44. Giacomo e Rachele

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Capitolo quarantaquattro

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Capitolo quarantaquattro

Circa 9 mesi dopo...
Questo agosto si era rivelato ancora più caldo dell'anno passato e fare gli allenamenti sotto il sole cocente era straziante, una vera e propria fortuna per noi sportivi. Sarei voluto morire prima.
Il sole batteva alto in cielo e le goccioline di sudore bagnavano la mia pelle facendo ricadere i miei capelli umidi sulla fronte in modo scompigliato. Mi morsi un labbro strizzando gli occhi e guardando attentamente il pallone accanto a me, avrei dovuto tirare un calcio di punizione, azione nella quale non ero molto esperto.

- Dai Chicco!! - Mi incitò Cuadrado battendo le mani.

Mi passai la lingua sul labbro inferiore concentrandomi ulteriormente, guardai esattamente sotto l'incrocio dei pali, non calcolando i compagni davanti a me che facevano da scudo alla porta, e calciai provando ad essere il più preciso possibile.
Perin si lanciò provando a parare il mio tiro perfetto, ma fallì. Ero riuscito a fare gol.
Sorrisi meravigliandomi di me stesso e ricevetti degli applausi e dei complimenti de parte di tutti i bianconeri.

- Ci chiameranno Accademia Juventus un giorno. - Disse Manuel con un sorriso stampato sul volto e dandomi una pacca sulla spalla. - Hai fatto un tiro incredibile, Fede. -

- Grazie Loca, anche tu prima hai fat... -

- Dai! Daiii! - Urlò il mister Allegri interrompendo il discorso mio e del numero 27 invitandoci a continuare l'allenamento con costanza e determinazione. - Tra 30 minuti sarete liberi, ma per adesso vi voglio cattivi su quella cazzo di palla! -

Povera palla.

Marco Landucci, vice di Max, iniziò a distribuire le casacche per farci dedicare l'ultima mezzora al gioco di squadra. Mi ne porse una gialla che afferrai velocemente e raggiungi la mia postazione guardando velocemente con chi fossi questa volta: Loca, Leo, Juan, Paulo, Rugani, Pinsoglio in porta...
Velocemente i miei avversarsi mossero il primo pallone, toccò a Weston. Andai subito a marcare Moise e, alla prima occasione, riuscii a togliergli il pallone. Mi guardai attorno velocemente ed iniziai a correre in velocità verso la porta di Szczęsny che osservava attentamente ogni mio singolo gesto. Accanto a me c'era Paulo che correva verso la porta riuscendo a scappare alla marcatura di De Ligt, così gliela passai tentando di non sbagliare per non mandare in fumo quell'azione al momento strepitosa.

- Federico! Federico! - Urlò Chiara piombando in campo.

- Dimmi tutto! - Esordì Bernardeschi pensando che stesse parlando con lui.

- No Berna! Non te! - Si fermò con il fiato pesante e si portò una mano sul cuore, esausta dalla corsa. - CHIESAAA! - Urlò così tanto forte che per poco non lo sentirono anche dall'altra parte del mondo.

FARESTI CON ME | FEDERICO CHIESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora