"Se vuoi dormire un po' sto qua io con te. Mi sono portata un libro come quando ti sei addormentata a casa tua, almeno leggo un po', ti spiace?"
"No, figurati, fai pure. E grazie."
...
"Marì?"
"Che c'è?"
"Lo leggi ad alta voce?"
"Devo proprio? Sai che non sono famosa per avere questa gran voce soave.. sicuramente non sono una cantastorie!"
"Per favore, voglio solo sentire la tua voce."

Fece un paio di colpi di tosse per schiarirsi la voce e iniziò a leggere, ma francamente non ascoltai quasi nulla, crollai poco dopo.

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