15.

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Fuoco. Minho mentre tornava a casa dopo la lezione di quel giorno, si sentiva come ardere da un fuoco.
Bruciava.
Ardeva.
Infiammava.
Incendiava.
Ustionava.
Consumava.
Distruggeva.

Era troppo per un solo e normale ragazzo come lo era lui.
Tutto ciò che provava era estremo e così tanto.
Era sopraffatto da ciò che il suo cuore ed il suo cervello gli cercavano di comunicare: "Jisung, Jisung, Jisung, Jisung"; sembrava che entrambi i suoi organi fossero d'accordo sull'argomento, ma che volessero sottomettersi a vicenda.

Ancora l'odore di miele e limone che emanava Jisung, era all'interno delle sue narici e non aveva intenzione di lasciarlo andare.
Era inebriante.
Ubriacante.
Stordente.
Esaltante.

Minho non ne poteva più.
Le ginocchia erano deboli ed la mente era leggera, ma il petto era estremamente pesante e lo stomaco in subbuglio.
Sentiva come se gli fosse salita la febbre ad una temperatura assurdamente alta, ma era solo il calore che il corpo del più piccolo gli aveva trasmesso con un dolce abbraccio ed un innocente complimento.

Jisung, Jisung, Jisung.

Se Hyunjin e Changbin, ma anche Chris e Sana, lo avessero visto in quel momento -rosso in viso e con un sorriso idiota incollato alle labbra- lo avrebbero deriso fino alla fine dei suoi giorni.

Il fiato stava cominciando a mancare, e la testa era annebbiata solo dai pensieri del biondo amico.
Aveva un immediato bisogno di sdraiarsi sotto le coperte del proprio letto e rimanerci nascosto a rotolarvicisi, mentre delle risatine acute avrebbero riempito la stanza; proprio come una ragazzina.

Finalmente giunto al suo condominio, di corsa salì le scale del palazzo, ed in fretta e furia arrancò nell' inserire le chiavi nella serratura.
Una volta dentro, e dopo essersi chiuso la porta alle spalle, le sue ginocchia cedettero del tutto; facendo ritrovare il moro seduto a terra.

La testa gli girava, le guance erano rosse, e le braccia gli tremavano.
"Perché, perché, perché, perché..."
Tutto quello che stava provando era così tanto. Così troppo. Così assurdo.
Assurdamente destabilizzante.
E assurdamente me aveva sempre più bisogno.
Bisogno di tocchi, bisogno di sguardi, bisogno di lui.

Sentì dei dolci e leggeri passi farsi più vicini a lui; e da dietro l'angolo del corridoio scorse i suoi tre gatti pronti ad accoglierlo al meglio delle loro possibilità.
Zappettando felici si fecero più vicini al ragazzo seduto a terra, avvolgendo le loro code attorno a lui in segno di affetto.
«Ciao ragazzi...» sussurrò Minho.

A tentoni, e con ancora le gambe traballanti, si riemise in piedi; facendo così allontanare i tre animali che fecero ritorno nella stanza da letto del castano.
Nella via per giungere alla sua camera, lasciò cadere a terra la sua leggera giacca nera ed il borsone che utilizzava quando doveva andare in palestra; così da essere finalmente più leggero e capace di camminare meglio.

Si tolse velocemente le scarpe, e con un tonfo si lanciò sul suo letto; faticando a mettersi sotto le candide coperte che lo rendevano così comodo.

Non aveva fame -nonostante non mangiasse dall'ora di pranzo, dove si era cibato solo di una misera insalata-, ma il suo stomaco non gli permetteva di assimilare nient'altro in quel momento: una forte morsa gli stringeva le interiora, ed era ricolmo di farfalle che sbattevano da una parte all'altra della sua pancia.

Infilando la testa sotto le bianche coperte, lascio andare un sonoro sbuffo: «Han - Ji - Sung» disse calcando sillaba per sillaba in un leggero mormorio, come per pura di maledire il nome del biondo.

Suonava così bello, così giusto; ma detto da lui sembrava solo patetico, sporco, inadatto, troppo.
In che misera situazione si stava cacciando.
"Amore a prima vista... patetico".

Minho si avvolse ancora di più nel calore delle sue coperte, ancora vestito con gli abiti della giornata, cercando in tutti i modi di cancellare il tocco che Jisung gli aveva donato, e lo straordinario odore che lo caratterizzava.

Portò la mano alla propria guancia simulando un immaginario tocco, ed immaginando che il più piccolo fosse sdraiato di fronte a lui e lo stesse carezzando delicatamente.

Han Jisung, Han Jisung, Han Jisung.
«Ti odio così tanto Han Jisung...» bisbigliò, poco prima di chiudere stancamente gli occhi, e cascare in un inaspettato sonno profondo.

[ - - - ]

«Zio Jisung... » si sentì chiamare il biondo, dalla bambina che era seduta di fianco a lui sul divano.

Dopo essere tornato a casa mano nella mano con Hyejin, i due avevano cenato con gli altri componenti della famiglia, e dopodiché si erano messi sul divano tutti insieme a guardare un qualche strano programma di cucina alla televisione; uno di quella che la sorella del ragazzo guardava.

« Dimmi tesoro» rispose alla bambina, rubandole un chicco d'uva dalla ciotola che lei teneva stretta tra le sue manine, guadagnandosi uno sguardo arrabbiato per il gesto.
«Ti sposerai con Minho oppa? » chiese poi di punto in bianco, facendo strozzare lo zio con lo stesso chicco che aveva appena fregato alla nipote.

Una risatina venne fuori dalla bocca della sorella del biondo, che balbettante si affrettò a rispondere «C-Cosa stai dicendo, Hyejin?! No no! Non sposerò Minho... che domande fai».
Rosso in viso si portò i sudati palmi delle sue mani sopra i pantaloni che fasciavano le sue piccole cosce, sfregandoli avanti e indietro per l'imbarazzo.

La nipote lo gradò con sospetto. Sapeva che qualcosa non andava. Qualcosa le puzzava; e Seungmin le aveva insegnato bene a riconoscere quando Jisung aveva quegli strani momenti.
«Prima vi stavate abbracciando come se foste fidanzati » parlò poi, esponendo anche ai genitori di lei, le azioni dello zio di qualche ora prima «Per me va bene, anche se dovevo sposarlo io... se lo fai tu va bene comunque!»

Il biondo non sapeva cosa rispondere: si ritrovò con gli occhi puntati sul tappeto situato difronte al divano, le mani ancora sudate poste sulle proprie gambe che cominciarono a tremare agitate.
Sotto le ciglia della calde lacrime cominciarono a formarsi, mentre nella sua testa l'immagine del forte ed esile corpo di Minho stretto tra le sue braccia, si formava in modo troppo chiaro e distruggente.

"No. Io non sono così."
Il suo cuore aveva preso a battere troppo velocemente rispetto alla norma, ed il respiro era smorzato da qualche groppo che gli si era formato in gola e nello stomaco.
Sentiva come se stesse per svenire.
Voleva urlare.

«Jisungie... » la sorella lo distrasse dalla figura del ballerino che danzava nei suoi ricordi. Troppo vividi. Troppo emozionanti. Troppo.
«Hannie»
Minho lo chiama Hannie...
Un tremolio.

Il biondo alzò lo sguardo verso la maggiore dei fratelli Han, inginocchiata davanti al minore con le mani poste sulle sue ginocchia tremanti.
Non aveva nemmeno notato il calore dei suoi palmi, tanto era preso a porre fine ai suoi pensieri sull'amico.
Amico.

Le lacrime che ancora non si erano decise a scendere, finalmente percorsero le guance del ragazzo, nell' esatto momento in cui i suoi occhi andarono ad incontrarsi con quelli di Sooyun: «Noona... i-io non sono così. Io non voglio...».

La mano della più grande si spostò dal piccolo ginocchio del fratello, nel tentativo di andare ad asciugare quelle lacrime che non smettevano di sgorgare dalle pozze color cioccolato di Jisung.
Il ragazzo sussultò un attimo, e la più grande notò come si fosse spaventato del contatto.

«Va tutto bene Jisung. Sono io. É tutto okay. » sussurrò avvicinandosi al corpo tremolante del biondo, stringendolo in un forte abbraccio nel quale Jisung si lasciò andare ad un liberatorio pianto.
«Ho p-paura... » balbettò straziato «io- io... »

Carezzandogli la schiena coperta dalla maglia che ancora odorava del dolce profumo di Minho, Sooyun continuò a sussurrargli parole di conforto, dicendogli che andava bene e non doveva preoccuparsi.

Intanto la nipote aveva lasciato il soggiorno con il padre per dare privacy ai due fratelli.
Era confusa su quello che fosse successo allo zio, ma consapevole che qualcosa stesse succedendo dentro di lui.

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Quindi...
- @drctCut

I bet you look good on the dance floor |Minsung|  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora