cap 5: il pendolo

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Il giorno dopo, Janet stava ancora male. Quando Alex era andato a trovarla a casa per portarle un pranzetto preparato da lui, aveva visto che aveva un aspetto deperito e sembrava molto stanca. Sembrava che in casa in quei giorni non ci fosse nessuno, perchè sua nonna non era presente a prendersi cura di lei. Non poteva, essendo in un'altra nazione in qualità di rappresentante commerciale, e a quanto pare lei viveva la maggior parte del tempo da sola, essendo sola, senza nè genitori, nè sorelle e fratelli.

Janet le raccontò di qualche vicino simpatico che ogni tanto le faceva visita o la invitava a casa sua per farla sentire meno sola e fortunatamente si era fatta una sorta di famigliola nel condominio, diventando la mascotte di tutti.

Alex era ancora sconvolto ed addolorato dai sentimenti e dalle sensazioni provati quel giorno, ma comunque era molto più preoccupato per lei. Lui viveva così bene con la sua famiglia, mentre lei invece era sempre stata costretta a quella solitudine. Quando si sedettero, ed iniziarono a parlare, lei sembrò ritornare la stessa di prima. Poi gli fece vedere i suoi videogiochi - "Peccato che non ho nessuno con cui giocarci" disse- e ad Alex venne un colpo al cuore, decidendo così di proporsi per giocare con lei.
Era incredibilmente brava, anche se una ragazza, chissà quanto avrsse giocato in quel piccolo appartamento, sola al mondo

"Sai, a casa ho due sorelline che amano molto giocare a questo videogame, al contrario di me"

"Davvero? Che bello! " esclamò lei contenta

"Non solo..." disse Alex, quasi in una specie di pausa riflessiva "Robert ti potrebbe insegnare il basket, e a casa abbiamo anche un canestro nel giardinetto, Luke ti può insegnare qualche trucchetto con il Pc e Phil invece tutto sui cartoni animati, mentre io sicuramente ti posso insegnare qualche ricetta da cucinare"

Gli occhi le si illuminavano come stelle
"Che bello!" esclamò come una bambina eccitata, poi gli prese la mano "Alex Takashi, mi stai per caso per fare una proposta di matrimonio?" disse in modo semi-serio.
"Ehhmm... cosa? No, no niente del genere ahah"
Lei inziò a tossire forte a quel punto e si dovette sedere sul tavolo in cucina per lo sforzo
"Senti, se vuoi posso passare ora in farmacia e prendere qualcosa per la gola" disse preoccupato
"Non ti preoccupare, l'ho già fatto e non è cambiato nulla."
"Capisco"
"Però bando alle ciance, ti devo fare continuare a verere la mia casa"
"AH, GIUSTO!"
"Ora tocca alla mia camera" e gli fece un occhiolino"
Lui divenne rosso, non riusciva a capire come lei facesse ad essere così aperta con lui, quasi come se lo conoscesse da una vita
Quando entrò nella sua stanza ebbe l'impressione quasi come se ci fosse stato già. Avete presente un sogno, un dejavù, o qualcosa che ricorda vagamente entrambi? Alex aveva sentito la stessa cosa, la stessa identica. Eppure quella era la prima volta che ci entrava. O almeno così pensava, da quando aveva perso i ricordi.
"Questa è la mia stanza" disse lei, facendo una specie di inchino
Alex vide la sua libreria con tantissimi libri, anche se sembravano vecchi, ma non solo, aveva tanti manga, tanti.
"Quanti manga woow"
"Visto? Sono una gran collezionatrice, ed in futuro mi piacerebbe diventare una disegnatrice, però nel tempo libero mi piace anche scrivere poesie o racconti. Però non sono un granché brava" e fece una smorfia col naso
Prese un blocknotes consunto che sembrava aver già tanti anni
Gli mostro tanti testi poetici, scritti quasi di fretta, in tantissime forme, alcuni a spirale, altri lunghissimi o cortissimi, altri ancora quasi come se disegnassero qualcosa e rappresentassero una cosa in più rispetto al testo vero e proprio. Una lettura tra le righe, letteralmente.
"Quando provo dei forti sentimenti sai mi piace chiudere gli occhi e sfogarmi con le sensazioni, le parole e le metafore che più stuzzicano la mia mente, mi fanno sentire incredibilmente bene. Credo che la poesia sia la cosa con più libertà nel mondo insieme all'arte. Mi fa stare bene. È la mia maestra, la mia psicologa personale, il mio sfogo, il mio paradiso. Quando mi immergo in quel mondo è come se fossi di nuovo a casa, quasi come dentro un foglio. Non scrivo per nessun'altro se non per me, ma ora anche per te visto che le stai leggendo ora" e si coprì la faccia con le mani imbarazzata "Ti piacciono?" Disse facendo modo di aprire un occhio dietro le mani
Alex non aveva ancora letto bene quindi non disse nulla
"Sono brutte vero?"
"No, no... Ecco, io trovo che siano davvero stupende"
Percorse col dito la carta usarata. Lo pensava davvero, quante emozione ero racchiuse in quei fogli, su quell'inchiostro? Quanti successi, quanti fallimenti, quante frustazioni e delusioni?
"Beeeene, ed ora per far passare l'imbarazzo ti mostro i miei disegni"
Prese altri fogli, su un altro scaffale, e a dirla tutta erano ancora più vecchi, però anche questi li erano famigliari. Edific, modelli anatomici, fiori, donne nude, cavalieri, gattini, praticamente ogni cosa
"Sai avevo un'amica da piccolo" disse pensieroso "non ricordo nè come si chiamasse nè quanti anni aveva, a dire la verità è quasi come un sogno, ma questa bambina ricordo che amava disegnare fiori e soprattutto i cartoni della Disney"
"Ah... disse lei. Ti deve mancare molto credo"
"A dire la verità, per nulla. Non ricordo praticamente niente di lei. So solo che è stata la mia migliore amica d'infanzia e che giocavo con lei in un parco della città dove ora stanno solo un mucchio di edifici. Penso solo che quei disegni mi ricordano un sacco di lei"
Lei sorrise dolcemente, poi il suo stomaco tremò "non faccio un pasto decente da un po' ed ho una fame da lupi, andiamo in cucina a mangiare i tuoi piatti speciali?" Disse facendo un sorrisetto malizioso
"Va bene, però non essere arrabbiata con me dopo ... se non riuscirai a fare a meno della mia cucina eheh"
Andarono in cucina e allora Alex si mise ai fornelli e col forno di lei riscaldarono le lasagne che lui aveva preparato "
"Hmmm che buono" disse lei chiudendo gli occhi ed assaporando tutto con gusto
"Cucinare per l'intera famiglia ha ripagato"
"Shismsi" disse lei col cibo in bocca

Poiché avevano appena finito di pranzare, e dopo che lui gli aveva spiegato la ricetta passo dopo passo, avevano deciso entrambi di sdrairsi sul letto, e lui aveva accettato nonostante l'imbarazzo della situazione, principalmente perché sentiva come se lei fosse parte della sua famiglia, che non sapeva perché ma con lei non si sarebbe mai sentito a disagio per nessuna cosa"

Il tempo passò in un attimo, e quando si svegliò vide gli occhi verdi di Jane a due passi dai suoi
"Buongiorno principessa"
"Ehi...riposato bene?" disse lui
"Sì abbastanza, anche se ho ancora dolori dappertutto e ogni tanto ritornano. E. NON. SONO. I. DOLORI. CHE. PENSI. TU."
"AHAHAHA quali sono i dolori che penso io? Comunque papà diceva che potevi venire a stare da noi, come ti accennavo prima. Lui è un medico, ti potrebbe dire meglio su cosa hai, essendo che generalmente gestiamo una clinica a casa."
"Mi piacerebbe davvero molto, Alex"
Una signora si mostrò di fronte a loro guarandandoli con una lacrimuccia agli occhi "Che bella storia" disse asciugandosi gli occhi con un fazzoletto di stoffa "una bella coppietta"
"Vai via Betty, stai diventando una stalker di..." ma poi subito si azzittì dimenticandosi che Janet era affianco a lui e che aveva appena rivelato il suo segreto senza rendersene conto.
"...Chi è Betty?"

