Capitolo 27

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Don Gonzalo Fernandez di Cordoba, governatore di Milano, era stato colto dalla rivolta della sua città mentre era già impegnato nella guerra di successione del Ducato di Mantova e del Monferrato. Tornato a Milano e venuto a conoscenza della vicenda di Renzo, temendo che Venezia volesse schierarsi contro la Spagna, aveva ricordato al governo della Repubblica la propria autorità affidandogli il compito di cercare il fuggiasco. Così facendo aveva trasformato la vicenda di Renzo in poco più di un pretesto e si era dimenticato ben presto della vicenda del giovane che, ignaro di tutto, era invece rimasto ben nascosto preoccupandosi solo di trovare un modo per comunicare con Lucia e sua madre. Dopo aver raccontato questo antefatto Manzoni rientra in medias res e riprende il racconto dal giorno in cui il ragazzo riceve da Agnese una lettera con cinquanta scudi d'oro contenente la notizia del voto fatto da Lucia ma decide comunque di non arrendersi. La ragazza, ospite di donna Prassede, sta intanto cercando di dimenticarlo con scarso successo dato che la signora non smette di nominarlo. A tenere impegnata la gentildonna, però, fortunatamente c'è anche la sua famiglia: cinque figlie alle quali vuole dettar legge e un marito, don Ferrante, a cui non piace né comandare né ubbidire preferendo trascorrere il tempo nel suo studio. La vita dei due promessi scorre così per diversi mesi fino a che, nell'autunno del 1629, Agnese e Lucia decidono di fissare un incontro. Il loro piano, però, è destinato a fallire per colpa di un "avvenimento pubblico" che l'autore si accinge a raccontare nel capitolo successivo perché per far comprendere al meglio i "fatti privati" in questo caso occorre prima spiegare quelli pubblici.

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