se questo non è amore, di certo ci somiglia
perché pensiamo troppo, ma il cuore non si sbaglia
Era passata solo qualche settimana da quando Manuel gli aveva detto che sarebbe stato meglio se Simone non fosse più andato a dormire nel suo letto, nel caso in cui non fosse riuscito ad addormentarsi nel proprio, quando il più piccolo si svegliò quella mattina.
Aprì leggermente le palpebre, in un primo momento poco consapevole di dove si trovasse, e di chi fosse il petto nudo che aveva sotto di sé. I ricordi della notte precedente ci misero distintamente poco a tornargli alla mente, e non poté controllare il modo in cui con uno scatto si staccò dal corpo dell'altro, impaurito.
Pensò velocemente a quali possibilità avesse per cercare di creare il minor numero di danni possibili, e sorprese anche se stesso quando si rese conto che, alla fin dei conti, probabilmente la scelta migliore sarebbe stata alzarsi prima che l'altro si svegliasse e sgattaiolare in camera propria.
Si soffermò brevemente a osservare il volto di Manuel, consapevole di non aver mai creduto di poter essere quel tipo di persona che, invece che affrontare una difficoltà, preferiva scappare. Si domandò se fosse il caso di lasciare un ultimo lieve bacio sulle labbra del ragazzo che aveva accanto, la cui pelle ancora lo riscaldava, le cui braccia ancora lo tenevano saldo a sé, ma si rese conto in poco tempo che quella sarebbe potuta rivelarsi una mossa rischiosa.
Fece per alzarsi, allora. La paura di quello che sarebbe potuto succedere se fosse rimasto e il terrore di ciò che Manuel avrebbe potuto dirgli a guidare il suo treno di pensieri, a dirottarli lungo binari che non si era mai trovato a percorrere prima.
Era quello, ciò che il voler bene a qualcuno faceva? Far provare una paura paralizzante di perdere l'altra persona? Far sentire come una morsa al cuore che ti impediva di fare qualsiasi cosa, se non provare dolore a causa dell'ipotetico caso in cui fosse andato tutto male?
Simone rimase fermo qualche altro secondo, e non ci rifletté prima di sfiorare la spalla nuda di Manuel con le labbra – gli sembrò giusto così, gli parve il rischio maggiore che sarebbe valso la pena correre.
Fu solo quando cercò poi di alzarsi, sfilandosi dalla presa salda che l'altro manteneva sul suo corpo, che si maledisse mentalmente per aver aspettato così a lungo prima di trovare quel poco di coraggio che gli serviva per andar via.
"Che succede?" gli aveva domandato Manuel, la voce impastata e una mano a schermarsi gli occhi dalla luce del mattino che gli inondava la faccia di raggi flebili.
Simone rimase in silenzio, la sua espressione a parlare al posto suo, se il modo in cui il più grande si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia e sporgersi verso di lui ne fu una conseguenza.
"Niente, io–" cominciò Simone, sentendosi arreso davanti a quella situazione. Che sarebbe finita male – almeno per lui – si stava rivelando sempre di più l'unica eventualità possibile. Sospirò, tirandosi a sedere sul letto. Manuel non lo seguì, ma si sollevò sui gomiti, un cipiglio interrogativo sul volto.
"Dove stai andando?" domandò, ancor prima che Simone capisse effettivamente come finire la frase che aveva precedentemente iniziato. Fermò i suoi movimenti solo allora, mentre Manuel continuava ancora ad osservarlo, aspettando in silenzio una sua risposta.
"Io– stavo andando via" fece, sincero.
"Via?" L'espressione di Manuel sembrava quasi stupita, e Simone si domandò se non stesse ancora sognando: si era immaginato tutto, ma non che l'altro lo trattasse in quel modo – non che si comportasse così. "E non mi dai nemmeno un bacio?"
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Mantieni il bacio · Simuel
ChickLitIn cui Simone, dopo un incidente, non si ricorda più nulla degli ultimi cinque anni della sua vita e Manuel, sotto consiglio del medico, si ritrova a dover fingere di non essere completamente e perdutamente innamorato di lui. Il fatto che il destino...