II

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non importa quando, non importa come

perché tutte le poesie parlano d'amore

La casa in cui Simone viveva era un posto carino, se mai a qualcuno fosse venuto in mente di chiedere a Simone il suo parere a riguardo. In realtà nessuno l'aveva fatto, almeno fino a quel momento, probabilmente perché a tutti sembrava una domanda scontata. Forse lo era veramente, eppure dover continuare quel percorso affrettato di conoscenza di se stesso da solo gli stava pesando più di quanto non sarebbe stato disposto ad ammettere.

Simone aveva pian piano cominciato a metabolizzare che c'era un distacco netto tra il "vecchio" lui e quello "nuovo": era dovuto agli anni che il nuovo non aveva avuto l'occasione di vivere. Le esperienze che non aveva potuto fare, gli amici che non aveva potuto conoscere, i luoghi che non aveva potuto visitare. La musica che non aveva potuto ascoltare, i libri che non aveva potuto leggere. Tutte le cose che non aveva potuto fare – o meglio, che non si ricordava di aver fatto – lo rendevano il Simone che gli altri si trovavano davanti.

Tutti sembravano conoscerlo, o almeno si aspettavano di farlo, e a volte si sentiva schiacciare dalle aspettative che gli altri avevano su di lui. Era consapevole di non essere Simone, ma non sapeva molto altro su di sé. Percepire che di te stesso sanno più gli altri che tu è una sensazione strana, spiacevole. E Simone ne percepiva interamente tutto il fastidio, tutto il dolore. Per questo motivo aveva cominciato a fare più domande possibili, su più argomenti possibili, a chiunque conoscesse Simone. Voleva provare a crearsi un quadro generale, un'idea informata seppur vaga di chi Simone fosse diventato in quei cinque anni. Di ciò che rappresentava per i suoi amici, dei legami che era riuscito a stringere, di come le esperienze che aveva vissuto lo avevano modellato. Ed era questo il motivo principale per cui, in quel momento, si trovava seduto al tavolino della cucina, una tazza di tè fumante in mano, alcune poesie sul tavolo e Jacopo di fronte.

"Tu hai idea di chi possa essere?" gli stava chiedendo in quel momento, senza accorgersi della mano che suo fratello stava facendo tamburellare senza sosta contro il ginocchio che aveva sotto al tavolo.

"Dov'è che le hai prese?" Jacopo non aveva ancora alzato gli occhi dalle carte che aveva davanti. Portò entrambe le mani a raggrupparle, per poi fare per porgerle nuovamente a Simone. Le trattenne all'ultimo dalla presa del suo gemello, uno sguardo corrucciato sul volto.

"Di là, in camera mia. Ammucchiate con altre cose" spiegò brevemente Simone. "Quindi? Lo sai chi le ha scritte?" Jacopo rilesse la prima delle tante poesie stampate su quei fogli. Erano poesie d'amore che Manuel aveva scritto a Simone negli anni, appuntandole su un documento Word, e Simone aveva trascritto poi a penna, perché non mi fido della tecnologia, non voglio rischiare di perderle per sempre.

La prima volta che Jacopo si era ritrovato a leggere una poesia che Manuel aveva scritto a Simone, aveva liquidato quelle poche righe messe in croce borbottando un rimane sempre un coglione, lascialo perdere. In sua discolpa, Manuel agli inizi era veramente un coglione. E Lapo aveva avuto tutte le ragioni del mondo per tentare di intralciare come poteva il rapporto che quei due avevano: nei primi tempi, il loro era un rapporto pieno di tira e molla, verità taciute, bugie urlate a gran voce e poco più. Se si ferma a pensare – cosa che, personalmente, evita di fare – riesce a ricordarsi con estrema chiarezza, passo per passo, la crescita, la dedizione e il grande affetto che, inaspettatamente, Manuel aveva investito nel suo rapporto con Simone. Era stato vedere quanto genuinamente ci tenesse che aveva portato Lapo a perdonarlo per la sua iniziale immaturità, che di guai ne aveva causati tanti, e a considerarlo come un amico prima e un fratello poi.

"Non ne ho idea, Simo" fece, quando si rese conto di aver fatto passare più tempo di quanto fosse accettabile senza dire niente. Alzò gli occhi in quelli di Simone, che aveva un'espressione interdetta sul volto. Si stava mordendo le labbra pensieroso, e Lapo si ritrovò a compatirlo come faceva ogni volta che doveva, per forza di cose, dirgli una stronzata invece che la verità sul suo passato.

Mantieni il bacio · SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora