32. Le rosse

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Capitolo trentadue

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Capitolo trentadue

Era una "tranquilla" mattinata di inizio giugno e mi svegliai a causa della luce del sole che filtrava nella stanza. Aprii lentamente gli occhi e mi portai immediatamente le mani alle tempie per il forte mal di testa. Riconobbi subito il letto di camera mia e notai che stavo indossando solamente un paio di boxer. Però accanto a me non c'era nessuno, il letto era vuoto.

Alessandra non c'era.

Così mi alzai e percorsi le scale per raggiungere il piano terra della mia abitazione.

- Amore! - Chiamai la mia fidanzata. - Amo! - Nessuna risposta. - Ale? - Iniziai a camminare a passo svelto per tutta la casa, cercando persino nei posti meno improbabili come dentro la lavatrice.

Cosa cazzo era successo ieri sera? Milioni di domande mi stavano facendo letteralmente impazzire.
Presi subito il telefono e guardai il rullino foto e le chat sperando di trovare qualcosa di concreto della serata precedente.
Entrai su whatsapp e notai dei messaggi risalenti alle quattro e dodici di stanotte da parte della mia fidanzata.

"È finita Federico"
"Sei davvero uno stronzo"
"Vaffanculo"

Sgranai gli occhi ed iniziai a tremare letteralmente, cosa cazzo avevo combinato? Provai a chiamarla due volte, ma niente. Nessuna risposta.
Così decisi di telefonare Enzo, suo fratello. Sperando in una sua risposta ed in un aiuto da parte sua.

- Pronto? -

- Enzo, grazie al cielo hai risposto! Alessandra è lì con te? Mi sono svegliato stamattina e non c'era. Non risponde alle mie chiamate e ho trovato dei messaggi di stanotte dove mi dice che tra noi e finita. Sono fottutamente impanicato, dimmi che sai qualcosa. - Parlai velocemente.

- Fede, tranquillo. Respira. -

- Si, scusami Enzo, è che... -

- Hai le camomille in casa? - Mi interruppe. - E si, lei è qui, a casa mia. -

- Potresti spiegarmi cosa cazzo è successo? Veramente non ricordo nulla. -

- Vieni qui. - Borbottò. - Non dirò niente a mia sorella della tua visita, però tu vieni e fatti spiegare da lei. È da stamattina che piange e non mi ha voluto dire niente. -

- Ok, grazie. -

Volai in camera mia e mi vestii prendendo letteralmente le prime cose che vidi: un pantaloncino bianco della Juventus ed una maglietta nera. Accesi la macchina e guidai verso casa di Enzo che, fortunatamente, non distava troppo dalla mia.
Mentre prestavo attenzione alla strada iniziai a pensare a ieri sera e ricordai che, per festeggiare, una settimana in ritardo, il compleanno del mio compagno di squadra Cuadrado, andammo in un locale a divertirci.
Ricordo solo una lunghissima tavolata di shots da spartire con i miei compagni bianconeri Morata, Dybala e Bonucci. Poi, da quel momento, è come se avessi avuto un blackout totale.
Bussai al campanello Milani e, una volta che Enzo mi aprì il portone del palazzo, salii velocemente le scale fino al secondo piano.

FARESTI CON ME | FEDERICO CHIESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora