I bet you look good on the dance floor |Minsung|

14.

Jisung era in ritardo; estremamente in ritardo.
Hyejin lo avrebbe distrutto e scaricato per quello stallone dalla criniera fluente che era Minho, e così non avrebbe mai più visto sua nipote.
Era melodrammatico, si, ma sapeva che la piccola ne sarebbe stata capace... e l'insegnante avrebbe seguito qualsiasi suo ordine pur di veder il biondo sottomettersi alla bambina.
Sarebbe stata una scena esilarante per lo zio, se solo lui non ne fosse la sfortunata vittima.

In quel momento stava correndo come un disperato dalla fermata del bus fino alle porte dell'edificio dove si trovava la scuola di danza.
Anche quel giorno aveva avuto dei corsi extra per i crediti scolastici finali, ed inoltre l'autobus era pure arrivato in ritardo.
Come se non bastasse, a pranzo gli si era rovesciato il vassoio del cibo a terra perché un ragazzo di prima gli era venuto addosso correndo, e si era beccato un'insufficienza a storia per non aver letto nemmeno una pagina di quelle da studiare per il compito di qualche settimana fa (e lo ammetteva, quello era per colpa sua).
Sembrava che l'universo ce l'avesse con lui quel giorno.
Ci mancava solo che sua nipote lo abbandonasse per il suo amico castano.

Con il respiro affannato ed il sudore che colava leggero dalla sua fronte, il ragazzo arrivò finalmente davanti all'ingresso della scuola di danza.
Si aspettava di trovarvici una spazientita bambina dai lunghi capelli corvini legati in due code di cavallo -rigorosamente accompagnata da uno zainetto rosa ed un tamburellante piede che indicava la sua rabbia- ma invece non vide nessuno.
L'ansia lo assalì. Che se ne fosse già andata con Minho?

Jisung controllò l'orologio per sicurezza: non era così in ritardo come credeva di essere, si era solo fatto prendere dal panico e dalla melodrammaticità che lo caratterizzava in situazioni del genere.
Nonostante questo, però, la piccola sarebbe già dovuta essere fuori... era strano.

Titubante, il biondo si avvicinò ancora un po' alle porte della scuola, decidendo poi di entrare per chiedere informazioni alla ragazza dal dolce sguardo che si trovava alla reception: «Uhm... salve » disse attirando l'attenzione della giovane dai capelli rosa che era seduta dietro una scrivania, intenta a a scrivere qualcosa su un agenda; avrà avuto pochi anni più di lui
«... sto cenando Hyejin, Jang Hyejin. Sono suo zio ».

La giovane donna scrutò il ragazzo con attenzione, mantenendo però il sorriso che gli aveva rivolto appena si era avvicinato alla sua scrivania.
«Sei per caso amico di Minho? » domandò poi lei, lascando l'altro sorpreso dall'improvviso quesito.
Annuì «come- come fai a saperlo?».
«Ti ho visto qualche giorno fa in caffetteria » sorrise genuina, cominciando a spiegare «Stava parlando con me, e quando sei entrato tu è scappato immediatamente liquidandomi come se non fossimo amici da una vita e fossi una normale cliente, dicendo che "doveva tornare a lavoro" » rise lei, mimando il segno delle virgolette con le dita.
Jisung rise con la ragazza.

«Comunque mi chiamo Sana. Frequento anche io la stessa accademia di Minho, sono sua amica da troppo tempo e lavoro part-time qui come segretaria » si presentò con un sorriso, alzandosi in piedi dalla sedia.
Jisung annuì in segno di comprensione, ridacchiando «Piacere. Io sono Han Jisung, amico di Minho, e zio di Jang Hyejin che frequenta il corso di Minho » si presentò lui a sua volta.

«Bene Han Jisung, se vuoi puoi andare a vedere la lezione nell'ultima sala a sinistra » gli indicò la rosa con un dito «Minho oggi aveva fatto tardi e quindi hanno proseguito per qualche minuto in più rispetto all'orario previsto ».
Il biondo annuì ancora, inchinandosi poi leggermente per ringraziare la ragazza, che lo salutò con una mano.

Da ogni sala che era all'interno dell'edificio fuoriusciva un genere di musica diverso: da alcune potevi udire una sinfonia classica, da altre qualcosa di più moderno, in altre ancora un ritmo incalzante hip-hop.
Quella che, invece, attirò l'attenzione del giovane era proprio l'ultima stanza; quella dove era previsto vi fosse Minho con chissà quanti altri bambini.