XVI

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ma non confondere
l'amore e l'innamoramento
che oramai non è più tempo

Era passata qualche settimana dal loro confronto in cucina – da quando Simone gli aveva detto d'aver scoperto tutto, trovando qualche poesia di troppo in un libro che Manuel non avrebbe mai pensato che gli sarebbe potuto interessare leggere.

Che poi, a dire le cose come stavano, il più grande si era completamente dimenticato di aver nascosto lì quelle poesie – che, ironicamente, erano state per tutti quei mesi ad un passo da loro, ad un passo da Simone, a riposare silenziose sul comodino accanto al letto, accanto alle loro teste.

La consapevolezza che Simone aveva scoperto tutto lo aveva buttato in un limbo da cui aveva cercato maldestramente di uscire: da una parte, c'era la felicità dovuta al fatto che finalmente non avrebbe più dovuto mentirgli – quasi, Manuel giurò non gli avrebbe detto mai più nemmeno una singola bugia; dall'altra, invece, c'era la consapevolezza che quella scoperta, da parte di Simone, avrebbe – e aveva già – inevitabilmente cambiato il rapporto che c'era tra loro due, oltre ad aver portato a galla un sacco di questioni e problemi che il più piccolo avrebbe poi dovuto affrontare.

Negli ultimi giorni, comunque, Simone lo stava ignorando – non come prima, non come quando aveva scoperto delle poesie e aveva assurdamente pensato che ci fosse un'altra persona, un altro ex-ragazzo che non fosse lui nella vita di Manuel. Stava, però, lo stesso cercando di mantenere i suoi contatti con Manuel al minimo. Lo salutava, se veniva salutato, ma finiva per cambiare stanza pochi minuti dopo. Lo guardava, a volte, di sottecchi mentre Manuel magari stava cucinando, ma non era capitato nemmeno una volta che ricambiasse il suo sguardo, quando era il più grande ad avere gli occhi puntati su di lui. Non era nemmeno capitato che gli parlasse – che gli dicesse qualsiasi cosa non fosse un flebile saluto.

Manuel stava cercando di farsi andare bene tutto quello, provando a tranquillizzarsi e ad accettare che, come sempre, era perlomeno meglio di niente. La sua vita, ogni tanto, cominciava a sembrargli un adattarsi a tutte le situazioni, cercando di non farsi schiacciare da esse, un farsele andar bene – ché tanto sapeva che se avesse sperato in qualcosa di più, ne sarebbe rimasto deluso.

Quando quel giorno, però, intravide la porta di camera sua aprirsi, mentre un timido Simone faceva il suo ingresso in quella stanza, a Manuel sembrò mancare l'aria.

“Posso?” sussurrò il più giovane, i suoi occhi a vagare sul petto dell'altro, come avesse paura di guardarlo negli occhi – ancora.

Manuel fermò a metà la mano con cui si stava avvicinando il panino alla bocca, tossendo piano a quell'intrusione. Se gli avessero detto che si sarebbe strozzato alla vista dell'altro ragazzo, avrebbe sicuramente riso. In quel momento, invece, cercò soltanto di smettere di tossire.

Quando si voltò verso il più piccolo, non riuscì a non notare il modo in cui quest'ultimo stava sorridendo alla scena. Stai zitto, non dire niente gli avrebbe voluto dire, se tra di loro le cose fossero state normali – o quantomeno più normali di com'erano in quel periodo. “Che c'è?” si limitò soltanto a borbottare, la gola ancora ostruita da un pezzo di panino che gli era andato malauguratamente di traverso.

“Volevo–” Simone abbassò di poco il volto, puntandolo verso il pavimento. Sembrò cercare le cose giuste da dire, prima di riprendere parola – era sempre così, calmo e trasparente nelle sue emozioni. “Volevo parlarti?” fece, e sperò che Manuel ignorasse quell'antipatico tremolio nella sua voce – ché ci aveva provato più volte, a fare le prove di ciò che avrebbe detto, prima di entrare in quella camera, ma a quanto pare era servito a poco.

“Di cosa?” Scemo, stupido Manuel. Di cosa? Il più grande alzò lo sguardo sul volto dell'altro, con l'intenzione di scusarsi per quella domanda – la presenza di Simone lo stava rendendo più stupido del solito, a quanto pareva.

Mantieni il bacio · SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora