Capitolo 29

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Don Abbondio cerca un rifugio perché teme l'arrivo dei lanzichenecchi ma, colto dal panico, non riesce a decidere dove fuggire perché vede in ogni angolo una minaccia. A nulla valgono i tentativi di Perpetua che, intenta a nascondere i beni della casa nella speranza di salvarli, tenta di rassicurarlo a parole. Il curato però è implacabile e, dalla finestra, inizia a chiedere aiuto agli altri abitanti del villaggio, che, con i loro averi in spalla, stanno abbandonando il borgo e non lo degnano della loro attenzione. Fortunatamente sopraggiunge Agnese, anche lei pronta a partire, che propone di mettersi in cammino per cercare protezione presso l'Innominato. Durante il viaggio solo la domestica ha un approccio entusiasta, mente Don Abbondio e Agnese non riescono a tranquillizzarsi: il primo è impaurito dall'idea di cercare rifugio presso un ex criminale, la seconda è in pena per il destino della figlia che non sa quando e se riuscirà a rivedere. Giunto a casa del sarto il terzetto viene da lui invitato a rimanere a pranzo. A tavola la conversazione ha per protagonista l'Innominato e le numerose opere di bene da lui compiute dopo la sua conversione. L'uomo ha infatti reso il suo castello un rifugio per i bisognosi anche grazie all'aiuto dei servi che hanno deciso di rimanere a lui fedeli.

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