Introduzione

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In principio fu un manoscritto del Seicento. Questo è quanto Manzoni vuole farci credere nell'introduzione de I promessi sposi facendo leva su di un espediente letterario, che, fra l'altro, è lo stesso del Don Chisciotte di Cervantes, utile a conferire maggior realismo al suo romanzo. L'autore nell'incipit finge infatti di aver ritrovato un antico scritto anonimo in cui "si vedrà in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di malvaggità grandiosa, con intermezi d'Imprese virtuose e buontà angeliche, opposte alle operationi diaboliche". Fin dalle prime righe la vicenda che sta per essere narrata prende forma sotto i nostri occhi come un racconto che darà spazio ad alcuni eventi realmente accaduti sotto il dominio spagnolo e che, proprio per via della veridicità del racconto, si è scelto di tener segrete le reali identità dei protagonisti, alcuni dei quali di umili origini. Così facendo Manzoni qualifica immediatamente I Promessi Sposi come un romanzo storico, un genere non diffuso in Italia dove i romanzi erano ancora scarsi e, soprattutto, considerati espressioni letterarie poco nobili. Dopo aver trascritto alcuni passi, però, l'autore avverte la necessità di intervenire in prima persona e si domanda: "Ma, quando io avrò durata l'eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l'avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla?". Il quesito introduce quella che è poi stata definita dai critici come la questione della lingua. Il motivo di tale incertezza, è infatti legato allo stile in cui la storia è narrata definito "dozzinale" e addirittura "rozzo insieme e affettato". È proprio per via di questa lingua ostica, scrive Manzoni , che non ci si è limitati ad una mera trascrizione ma si è scelto di riscrivere la storia modificandone essenzialmente la lingua. Questa considerazione, che ad un primo sguardo può sembrare poco importante, è invece fondamentale dato che è strettamente collegata all'intenzione manzoniana di scrivere un romanzo in grado di essere letto e compreso da un pubblico vasto. Sarà proprio questa esigenza che spingerà Manzoni a riscrivere più volte i suoi Promessi Sposi con l'intento di conferire una dignità letteraria alla lingua d'uso (alias il fiorentino parlato dalla borghesia).

I Promessi SposiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora