4.

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«Te lo giuro! Non farò tardi oggi » ripeté per l'ennesima volta alla nipote « Ti sto anche accompagnando. Resterò nei paraggi per un'oretta, e alle 19:00 in punto sarò davanti alla scuola, promesso » concluse porgendole il mignolo, attendendo che la piccola sigillasse il gesto.
«Mmh... va bene » rispose facendo intrecciare il piccolo dito intorno a quello del più grande «Ma se arrivi anche un solo minuto in ritardo, mi faccio riportare a casa da Minho oppa».
«Vuoi più bene al tuo insegnante che a me? »chiese mettendo il broncio lo zio, nell'invano tentativo di far addolcire la bambina nei suoi confronti.
«Si. È millemila volte meglio di te. » annuì frenetica Hyejin «sa ballare, è gentile, sempre in orario, non si scorda mai di me, sa cucinare... ».
«Anche io so cucinare » la interruppe il biondo, spostandosi leggermente sul sedile del bus dove si trovavano, indispettito dalle parole della bambina.
«Te la cavi, ma lui è decisamente meglio ».
Jisung sbuffò arrendendosi. Non aveva mai vinto un battibecco con la nipote, e quella non sarebbe stata di certo la prima volta.

Arrivarono finalmente alla fermata vicino alla scuola di danza, e lo zio accompagnò la piccola davanti alla porta: «Vado a fare spesa qui vicino e tornerò in tempo. Anzi! Prima che tu esca! ».
«Non ti credo, ma farò finta di sì » rise Hyejin prima di salutare il più grande ed entrare nell'edificio color crema.
Un messaggio da parte di Seungmin lo distrasse un minuto dall'obiettivo di mettersi in cammino per il supermercato:

Seungmo😐
Ricordati di studiare inglese per domani.
Ti interroga.
[ 17:55 ]

Quokka boi
Che stai dicendo...
[ 17:56 ]

Seungmo😐
Coglione. Studia.
E ricordati di Hyejin oggi.
A domani.
[ 17:58 ]

Quokka boi
Ilysm
[ 17:58 ]

Non avrebbe studiato... già lo sapeva; ma una lettura alle pagine gliel'avrebbe data sicuramente.
Un rumore di passi gli fece alzare lo sguardo, notando un ragazzo vestito con una tuta nera, un berretto, ed una mascherina del medesimo colore. In mano teneva un borsone blu notte con il logo della scuola di danza che frequentava Hyejin. "Doveva essere uno studente" pensò Jisung "sembra essere in ritardo".
E così era, perché il corridore non sembrò rendersi conto della presenza di Jisung esattamente davanti all'ingresso della struttura, finendogli addosso e facendo precipitare entrambi a terra.
« Mi dispiace così tanto! Oddio! Scusa! » cominciò a blaterare impacciato, aiutando il biondo ad alzarsi « sono così tanto in ritardo che non ti ho nemmeno notato. Scusa. ».

Lo sconosciuto si abbassò per raccogliere il berretto che era volato mentre cadeva, rivelando una folta chioma castana.
«Non preoccuparti! » ridacchiò imbarazzato l'altro abbassandosi anche lui per raccogliere il borsone del moro, e facendo scontrare le loro teste già doloranti, nel momento in cui si rialzarono entrambi.
Con una mano sui capelli biondi, ed una leggera espressione di dolore, Jisung passò l'oggetto al legittimo proprietario, il quale lo guardò finalmente in volto.
«oh...» disse soltanto, osservando i lineamenti del ragazzo che si trovava di fronte a lui, nascondendo un piccolo sorriso sotto la mascherina nera «... grazie ».
E rimase ancora qualche attimo ad osservare lo sfortunato a cui era andato contro, non accorgendosi dello scorrere de tempo.
« uhm io devo andare » ruppe il silenzio Jisung, sfregiandosi il braccio « ti prego... fa attenzione » sorrise dolcemente sistemando il cappello sulla testa del castano (che si era infilato male nella furia del momento), prima di camminare via in direzione del supermercato; continuando a pensare a quei luminosi occhi che lo stavano scrutando fino a poco fa.

Aveva già perso fin troppo tempo. Se fosse arrivato tardi, Hyejin l'avrebbe distrutto e sostituito per quel Minho di cui tanto parlava.
Jisung non era mai stato geloso di niente, ma se si trattava di sua nipote tutto cambiava: avere l'amore di quella bambina era, attualmente, il suo unico scopo di vita.
Nonostante la piccola sembrava sopportarlo sempre meno per il suo carattere quasi infantile, e per tutte le volte che si era scordato di andarla a prendere, lo zio non si sarebbe arreso molto facilmente.

Dopo pochi altri metri di camminata, immerso nei suoi pensieri su quanto fosse pazzo per la bambina, raggiunse il supermercato.
Probabilmente nemmeno avrebbe dovuto preoccuparsi di fare in fretta per tornare alla scuola di danza, perché sua sorella gli aveva lasciato i soldi per prendere giusto il minimo indispensabile che mancava nel frigorifero; ma Jisung si mise comunque a sfrecciare per i corridoi con il carrello, per paura che la nipote lo avrebbe abbandonato per il suo insegnante.
"Cos'avrà quel Minho che io non ho" si chiese mentre pagava ciò che aveva acquistato, con l'aggiunta di un gelato  scelto per conquistare l'amore di Hyejin, e farle scordare il ballerino.

Mancavano ancora una quindicina di minuti alla fine della lezione di danza, quando Jisung uscì dal supermercato; così decise di godersi la fresca serata camminando tranquillamente con la busta della spesa in mano - ma non troppo tranquillamente da arrivare tardi.
Quando arrivò, infatti, era ancora presto. Era riuscito a mantenere la promessa a sua nipote: era arrivato in anticipo.
E quando vide due nere codine di cavallo raggiungerlo a corsa, con uno zainetto fin troppo rosa ed un sorriso smagliante sul volto, non poté far altro che sciogliersi.
«Zio Jisung! » esclamò soddisfatta la minore cominciando a saltellare intorno al biondo « ce l'hai fatta! Sei arrivato in tempo! Sono fiera di te! Ti voglio bene!».

"Ti voglio bene".
Quelle tre semplici parole - dette innocentemente e forse con un po' di ingenuità - risuonarono nelle orecchie e nel petto dello zio, facendolo bloccare un attimo.
Il secondo dopo si mise in ginocchio stringendo la piccola a sé, mentre una solitaria lacrima di gioia gli rigava la guancia destra «Anche io ti voglio bene, Hyejin. Lo zio ti vuole un sacco bene ».
«Va bene, ma staccati adesso. » tentò di spintonarlo via « non voglio che Minho oppa ti veda abbracciato a me».
Il più grande acconsentì alle sue richieste, e si rimise in piedi sistemandosi i vestiti. « Comunque ti ho preso questo, tesoro» disse lo zio, tirando fuori dalla busta che avevo precedentemente poggiato a terra, il gelato che aveva acquistato al supermercato «Ma lo potrai avere solo dopo cena. Altrimenti tua mamma mi uccide per averti rovinato l'appetito».
Quelle parole bastarono per far ricomporre il sorriso su quel dolce volto che, inconsapevolmente, andò a prenderlo per mano gridando un «Zio sei il migliore! », cominciando poi a trascinarlo vicino alla solita fermata dell'autobus.

Da lontano, poggiato vicino all'entrata della scuola di danza e a godersi la zuccherosa scena, si trovava un giovane vestito con una tuta nera, un berretto,ed una mascherina del medesimo colore.
Un luccichio negli occhi, un battito leggermente accelerato, ed una strana sensazione allo stomaco gli stavano suggerendo che qualcosa stava cambiando in lui.

Quando vide la sua alunna prediletta allontanarsi con quello che aveva capito essere lo zio, riprese in mano il borsone blu notte che era poggiato ai suoi piedi, e cominciò a camminare via in direzione del suo appartamento.

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Ho appena scoperto di poter usare «» al posto di <<>>... mi sento un idiota.
Btw: spero la storia vi stia piacendo.
Bacetto <3
- @drctCut

I bet you look good on the dance floor |Minsung|  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora