VII

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 non ha antidoti questo veleno

ma tu prova a provarmi il contrario

Le scuse dell'altro ragazzo gli stavano arrivando alle orecchie con un suono morbido, la maggior parte delle sillabe di quelle parole a essere mangiate dal vento, l'altra metà dal rumore delle onde. Incessante, costante, presente.

Presente come lo era il suo essere lì, su quella spiaggia, in quegli istanti. Simone per qualche secondo si era sentito galleggiare in un mondo surreale, un mondo in cui non si ricordava chiaramente di aver vissuto, nel quale erano successi avvenimenti di cui aveva scarsa – se non nulla – memoria. In quell'istante gli era sembrato di essere tornato completamente alla realtà e cercò di focalizzarsi a pieno su ciò che di reale aveva attorno.

"Manuel" si ritrovò a dire, fermando il fiume di parole insensate che aveva continuato a sgorgargli dalle labbra fino a quel momento. Riprovò a mormorare il nome dell'altro, più forte di qualche ottava, non appena capì che il più grande non lo stava minimamente ascoltando.

Sembrava quasi Manuel fosse completamente stato risucchiato nel suo vortice, lontano mille miglia da Simone – dalle sue parole di conforto, dai suoi movimenti che cercava di scansare, dai suoi occhi che aveva chirurgicamente evitato da quando il più piccolo si era sottratto dal suo bacio.

"Mi guardi?" domandò Simone, poco consapevole del fatto che Manuel non stesse capendo nemmeno una singola parola che usciva dalle sue labbra, la sua mente persa in un labirinto nero e infinito, di cui non sapeva ancora se ci fosse un'uscita.

Cercò in altri modi di attirare la sua attenzione, invano, e fu solo quando puntò i suoi occhi in quelli dell'altro, che capì non ci sarebbe stata alcuna alternativa, se non l'idea incosciente che gli era balenata in mente. Se fosse o meno la scelta giusta da fare, Simone non se lo chiese, deciso per una volta a seguire l'istinto senza farsi troppe domande.

Fu il suo sesto senso a non fermarlo, mentre afferrava in due pugni le maniche della felpa di Manuel, per assicurarsi che non scappasse ancora, impaurito da quella vicinanza. Gli bastò guardarlo negli occhi, quelli del più grande finalmente ad affondare nei suoi, il terrore e la paura e qualcosa di somigliante a un gran senso di colpa a colorarglieli di ombre e sfumature scure, per capire di aver avuto l'idea giusta.

Quando le sue labbra si posarono su quelle di Manuel, a Simone sembrò il mondo si fosse fermato. Questa volta, diversamente dalla precedente, il suo cervello restò in silenzio, non più preso alla sprovvista da una miriade di emozioni e pensieri diversi e inspiegabili, paure inaspettate e ricordi confusi.

Il loro bacio non durò molto, seppur lo fece abbastanza affinché Simone potesse imprimersi chiaramente in mente il sapore della bocca dell'altro, la morbidezza delle sue labbra, il modo dolce e leggero con cui le loro lingue si muovevano in sincrono – quasi avessero paura di rompersi a vicenda, di spaventarsi, di farsi del male.

Quando Simone si staccò dal volto del più grande, le sue mani corsero ad incorniciargli il viso per tenerselo stretto, impaurito che potesse di nuovo scappare – questa volta più lontano, questa volta definitivamente.

Persero un po' di secondi a guardarsi negli occhi, una leggera luce a splendere in quelli di Manuel, quasi le ombre si fossero diradate, come fossero la foschia in una serata autunnale in montagna.

"Prima–" cercò di cominciare a spiegare Simone, le parole a intrecciarglisi in gola nel loro affannato tentativo di uscire. La realtà era che non sapeva nemmeno lui cosa fosse successo prima: era stato inondato da una valanga di emozioni e sensazioni assurde, una strana consapevolezza che stesse vivendo un deja-vu di qualcosa che non si ricordava di aver mai vissuto in primo luogo.

Mantieni il bacio · SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora