1.

654 47 41
                                    

Per l'ennesima volta, Jisung era in ritardo.
Sua sorella l'avrebbe distrutto se ne fosse venuta a conoscenza; e sicuramente l'avrebbe saputo appena fosse tornato a casa.
Adorava sua nipote, ma aveva una lingua talmente lunga che avrebbe potuto spifferare i segreti dell'Area 51.

Hyejin - che significava "intelligente e brillante", come anche "prezioso e raro" - era la nipotina di quattro anni di Jisung, la quale frequentava un corso di danza propedeutica bisettimanale dalle 17:00 alle 18:00, e per il quale lo zio era sempre in ritardo ogni volta che doveva andarla a prendere.

Quel giorno aveva dei corsi pomeridiani a scuola ai quali non poteva assolutamente mancare, visto che sarebbero serviti per i suoi crediti formativi di fine anno.
D'altra parte, si era completamente scordato della bambina.

Stava correndo da dieci minuti buoni, quando finalmente arrivò all'edificio dove Hyejin lo stava aspettando spazientita davanti alla porta con il suo zainetto rosa sulle spalle.
«Jisung oppa!» strillò arrabbiata nei suoi confronti.
Lo zio si fece piccolo pronto ad essere sgridato dalla nipote: « Sei in ritardo! Di nuovo! Lo sai che non devi!»
Il ragazzo dai capelli biondi si sfregò la nuca con la mano sudata per la corsa e lo stress del momento, scusandosi più volte con la bambina, promettendole che non l'avrebbe più fatto.
«Dici sempre così. poi mi fai aspettare quasi un'ora. La mamma si arrabbierà con te».
Gli occhi di Jisung si spalancarono. No, sua sorella non doveva assolutamente saperlo! Era campionessa nazionale di Taekwondo; con un calcio l'avrebbe potuto spedire nell'iperspazio.

«Hyejin, tesoro, ne possiamo parlare? Posso prenderti un gelato se vuoi... o delle caramelle».
La piccola lo guardò incuriosita da queste ultime parole: « mmh... va bene il gelato. Però non fare più tardi! Minho oppa si preoccupa sempre» disse lei mentre cominciavano ad avviarsi verso la fermata dell'autobus più vicina.
«Minho oppa? Chi è? Un tuo amico di danza?» domandò con poco interesse il maggiore dei due, giusto per non essere sgridato ulteriormente dalla bambina per non aver prestato attenzione.
« Si! E' anche il mio insegnante. E diventerà mio marito quando crescerò» concluse facendo ridere lo zio.

Arrivarono alla fermata ed attesero qualche minuto l'arrivo del mezzo, discutendo di come Hyejin  non avrebbe potuto sposare il suo tanto amato insegnante di danza, nonostante la convinzione della piccola che intanto si era già scordata della promessa dello zio di prendere il gelato.
Chi li avesse visti da fuori, li avrebbe sicuramente scambiati per due fratelli che bisticciavano.

Ad attenderli a casa c'era Han Soo-Yun, la sorella maggiore di Jisung.

Soo-Yun significava "impeccabile", e la giovane donna era l'impeccabilità in persona: campionessa nazionale di Taekwondo, era stata la prima della classe in qualsiasi scuola o corso avesse mai frequentato, avvocatessa di successo, moglie e madre perfetta. Era il sogno di qualsiasi persona.
Jisung l'aveva sempre ammirata, sin da quando era molto piccolo; ma da quando aveva lasciato con lei la casa dei genitori per trasferirsi in città ( ed avere un migliore accesso alle strutture scolastiche ed extrascolastiche), era diventata una dittatrice in tutto e per tutto; specialmente quando si trattava di sua figlia.

Nemmeno il tempo di chiudersi la porta di casa alle spalle che Hyejin aveva già urlato alla madre che lo zio era arrivato in ritardo anche quel giorno.
« Mi avevi promesso che non avresti detto nulla», si lamentò Jisung con la bambina.
«E tu mi avevi promesso che mi avresti preso il gelato, ma non l'hai fatto» si affrettò a rispondere incrociando le braccia al petto e battendo i piedi a terra. Non si era dimenticata.

Dei decisi passi si fecero sempre più vicini a loro, mentre una dolce voce diceva alla piccola che fare la spia era sbagliato. Per Jisung era giunta la sua ora.

Quando i lisci capelli neri, elegantemente legati in una stretta coda alta, fecero la loro comparsa, al biondo venne un mancamento. Si affrettò a serrare gli occhi per la paura del colpo che, però, non gli arrivò.
Con sguardo di gratitudine, misto ad un briciolo di terrore, chiese alla sorella come mai l'avesse risparmiato; non tardando ad aggiungere delle lusinghe a quella che lui chiamava la somma regina.
In risposta ricevette un comprensivo «Mancano tre mesi alla fine della scuola e agli esami, so che sei impegnato con i corsi extra».
Delle lacrime lasciarono gli occhi di Jisung che si aggrappò frignante alle caviglie della corvina, urlando la gratitudine che provava in quel momento.

« Jisung oppa! Zitto! Non sento la tv!» gridò la nipote dal salotto, facendo zittire il biondo.
«Yah! Sono tuo zio, non tuo fratello! Trattami come tale!» rispose indispettito.
«Non te lo meriti. Dovrei smettere anche di chiamarti oppa».
Jisung guardò sbalordito colei che aveva messo al mondo quella bambina che, con un'alzata di spalle, si limitò a liquidarlo dicendo divertita:« Tutta sua madre».

[- - -]

«E dopo mi fa "non te lo meriti! Dovrei smettere anche di chiamarti oppa"» raccontò il biondo, imitando la vocina della nipote, ma continuando a guardarsi intorno con il terrore che potesse spuntare in quel luogo da un momento all'altro.« Ti rendi conto Seungmin? Ha quattro anni, ma il cervello di un astrofisico!»
L'amico dal capello color cioccolato rise alle parole dell'altro ragazzo. « Non credi di starti facendo mettere i piedi in testa da Hyejin? Voglio dire... è tua nipote ed ha quattro anni. Ci vuole poco ad essere più intelligenti di te, ma persino i bambini possono batterti Han?» concluse con un sopracciglio alzato.
Jisung lo guardò un po' indispettito da quelle parole, ma non poteva dargli torto. Si stava facendo sottomettere da un feto. Doveva ribellarsi.

«Sai Minnie» cominciò lo zio « prima non era così. Era dolce e gentile. Mi amava un sacco!» piagnucolò.
«Prima? Prima quando? Jisung ha solo quattro anni. Non è appena stata colpita dagli ormoni adolescenziali»
«Tu non puoi capire! Non sei uno zio » concluse tirando su con il naso e sdraiandosi sul banco, pronto ad iniziare anche quella giornata scolastica.
Seungmin decise di lasciarlo perdere. Sapeva che era una battaglia persa in partenza con Han Jisung.

«Seungmo » bisbigliò Han durante la lezione, svegliandosi all'improvviso «poi mi passi gli appunti che hai preso, vero?».
Il castano alzò gli occhi al cielo, ma con un gesto della testa gli rispose affermativamente.
«Sei il migliore! Domani, dopo scuola, ti offro qualcosa !» sorrise tornando sonnecchiante sul banco.
E sorrise anche Seungmin, nonostante avesse appena realizzato che gli scoiattoli non gli stavano poi così simpatici.

—————————————————————
It's about drive, it's about power.
<3
- @drctCut

I bet you look good on the dance floor |Minsung|  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora