IV

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comprerò questa casa solo per poterla bruciare

lascerò dei bei fiori sul cruscotto solo per vederli appassire

La luce del mattino sembrava bruciargli gli occhi, e Manuel affondò il volto in quella che capì essere la schiena del corpo che aveva tra le braccia. Inspirò quell'odore a lui familiare, sfregando una guancia contro la maglietta dell'altro. Spinse piano il palmo della sua mano destra contro lo stomaco di Simone, avvicinandolo di più a sé, e fu quando il suo bassoventre entrò in contatto col fondoschiena di Simone che si rese conto di doversi necessariamente staccare da lui con velocità.

Le sue mani si allontanarono rapidamente da Simone, il suo respiro mozzato in gola mentre si svegliava di colpo dal sonno e si rendeva conto di quello che stava succedendo. Si alzò, incurante del dolore che provava al collo, il cuore a martellargli in gola.

Fu appena cominciò a camminare verso casa Balestra che la voce assonnata e incerta di Simone che lo chiamava lo fece fermare.

"Dove vai?" Manuel si maledì per il modo in cui il suo cuore sembrava essersi fermato nel sentire dopo tanto tempo la voce roca dell'altro di prima mattina.

"E' mattina, Simò" fece, senza voltarsi, come se fosse una spiegazione esaustiva. "T'aspetto in casa, veditela tu qui."

Simone non gli rispose, e Manuel non si preoccupò di accertarsi che avesse sentito, la sua corsa verso il bagno più importante del resto.

Quando Manuel uscì dal bagno, il suo problemino mattutino risolto in tutta fretta, con la paura che Simone potesse cercarlo o dover usare il bagno e gli chiedesse cosa stesse facendo per metterci tanto tempo, casa Balestra era ancora completamente avvolta dal silenzio. Fuori, sul portico, c'erano ancora diverse sedie del giorno prima e qualche tavolo, mentre la cucina era piena di bottiglie vuote e piatti da lavare o, in alternativa, piatti di carta da buttare.

Manuel si fece spazio nella confusione generale, provando a sistemare lo spazio il necessario per poter cucinare qualcosa da mangiare. Optò per qualcosa di salato per sé stesso e del caffelatte per Simone, prendendo anche i suoi biscotti preferiti, di cui Floriana teneva sempre una confezione di scorta in dispensa.

Il più piccolo entrò in cucina non molto tempo dopo, il telo e i cuscini – rubati dal divano – su cui avevano dormito tra le mani. Manuel lo fissò qualche secondo senza dire niente, prima che l'altro parlasse.

"Dove– il telo dove va messo?" fece Simone, e al più grande quasi venne da ridere per la domanda che gli era stata fatta, se solo ci fosse stato qualcosa di effettivamente divertente per cui farlo. L'ironia di quella situazione, di Simone che chiedeva a lui quale fosse il posto di un oggetto in casa sua, era palpabile. Istericamente tale.

"Nel nuovo armadio che c'è accanto alla libreria in salotto" rispose, sorridendo lievemente nel vedere l'espressione grata per quella risposta che Simone aveva fatto.

"E' pronto, comunque" gli disse dalla cucina, la voce leggermente più alta così che l'altro lo sentisse.

"Avrei voluto prepararti dei pancakes, dato che sono la tua colazione preferita, ma–", Manuel si fermò non appena vide Simone scuotere la testa.

"Che ho detto?" chiese, prima che una nuova consapevolezza si facesse spazio nella sua mente. "Non so più qual è la tua colazione preferita, non è così?"

Il sorriso che Simone gli regalò in quell'istante diceva tutte le parole che l'altro si stava trattenendo dal dire. C'erano alcuni particolari del suo carattere, alcuni dettagli della sua persona che non si erano persi come i suoi ricordi, e Manuel si meravigliava ogni volta che riusciva a intravedere nella persona che aveva di fronte il suo Simone – non quello sedicenne, piccolo e con tanto ancora da affrontare. Il suo Simone, quello che lo amava e che era amato da lui infinitamente, quello con cui aveva affrontato un sacco di problemi – da Sbarra, all'accettazione del suo orientamento sessuale, alla fine del liceo e l'inizio dell'università.

Mantieni il bacio · SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora