Capitolo 39-II parte

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Yuki si voltò verso quella voce così profonda. All'angolo del ristorante, fermo immobile intento a fissarlo, c'era un ragazzo con indosso un capellino da baseball. Sopra di esso, il cappuccio di una felpa cercava di ripararlo come meglio potesse dal vento che si era levato quel pomeriggio. Da quella distanza non riusciva a vederne chiaramente i tratti. Era per caso un mal intenzionato? Appoggiato sopra di una spalla, stava portando uno zaino abbastanza malandato con attaccate un sacco di toppe in tessuto raffiguranti gli stemmi di varie band musicali. Perché gli stava rivolgendo la parola? Quella situazione sembrava abbastanza spaventosa tanto che Yuki, ebbe un attimo di esitazione prima di rispondergli.

- mi hai sentito o sei per caso sordo? -

Non sembrava per nulla amichevole con quell'atteggiamento anzi, tutt'altro...

Yuki: avevo un appuntamento...Il signor Kobayashi mi ha detto di passare oggi pomeriggio per quest'ora ma, è tutto chiuso.

Perché gli stava dicendo il motivo per cui si trovava lì dinanzi al ristorante? Non sapeva nemmeno chi fosse quel tipo!

- conosci il direttore? -

Yuki: si, ci siamo visti ieri durante il colloquio. Mi ha detto di passare oggi per ritirare la divisa...

- la divisa, quindi sei il nuovo ragazzo? -

Sapeva chi fosse?

Yuki: si, sono io...

- scusa, non ti aspettavo! Il direttore mi ha parlato di te ieri, non sai quanto fosse entusiasta ma forse, in quella sua euforia ha omesso di avvertirmi che saresti passato oggi per la divisa. Vieni pure da questa parte, entriamo dal retro. -

Il ragazzo gli indicò con il dito un vicolo a fianco del ristorante.
Dovevano passare per di lì? Anche se ancora leggermente titubante, Yuki lo seguì ugualmente. Se non conoscesse il direttore e la questione della sua assunzione, per nulla al mondo si sarebbe fidato di andare da solo, in quel luogo così buio e isolato con uno sconosciuto.

- da questa parte -

Attraversarono quella stretta strada fra bidoni dell'immondizia e pozzanghere come se non ci fosse un domani. Sicuramente, in un punto non ben preciso ci doveva essere una qualche infiltrazione d'acqua altrimenti, non si spiegherebbero quelle cavità nell'asfalto. Non pioveva da settimane! Ad un certo punto il ragazzo si fermò per tirare fuori dalla tasca del giubbotto un mazzo di chiavi con le quali aprì una piccola porticina di metallo. Yuki entrò assieme a lui e con sommo stupore, si rese conto di trovarsi direttamente nella cucina del ristorante.

- come vedi, questa è la cucina... -

Si guardò un attimo attorno spaesato. Quindi, era quello il luogo dove avrebbe passato i futuri pomeriggi! per poi proseguire ed entrare in una stanza che a quanto pare, era stata adibita come spogliatoio per lo staff. Solo quando il ragazzo si tolse il cappuccio della felpa e il cappellino da baseball, riuscì finalmente a vedere nitidamente il suo volto.

- è un vero piacere! io sono Kenji Yuuto, sarò il tuo responsabile. Scusami ancora per prima! ma il direttore, si è proprio dimenticato di avvisarmi del tuo arrivo inoltre, non si sa mai chi può girare di questi tempi per le strade -

Da che pulpito! Poteva dire la stessa cosa sul suo conto!

Yuki: non c'è nessuno problema! piacere mio, sono Takashi...Takashi Yuki

Yuuto: è un vero piacere Takashi! spero che andremo d'accordo.

Yuki: anche io...

Ora che poteva vederlo attentamente, Yuki osservò Yuuto san con più accortezza. Guardandogli il viso, avrà avuto al massimo poco più di venti anni. I suoi capelli, che fino a un istante prima erano raccolti all'interno di quel cappellino da baseball che aveva accuratamente posto all'interno di un armadietto assieme al giubbotto, una volta sciolti erano abbastanza lunghi, raggiungevano quasi le spalle. Sicuramente, quanto lavorava li raccoglieva in un codino o qualcosa di simile. Ma ciò che colpì di più Yuki, fu quella cicatrice che attraversava verticalmente il sopracciglio destro spaccandolo a metà, che gli dava un'aria abbastanza inquietante ma, solo all'apparenza, se gli si parlava assieme sembrava essere una brava persona, alla mano.
Chiuse l'armadietto di fronte a sé e ne aprì quello accanto per tirare fuori una divisa incellofanata.

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