Please, tell me what to say (Parte 2)

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Ok, questa è la parte 2 di 3, tanto fluff. Sento il dovere di avvisare che la fiaba in questo capitolo non è mia, l'ho generata con un generatore apposito trovato con Google (che non ricordo più quale sia), ma ce l'ho voluta inserire perché è un sacco carina, e perché intendo usarla come Easter Egg su "The Sound of Silence" :3

Giovedì prossimo.

Ecco quando sarebbe stata la data del prom. Elena gli aveva appena inviato un messaggio. Lui aveva deciso di prendersi quel lunedì di completa pausa, forse era per questo che stava facendo un solco nel suo appartamento. Aveva finito per andarsene là, visto che sua madre gli lanciava occhiate inquisitorie dal divano, ed era troppo presto perché Ric fosse tornato da scuola ed essere psicanalizzato sul suo, di divano.

Aveva usato il lavoro come scusa.

Impegnava i lunedì per mettersi in pari con gli arretrati, ma quella settimana, sorprendentemente, non ne aveva, perciò aveva anche troppo tempo per pensare, e se avesse parlato con sua madre aveva paura che si sarebbe scoperto un debole sentimentale.

Già era fin troppo umiliante così.

C'erano dieci giorni esatti, da lì al ballo più importante per la vita di una studentessa del liceo, e ci voleva un discorso da uomo a uomo.

Un consiglio su cosa fare. Dopotutto, una ragazza vera lui non l'aveva mai avuta. Aveva avuto solo avventure di cui non si era dovuto preoccupare, in generale: né di loro, né dei loro sentimenti. Di Elena, invece, gli importava tutto.

Partendo dal fatto che non voleva rompere con lei, doveva trovare il modo giusto per farlo. Non poteva semplicemente dirle "non ci possiamo vedere più perché ho deciso così" o qualcosa del genere, perché di come si sarebbe sentita gli importava eccome.

Certo, non si illudeva che sarebbe stato facile – diamine, non era facile nemmeno per lui – ma cos'altro avrebbe potuto fare?

Influenzava le decisioni della sua ragazzina molto di più di quanto gli sarebbe piaciuto.

E dimenticava troppo spesso che era una diciottenne sognatrice, e che credeva che il loro fosse l'amore che dura tutta la vita. Che poi, magari lo era davvero, ma come si faceva a ipotecare il proprio futuro su una cosa del genere?

Un futuro che lei nemmeno aveva iniziato a vivere.

Si chiese perché mai si era illuso che potesse finire in modo diverso. A lui le cose non andavano mai come voleva, ma quando Elena si era aggirata così bene nella sua vita e tra i suoi problemi, si era permesso di sperare che fosse tutto giusto.

Era così giusto che gli aveva fatto paura e se n'era andato.

Forse, era stato troppo giusto.

E lo era ancora. Talmente tanto che pensare di porre fine a una cosa del genere faceva un male cane, sembrava addirittura una cosa stupida, inutile. Ma che altra scelta aveva? Chiudere gli occhi, fare finta di niente e rovinarle la vita?

Aveva finito per privarla del College, che altro poteva portarle via?

Intanto, erano tre quarti d'ora che ci pensava su senza cavare un ragno dal buco. Era riuscito solo ad accumulare frustrazione.

Avrebbe fatto molto meglio a restare fuori città, quando se n'era andato, forse per allora Elena sarebbe riuscita a farsene una ragione e mandare qualche lettera di presentazione come tutte le ragazze della sua età.

Sarebbe stato meglio che lo odiasse?

Non riusciva a capirlo.

Esiste il modo giusto per lasciare qualcuno?

Dear Diary - The Vampire DiariesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora