Diary, tell me what to do (parte 2)

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Cucù!
Non ve lo aspettavate più e inveceeeeee.... eccolo!
Capitolo un po' filler, un po' no. Ho voluto dare a tutti (ma a tutti!) una voce in capitolo su quello che succede tra i nostri piccioncini, un po' come succede a noi quando gli amici vogliono fare i pettegoli e mettere il naso dove non devono... based on real events. Chissà dove porterà tutto questo.
Mi dispiace molto di averci messo così tanto a metterlo su, ma ultimamente ho problemi a scrivere.
BUT MOST IMPORTANTLY! Avete visto che ora la serie è su Prime Video?!?!!!! Ho fatto tardi perché l'ho riniziata daccapo giusto stasera. Sue me :P

«Capisci, ora?» fu così che Caroline concluse il suo fiume di parole.

Era durato più di quanto potesse sopportare, alla faccia della richiesta di farsi raccontare tutto. Elena era riuscita a malapena ad arrivare alla parte in cui suonava al campanello e lei apriva la porta con quello stupido pigiama addosso.

Era sicura che il mal di testa che le era venuto fosse causa sua e di tutto quello che secondo lei era andato storto durante la giornata, e non erano che all'inizio.

Prima di tutto, Stefan aveva osato ritardare di quattro minuti e quarantacinque secondi, e poi a scendere nella scala di importanza: un brillantino staccato dalla scarpa, passando per il brufolo sul mento che nemmeno si vedeva più, e per finire la condanna – aveva detto proprio così – di avere suo padre a dormire sul divano e non poteva aprire le finestre del salotto e lei aveva finito per inciampare sui tacchi.

«In ogni caso, non smetterò mai di ringraziare Sheila per i suoi miracolosi intrugli!» concluse, soddisfatta, mentre ammirava il suo mento perfetto nello specchio.

Elena si limitò a mugolare un assenso. Le otto e trenta, ancora mezz'ora alla sfilata, e le mancava già il respiro.

«Adesso vogliamo parlare di quello che ho interrotto tra te e lo Stronzo?» aveva ricominciato a chiamarlo così, in onore dei vecchi tempi, da quando avevano rotto.

Elena non si disturbava nemmeno a pregarla di smetterla, tanto la sua amica faceva comunque come le pareva: era fiato sprecato.

«Gli stavo solo sistemando il papillon.»

O almeno, credeva che fosse quello che era successo nella realtà: a forza di immaginarsi le cose, doveva aver frainteso del tutto l'atteggiamento di Damon, come sempre. Magari non la voleva offendere o chissà cosa. Era stato difficile capirlo quando stavano insieme, ma adesso era addirittura un rebus.

E lei faceva schifo a risolvere rebus.

«Se ti avessi trovata con le mani nelle sue mutande, mi staresti dicendo che stavi controllando che fossero di puro cotone?» fu la domanda retorica della sua migliore amica, imbevuta di sarcasmo.

Elena si concesse un sospiro scornato. «Be', non ce le avevo le mani nelle sue mutande.»

Caroline sollevò lo sguardo dal rossetto che stava raccogliendo con un pennello. «Non ancora.» precisò, interpretando quella rassegnazione come dispiacere.

«Per favore.» roteò gli occhi, al solo pensiero. «Stamattina mi ha toccato un braccio si stava per genuflettere. Sembra che lo disturbi la mia vicinanza.»

Certo, le cose sembravano essersi fatte più civili, da quando gli aveva chiesto aiuto e lui le aveva chiesto scusa. Sembrava sincero.

Forse il tempo che aveva passato fuori dalla porta l'aveva impiegato a collegare i due neuroni che aveva nel cervello.

Non che non pensasse mai, peccato che lo facesse sempre dopo, quando era troppo tardi per mettere davvero a posto le cose.

Chissà che non avesse avuto ragione, a non volere che si incontrassero per un mese intero. Eppure, anche adesso che erano passati solo pochi minuti, non vedeva l'ora di scendere per posare di nuovo lo sguardo su di lui.

Dear Diary - The Vampire DiariesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora