VI

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pensavo che c'è sempre qualcosa che ho capito male
un bacio mai dato, lasciato sulle scale
un viaggio mai fatto io e te al mare
un “resto per sempre”, invece a quanto pare

Che la richiesta di uscire con lui, al tramonto, per andare in un qualche posto isolato a guardare il sole sparire oltre il confine visibile della Terra fosse un azzardo – una specie di rischio, che non era sicuro Manuel avrebbe accettato di correre – era una consapevolezza di cui Simone era al corrente. Ne era perfettamente conscio, e dopo il suo discorso con Jacopo aveva valutato a lungo se valesse la pena anche solo proporglielo.

Nonostante il suo istinto non avesse dubbi sul da farsi, nonostante esso fosse il primo – a volte l'unico – a dirgli di provarci comunque, così come tempo prima gli aveva detto incessamente di trovare il tipo di quelle benedette poesie, be'. Simone non era poi così convinto che correre dietro a una persona emotivamente impegnata con qualcun altro fosse la strada giusta da intraprendere. 

Era questo il motivo per cui, nei giorni precedenti a quello, aveva cercato di prendere un po' le distanze dall'altro ragazzo. Alla fin dei conti, era ciò che Manuel gli aveva – seppur indirettamente – chiesto di fare, e Simone era certo di potersi adattare a quella richiesta. Questa certezza la vedeva vacillare, ogni tanto, quasi fosse un castello di carte un po' scosso da una folata di vento inaspettata, eppure era riuscito sempre a non farlo mai cadere del tutto, a ricostruirlo ogni volta quel tanto che bastava per tenerlo in piedi. 

C'era una vocina incauta e irriverente che, di tanto in tanto, gli faceva notare alcuni comportamenti del più grande che lo portavano a illudersi ci potesse essere qualcosa in più – anche solo dell'interesse – da parte dell'altro ragazzo. Questa vocina era, col passare dei giorni, diventata uno dei suoi più grandi nemici. 

La sentiva parlare spesso, ad esempio quando Manuel ogni tanto sembrava incantarsi a guardarlo, le labbra leggermente schiuse e uno sguardo pensieroso negli occhi. La sentiva parlare quando capitava che l'altro lo sfiorasse casualmente e finivano per guardarsi a vicenda, il silenzio nella stanza a sembrare di troppo, quasi i loro sguardi non lasciassero posto nemmeno a quello. La sentiva parlare quando vedeva la riverenza e la disponibilità nei gesti del più grande, il modo gentile con cui gli si poneva – colmo di una dolcezza che solitamente non possedeva.

C'erano dei momenti in cui quella voce, però, si zittiva e non emetteva più una sillaba. Erano i momenti in cui Manuel si ritraeva dalle sue attenzioni – diventava ghiaccio di colpo, anche se nei suoi occhi fino a qualche secondo prima ardeva una fiamma. Sembrava gettare tonnellate di acqua su quel fuocherello e battere in ritirata.

Era successo anche quel giorno, mentre facevano colazione: Manuel gli stava parlando del passato e a un certo punto era sembrato come emozionato dal discorso che stava facendo, ma quando Simone aveva allungato la mano verso la sua, per sfiorargli le dita e dargli conforto, il più grande si era sottratto a quel tocco, scottato. 

Manuel aveva alzato lo sguardo sorpreso, quasi sentisse ancora la pelle bruciare, la ferita aperta e sanguinante. Simone non aveva detto nulla: non c'era niente da dire. Non valeva la pena scusarsi, perché era consapevole che non avesse nulla per cui farlo, né poteva però prendersela con lui, chiedendo spiegazioni riguardo a reazioni di cui non aveva diritto di sapere le motivazioni. 

Si era poi ritrovato ad osservare il più grande unire le mani sul tavolo davanti a sé, accarezzando piano la pelle che gli aveva appena sfiorato. Quel gesto non sembrava significare molto – o forse era il più piccolo a non saperlo interpretare bene – ma erano entrambi consapevoli significasse qualcosa. Qualcosa che Simone non capiva, qualcosa che non riusciva a connettere sensatamente nella sua testa. 

Mantieni il bacio · SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora