Capitolo 15

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Dopo essersi reso conto della situazione, l'oste decide di trascinare Renzo nella sua stanza e, pur non riuscendo a farsi dire il suo nome, lo mette a letto prendendo da sé il pagamento per i suoi servigi. L'uomo chiude quindi la stanza a chiave e si reca al palazzo di giustizia imprecando e chiamando il suo ospite montanaro e testardo. Giunto a destinazione però rimane piuttosto stupito nell'apprendere che la polizia è ben più informata di lui e non solo non viene ringraziato, ma riceve sia qualche rimprovero per quanto è accaduto nel suo locale che la raccomandazione di non lasciarsi sfuggire il forestiero. Si arriva così alla mattina di domenica 12 novembre 1628, quando Renzo, dopo aver dormito profondamente a causa del vino, viene svegliato da un notaio criminale (alias il corrispettivo di un commissario di polizia) e da due poliziotti che hanno il compito di accompagnarlo in carcere. Una volta giunto in strada però il giovane tenta di farsi notare dalla folla che si sta man mano radunando prima solo con cenni e colpi di tosse e, alla fine gridando "pane e giustizia!" e aggiungendo che lo vogliono arrestare. La folla allora inizia a stringersi intorno al quartetto mettendo in fuga sbirri e notaio.

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