Sulla via di casa sua, mentre erano entrambi sulla bici, Alex aveva ripreso a raccontarle ogni cosa. Dopo che lei aveva fatto i bagagli per metterci le cose essenziali erano subito partiti perché lei era impaziente di conoscere la sua famiglia e di mangiare la pizza che avrebbero ordinato.
"Quindi da quando ricordi sai vedere i fantasmi?"
"Esattamente" disse lui "Riesco a vederli senza riuscire a fare nessuna distinzione con le persone normali, anche se spesso le riconosco dal modo in cui parlano, si vestono stranamente ed hanno un senso dell'umorismo strano"
"Che figo. Ti rendi conto che sei una specie di supereroe o qualcosa del genere?" e lo strinse forte
"Beh è più una maledizione per me".

Arrivati a casa
"Sorpresa!!!!"
Ci fu una grande esplosione di coriandoli e palloncini. Sul soffitto c'erano striscioni scritti da Phil (la scrittura era la sua) "Benvenuta"
"Che bello!" Disse lei saltellando dalla gioia e con le lacrime agli occhi
Le due sorelline presero le mani di Janet "vieni, ti portiamo in camera nostra, vieni vieni, starai con noi!"
"Grazie mille tesorini" disse lei
"Janet, siamo davvero felici che stai qui con noi. Ti ho conosciuto qualche giorno fa, quando Alex ti ha portato a casa. Ti va se tra poco vieni nel mio ufficio, così ti visito meglio?"
"Certo"disse lei

Dopo aver cenato, bevuto e festeggiato il J-day a base di pizza e schifezze, andarono tutti nella propria camera e Jane si potette sistemare meglio.
Si divertì molto con le sorelline, che erano ultra felici di parlare con lei di cose "da ragazze". Nel cuore della notte però entrò in camera sua, battendo la porta
"Scusami, posso dormire con te? Le ragazzine russano troppo forte e poi sinceramente mi trovo più a mio agio con i ragazzi"
Però non dormirono, perché si misero a sfogliare tra i ricordi d'infanzia di Alex, tra le sue foto, giocattoli ecc... e lui le fece leggere le sue poesie, che lei lesse con grande avidità mentre si stiracchiava sul letto, e senza che se ne rendessero conto si erano addormentati.
Lui si sentiva così bene, anzi non era mai stato meglio, e quando Janet stava affianco a lui tutti i problemi erano come se sparissero

I giorni passavano e lei non migliorava, con preoccupazione di tutti, che facevano ogni cosa in loro potere per farla stare meglio, senza riusciurci. Il papà aveva detto che non sapeva di che cosa si trattasse, ma non era malato di nessuna cosa che lui conoscesse, e che forse era solo una manifestazione psicosomatica dei sintomi. I suoi amici dottori pure non sapevano che dire
Lei era sempre più pallida, sudata e malandata che quasi non riusciva ad alzarsi in piedi.
Finché un giorno mentre Alex stava andando a scuola vide una vecchia
Lei era vestita male, sporca e magrissima. Aveva una benda nera agli occhi e tanti ciondoli sulle orecchie e sui polsi
"Tu.. "
Disse "Tieni questo pendolo. È per quella ragazza che sta male"
Ed uscì una collana in pietra nera che senbrava carbone con sopra dei simboli magici, o forse ebraico?
"Aspetta, chi sei?"
La donna sorrise "non importa saperlo, sappi solo che presto ogni cosa avrà una risposta e che il buio calerà sulla tua vita, o meglio, ritornerà. Non pensare che ti stia regalando questo per farti un favore, lo sto facendo perché qualcuno di importante "lì" mi ha detto che sei una persona speciale ed importante, e che è racchiuso un potente incantesimo dentro questo pendolo ed è stato fatto con le ceneri delle piante che dimoravano una volta nel giardino di questa città e crescevano rigogliosamente.
Amaranti.

"Ti ringrazio tan..." disse rigirandosi il pendolo tra le mani, ma quando si girò la donna era scomparsa del nulla, ed il tempò riprese a scorrere, come se fino a quel momento era rimasto bloccato o sospeso nel nulla.





















il giardino degli amarantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora